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Incidente in pieno centro a Pellaro. Ferito un centauro.

Incidente in pieno centro a Pellaro. Ferito un centauro.

di Luigi Palamara 

Pellaro, Reggio Calabria. 22 giugno 2025, ore 18:20. È un pomeriggio d’inizio estate, il sole ancora alto, la luce dorata che si rifrange sul mare a pochi metri dalla strada. Ma quella luce viene interrotta da uno schianto improvviso. Uno scooter colpisce un’autovettura. Il centauro vola sull’asfalto. Il corpo si accartoccia, l’istante si fa eterno.

Ed è qui che, nel cuore dell’incidente, accade anche qualcos’altro: una risposta umana, corale, spontanea. In pochi minuti, decine di persone si avvicinano. Chi chiama i soccorsi, chi cerca di parlare al ferito per tenerlo sveglio, chi allunga una bottiglia d’acqua, un fazzoletto, una parola. C’è paura, sì, ma anche una solidarietà silenziosa, quasi dimenticata.

L’ambulanza viene allertata immediatamente — più di una persona lo ha fatto, premurosamente, senza perdere tempo. Eppure, passano venti minuti. Troppi. Un tempo che in sala d’attesa non conta, ma sull’asfalto pesa come piombo.

Nel frattempo, la folla cresce. Qualcuno si fa avanti e indica l’incrocio: "Qui succede spesso", dice una voce. "Quello stop dovrebbe evitare tragedie, e invece...". Lo dice con la rassegnazione tipica di chi ha imparato a convivere con il pericolo. Perché in certe zone d’Italia, lo sappiamo, il codice della strada è un suggerimento, non un vincolo. E le strade, le curve, gli incroci — che dovrebbero essere regole di convivenza — si trasformano in trappole ordinarie.

Il centauro resta lì, dolorante, ma cosciente. Le ferite sembrano gravi, ma non letali. Ce lo auguriamo, senza retorica. Le autorità competenti, si presume, avranno effettuato i rilievi. Ma c’è qualcosa che nessun verbale potrà scrivere: il volto delle persone che si sono fermate, il peso del tempo che passava senza sirene, l’assurdità di uno stop che non ferma nessuno.

Chi vi scrive ha dovuto allontanarsi per motivi improrogabili — già questa parola racconta qualcosa dell’epoca in cui viviamo, dove anche la cronaca è soggetta alla tirannia dell’agenda. Ma promettiamo di tornare domani, a raccontarvi il seguito. Se ci sarà.

Perché in fondo questo non è solo un incidente. È una metafora civile. Una comunità che accorre, un’ambulanza che tarda, uno stop che non serve: è il ritratto, in piccolo, di un’Italia che ha un cuore grande, ma freni corti.

Luigi Palamara
@luigi.palamara Incidente in pieno centro a Pellaro. Ferito un centauro. di Luigi Palamara Pellaro, Reggio Calabria. 22 giugno 2025, ore 18:20. È un pomeriggio d’inizio estate, il sole ancora alto, la luce dorata che si rifrange sul mare a pochi metri dalla strada. Ma quella luce viene interrotta da uno schianto improvviso. Uno scooter colpisce un’autovettura. Il centauro vola sull’asfalto. Il corpo si accartoccia, l’istante si fa eterno. Ed è qui che, nel cuore dell’incidente, accade anche qualcos’altro: una risposta umana, corale, spontanea. In pochi minuti, decine di persone si avvicinano. Chi chiama i soccorsi, chi cerca di parlare al ferito per tenerlo sveglio, chi allunga una bottiglia d’acqua, un fazzoletto, una parola. C’è paura, sì, ma anche una solidarietà silenziosa, quasi dimenticata. L’ambulanza viene allertata immediatamente — più di una persona lo ha fatto, premurosamente, senza perdere tempo. Eppure, passano venti minuti. Troppi. Un tempo che in sala d’attesa non conta, ma sull’asfalto pesa come piombo. Nel frattempo, la folla cresce. Qualcuno si fa avanti e indica l’incrocio: "Qui succede spesso", dice una voce. "Quello stop dovrebbe evitare tragedie, e invece...". Lo dice con la rassegnazione tipica di chi ha imparato a convivere con il pericolo. Perché in certe zone d’Italia, lo sappiamo, il codice della strada è un suggerimento, non un vincolo. E le strade, le curve, gli incroci — che dovrebbero essere regole di convivenza — si trasformano in trappole ordinarie. Il centauro resta lì, dolorante, ma cosciente. Le ferite sembrano gravi, ma non letali. Ce lo auguriamo, senza retorica. Le autorità competenti, si presume, avranno effettuato i rilievi. Ma c’è qualcosa che nessun verbale potrà scrivere: il volto delle persone che si sono fermate, il peso del tempo che passava senza sirene, l’assurdità di uno stop che non ferma nessuno. Chi vi scrive ha dovuto allontanarsi per motivi improrogabili — già questa parola racconta qualcosa dell’epoca in cui viviamo, dove anche la cronaca è soggetta alla tirannia dell’agenda. Ma promettiamo di tornare domani, a raccontarvi il seguito. Se ci sarà. Perché in fondo questo non è solo un incidente. È una metafora civile. Una comunità che accorre, un’ambulanza che tarda, uno stop che non serve: è il ritratto, in piccolo, di un’Italia che ha un cuore grande, ma freni corti. Luigi Palamara #incidente #pellaro #reggiocalabria #luigipalamara #palamaraluigi #luispal #luipal #lupa ♬ sonido original - Yasmina Gallardo

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