Il Silenzio che fa Politica. Quando la Parola si fa Istituzione
Editoriale di Luigi Palamara
Nel tempo dell’urlo permanente, delle dirette sui social e del protagonismo compulsivo, c’è un evento che, in un’aula consiliare di provincia, restituisce alla politica la sua sacralità più antica: quella della parola pensata, preparata, pronunciata non per sedurre, ma per guidare.
È accaduto a Reggio Calabria, il 30 giugno 2025, durante il Consiglio Comunale. Il sindaco Giuseppe Falcomatà ha tenuto un discorso che va oltre la cronaca, perché ha toccato la fibra stessa di ciò che dovrebbe essere la politica: visione, responsabilità, verità. Un momento di rara intensità istituzionale, in cui non si è semplicemente parlato: si è fatto ascoltare.
E qui risuona una riflessione che merita di essere scolpita nel marmo del pensiero pubblico: la politica alta si riconosce dal silenzio che genera ascolto. Perché c’è un silenzio che nasce dal vuoto, e uno che nasce dalla forza. Quando un’aula tace non per indifferenza, ma per attenzione, allora non si sta semplicemente udendo: si sta riconoscendo l’autorevolezza.
Nel suo intervento, Falcomatà ha tracciato una linea netta tra chi governa e chi, invece, si limita a criticare senza aver mai avuto la responsabilità di decidere. Ha ricordato che i concorsi pubblici non sono una concessione, ma un diritto; che la trasparenza non è uno slogan, ma un metodo; che le funzioni spettano ai territori non per simpatia politica, ma per obbligo costituzionale.
E se qualcuno ha trovato nell'eloquenza del Sindaco toni duri, persino spigolosi, è perché oggi siamo più abituati al linguaggio dell’ambiguità che a quello della chiarezza. Falcomatà ha parlato di “perle ai porci”, evocando le parole del presidente della Regione Calabria: non per alimentare lo scontro, ma per ricordare che la dignità di un ente, di un territorio, non si baratta con la convenienza del momento.
Ha risposto punto per punto alle critiche, ma non con livore: con dati, numeri, fatti. Con una pacatezza che non chiede il consenso ma lo merita. Con una ironia che, lungi dal deridere, mette a nudo la superficialità di chi confonde la militanza con il trasformismo.
In questo senso, la sua è stata una lezione politica nel senso più alto del termine: ha illustrato come si governa, come si amministra, come si difendono i diritti dei cittadini, come si costruisce il futuro non con le promesse, ma con gli investimenti. 118 milioni di euro in opere, 96 comuni coinvolti, zero aumento della Tari: numeri che non gridano, ma parlano. E quando parlano così, il silenzio in aula non è solo rispetto: è riconoscimento.
Perché la vera politica è quella che “non si accontenta di raccogliere applausi, ma pretende di costruire coscienze”. È quella che sa generare movimenti, non di protesta, ma di crescita.
Nel frastuono generale del nostro tempo, l’intervento di Giuseppe Falcomatà ha ricordato che esiste ancora una politica capace di essere verticale, non solo orizzontale. Che sa dire “noi” senza rinunciare all’“io”. Che sa ancora essere esempio, non solo esposizione.
Ecco perché, in quel Consiglio Comunale, non si è assistito a una semplice replica alle opposizioni. Si è assistito a qualcosa di più raro: un momento in cui la parola, finalmente, si è fatta istituzione. E il silenzio, per una volta, ha fatto davvero rumore.
