Reggina, il bluff di luglio?
Editoriale di Luigi Palamara
In Italia, dove la politica si confonde col tifo e il calcio con la religione, non sorprende che un’estate bollente — non solo per il mercurio — si giochi come una partita a poker. Ma non al tavolo verde di un casinò. No. Sulle sabbie roventi dello Stretto, dove le parole pesano come pietre e le PEC valgono più dei gol.
È arrivata, puntualissima come la Cavalleria in un film western, la PEC di Stefano Bandecchi alla Reggina 1914. Non un telegramma d’amore, sia chiaro. È un messaggio in codice, lucido e strategico: la Unicusano è interessata. Ma non si inginocchia. Domanda, con la freddezza di chi ha già visto molte battaglie, se c’è voglia di vendere. Se si vuole parlare. E soprattutto: se si vuole giocare.
Ora, chi conosce Bandecchi — e chi conosce la Calabria, terra che digrigna i denti e non china mai la testa — sa che questo non è un passo banale. Non è una stretta di mano tra galantuomini d’altri tempi, ma una mossa da giocatore consumato. E a questo punto, resta da capire: chi ha le carte? E chi finge di averle?
La Reggina, ferita ma mai doma, è su un crinale sottile tra orgoglio e sopravvivenza. Cedere? Resistere? Aprire le danze o chiudersi nel silenzio? Non si tratta solo di società sportive, ma di identità collettive, di popolo e passione. Un club, in certi posti, è la patria. E venderla non è un atto contabile. È una resa, oppure — se fatta con dignità — una rivoluzione.
La temperatura intanto sale, e non solo quella climatica. A Reggio, si scommette sui nomi, si ipotizzano scenari, si fabbricano eroi e traditori con la stessa rapidità con cui si cambia canale. Ma questa partita — ed è bene dirlo chiaro — non sarà vinta da chi urla di più o da chi recita meglio il ruolo del salvatore. La vincerà chi ha una visione. E, soprattutto, chi ha il coraggio di metterla sul tavolo.
Per ora, resta quella PEC. Fredda, sintetica, chirurgica. Eppure esplosiva come una miccia accesa tra le mani. La Reggina ora deve rispondere. E attenzione: non con parole, ma con un gesto.
Chi bluffa e chi no?
Chi rilancia e chi si ritira?
Signori, la partita è appena cominciata. E, come sempre in Italia, si gioca sul filo della tragedia e del miracolo.
Luigi Palamara
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