REGGIO CALABRIA 1 CITTADINO SU DUE OGGI VOTEREBBE GIUSEPPE FALCOMATÀ.
FALCOMATÀ PASSA DAL 37% DEL 2020 AL 47% DEL 2025.
Giustizia e popolo: il sindaco che ha vinto due volte
di Luigi Palamara
La forma di legittimazione che nessuna sentenza può concedere né revocare è quella popolare.
Giuseppe Falcomatà, sindaco di Reggio Calabria, è oggi — secondo il sondaggio del Sole 24 Ore — tra i più apprezzati d’Italia. Con un 47% di gradimento netto, risale dieci punti rispetto al primo turno delle comunali del 2020, e si colloca accanto a nomi pesanti come Roberto Gualtieri a Roma e Damiano Tommasi a Verona.
A renderlo ancor più significativo è il contesto: Falcomatà non esce da una stagione di trionfi, ma da una lunga e dolorosa sospensione amministrativa. Una vicenda giudiziaria che ha avuto il merito di chiarire dopo quello che l’opinione pubblica aveva intuito prima: l’estraneità ai fatti e l’assoluta ingiustizia di una misura che ha privato la città del suo sindaco legittimo.
La verità cammina a piedi scalzi, e arriva sempre tardi ma arriva.
Quel 47% non è solo un numero: è la testimonianza di un legame non spezzato, di una fiducia ricostruita nel tempo della prova. Reggio Calabria non ha rimosso il suo primo cittadino, lo ha aspettato. Con uno stile antico, quasi familiare, che sfida il cinismo del nostro tempo.
Da osservatore gelido dei meccanismi del potere, va sottolineato come la politica abbia le sue regole e la giustizia le sue, e che l’errore nasce sempre quando una invade l’altra. In questo caso, però, a salvare tutto è stato il voto della gente: più duraturo di un processo, più solido di un comunicato.
Poi c’è il punto di vista interno alla macchina giudiziaria. Un sistema che tende ad annientare prima di giudicare. Il caso Falcomatà non è l’unico, ma è emblematico: la sospensione di un sindaco rieletto, con un procedimento poi risoltosi con una piena assoluzione, è il cortocircuito perfetto tra giustizia e democrazia. E se non si può imputare alla magistratura l’errore umano, resta comunque un interrogativo su chi paga davvero il prezzo delle attese giudiziarie.
Falcomatà, nel frattempo, ha pagato. Con l’isolamento, con l’ombra del sospetto, con la delegittimazione mediatica. Ma il sondaggio dimostra che non ha smarrito il rapporto con la città. Anzi, lo ha rinsaldato.
Il paradosso è che il consenso di oggi nasce nonostante l’accaduto, ma forse anche grazie all’accaduto. Perché i cittadini non premiano soltanto l’efficienza, ma la resistenza. E in fondo — come insegna il Sud — la vera leadership si misura nella tenuta sotto il fuoco, non nella gloria.
Una politica che sopravvive alla giustizia (quando è ingiusta) e una giustizia che non può ignorare l’impatto politico delle sue decisioni: Falcomatà è oggi il volto di questa frattura, ma anche del possibile ricongiungimento.
Un sindaco che ha vinto due volte. Una con il voto. L’altra con il tempo.
Reggio Calabria 7 luglio 2025
P.S. nel 2024 era al 45,5 in un anno è salito nella città di 1 punto e mezzo. E cioè al 47% di oggi.
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