Luigi Palamara
Reggio Calabria 30 giugno 2025
#giuseppefalcomatà #reggiocalabria #luigipalamara #palamaraluigi #luispal #luipal #lupa #editoriale
@luigi.palamara Il Silenzio che fa Politica. Quando la Parola si fa Istituzione Editoriale di Luigi Palamara Nel tempo dell’urlo permanente, delle dirette sui social e del protagonismo compulsivo, c’è un evento che, in un’aula consiliare di provincia, restituisce alla politica la sua sacralità più antica: quella della parola pensata, preparata, pronunciata non per sedurre, ma per guidare. È accaduto a Reggio Calabria, il 30 giugno 2025, durante il Consiglio Comunale. Il sindaco Giuseppe Falcomatà ha tenuto un discorso che va oltre la cronaca, perché ha toccato la fibra stessa di ciò che dovrebbe essere la politica: visione, responsabilità, verità. Un momento di rara intensità istituzionale, in cui non si è semplicemente parlato: si è fatto ascoltare. E qui risuona una riflessione che merita di essere scolpita nel marmo del pensiero pubblico: la politica alta si riconosce dal silenzio che genera ascolto. Perché c’è un silenzio che nasce dal vuoto, e uno che nasce dalla forza. Quando un’aula tace non per indifferenza, ma per attenzione, allora non si sta semplicemente udendo: si sta riconoscendo l’autorevolezza. Nel suo intervento, Falcomatà ha tracciato una linea netta tra chi governa e chi, invece, si limita a criticare senza aver mai avuto la responsabilità di decidere. Ha ricordato che i concorsi pubblici non sono una concessione, ma un diritto; che la trasparenza non è uno slogan, ma un metodo; che le funzioni spettano ai territori non per simpatia politica, ma per obbligo costituzionale. E se qualcuno ha trovato nell'eloquenza del Sindaco toni duri, persino spigolosi, è perché oggi siamo più abituati al linguaggio dell’ambiguità che a quello della chiarezza. Falcomatà ha parlato di “perle ai porci”, evocando le parole del presidente della Regione Calabria: non per alimentare lo scontro, ma per ricordare che la dignità di un ente, di un territorio, non si baratta con la convenienza del momento. Ha risposto punto per punto alle critiche, ma non con livore: con dati, numeri, fatti. Con una pacatezza che non chiede il consenso ma lo merita. Con una ironia che, lungi dal deridere, mette a nudo la superficialità di chi confonde la militanza con il trasformismo. In questo senso, la sua è stata una lezione politica nel senso più alto del termine: ha illustrato come si governa, come si amministra, come si difendono i diritti dei cittadini, come si costruisce il futuro non con le promesse, ma con gli investimenti. 118 milioni di euro in opere, 96 comuni coinvolti, zero aumento della Tari: numeri che non gridano, ma parlano. E quando parlano così, il silenzio in aula non è solo rispetto: è riconoscimento. Perché la vera politica è quella che “non si accontenta di raccogliere applausi, ma pretende di costruire coscienze”. È quella che sa generare movimenti, non di protesta, ma di crescita. Nel frastuono generale del nostro tempo, l’intervento di Giuseppe Falcomatà ha ricordato che esiste ancora una politica capace di essere verticale, non solo orizzontale. Che sa dire “noi” senza rinunciare all’“io”. Che sa ancora essere esempio, non solo esposizione. Ecco perché, in quel Consiglio Comunale, non si è assistito a una semplice replica alle opposizioni. Si è assistito a qualcosa di più raro: un momento in cui la parola, finalmente, si è fatta istituzione. E il silenzio, per una volta, ha fatto davvero rumore. Luigi Palamara Reggio Calabria 30 giugno 2025 #giuseppefalcomatà #reggiocalabria #luigipalamara #palamaraluigi #luispal #luipal #lupa #editoriale #politica ♬ suono originale - Luigi Palamara
@luigi.palamara La politica alta si riconosce dal silenzio che genera ascolto. Durante il Consiglio Comunale del 30 giugno 2025, l’intervento del Sindaco Giuseppe Falcomatà ha rappresentato un momento di straordinaria intensità politica e istituzionale. Nell’Aula “Piero Battaglia”, le sue parole hanno incarnato ciò che significa davvero fare politica: preparazione, visione, capacità oratoria e rispetto per le istituzioni. Un discorso destinato a lasciare il segno nella storia di Reggio Calabria. Un esempio da seguire, per chi crede nella buona politica e nella forza della comunicazione autentica. A breve il mio editoriale. Luigi Palamara #consigliocomunale #politicaalta #comunicazione #buonapolitica #luigipalamara #palamaraluigi #luispal #luipal #lupa #reggiocalabria #giuseppefalcomatà ♬ suono originale - Luigi Palamara
0 Commenti