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Roberto Occhiuto: Controllatemi tutto!!! ... e lo stanno facendo.

Il potere che si corrompe da solo. Calabria, metafora di uno Stato che si logora senza opposizione

Editoriale di Luigi Palamara


Nella vita di ogni potere, c'è un momento in cui esso non ha più bisogno di nemici per cadere. Si corrompe da solo. E nel caso della Regione Calabria, la vicenda che coinvolge Roberto Occhiuto – presidente, uomo di apparato, ex volto presentabile di un centrodestra in cerca di redenzione – somiglia più a una resa che a una battaglia. Non è solo un'inchiesta giudiziaria: è l’autopsia di una classe dirigente che si è chiusa nel palazzo senza più respirare l’aria della piazza.

Come in una tragedia greca dove l’eroe è vittima delle stesse qualità che lo hanno innalzato, Occhiuto paga oggi il prezzo del suo stile decisionista, accentratore, paternalista. Un uomo solo al comando, in una terra dove il comando – se non è trasparente – diventa sospetto, e se non è condiviso, diventa bersaglio. "Controllatemi tutto!", ha detto. Ma l'indagine era già cominciata da tempo. Non nei tribunali, ma nella sfiducia di chi da anni non si sente rappresentato.

L’inchiesta che lo riguarda – sanità, edilizia, trasporti: i tre assi portanti del consenso meridionale – non è solo una questione di tangenti o nomine. È la fotografia di un sistema che ha smarrito il senso del limite. Funzionari opachi, manager piazzati come pedine, risorse pubbliche usate come merce di scambio: nulla di nuovo sotto il sole del Sud, direte. Eppure, ogni volta che la storia si ripete, fa un giro più in basso.

La Calabria è spesso descritta come l’ultima frontiera della legalità. Ma forse è il primo laboratorio di una democrazia malata, dove l'opposizione è afona, il giornalismo marginale, la società civile rassegnata. In questo vuoto, l’arroganza cresce come l’erba sulle rovine.

Il destino di Occhiuto? Politicamente segnato. Anche se non verrà mai arrestato, anche se nessun giudice ne confermasse la colpa, la sua immagine è già corrosa dall’interno. Resterà, forse, formalmente in carica. Ma il suo governo è già in crisi morale. Una leadership non si misura dal numero di comizi, ma dalla fiducia che sa ispirare anche quando le luci si spengono.

C’è una lezione, qui, per l’Italia tutta. Il potere non si giudica solo per ciò che fa, ma per come lo fa. Non basta essere onesti: occorre essere trasparenti. Non basta non rubare: occorre non proteggere chi lo fa. Ed è qui che Occhiuto ha fallito. Non come uomo, ma come simbolo. Non come colpevole, ma come interprete di un modello esausto.

"In Italia si confonde l'onestà con la non condanna. Ma la morale pubblica è cosa diversa dal Codice Penale."

E allora, anche se i giudici taceranno, la Storia parlerà. E non sarà tenera.

Un cittadino che ha ancora memoria.

Luigi Palamara

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