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Reggio è una città "Bella e Gentile"

Reggio è una città "Bella e Gentile" 

Reggio è  una città "Bella e Gentile" solo per chi davvero la vive non solo nel ricordo, ma soprattutto nell'esempio del suo più grande primo cittadino: Italo Falcomatà. 

 NO ai Traditori della Bellezza, No agli  Usurpatori della Gentilezza

Editoriale di Luigi Palamara
C’è una bellezza che non si compra e non si misura. Una bellezza che non si trucca. È quella della coerenza, della dedizione, dell’onestà verso se stessi e verso gli altri. È una bellezza gentile, fatta di gesti minuti, mani sporche di lavoro e occhi rivolti all’orizzonte. Ma oggi, quella bellezza — che a Reggio Calabria ha un nome e un’anima — viene violata e strumentalizzata da chi della parola “gentilezza” conosce solo il suono, ma non il significato.

“Reggio bella e gentile” non è uno slogan da appuntarsi al petto come una medaglia di cartone. È un’eredità morale. È una visione, un patto non scritto tra cittadini e istituzioni. Usare quell’espressione per ottenere piccoli vantaggi personali, inquinandola con l’opportunismo politico e la vanità da palcoscenico, è un insulto. Un’offesa alla memoria di Italo Falcomatà, ma soprattutto una ferita alla dignità di un’intera città.

In nome di quella frase oggi abusata, tanti cittadini si sono spesi, hanno lavorato, hanno sognato. Hanno resistito. Il taglio dei nastri è l’ultima fatica di tante mani invisibili, il frutto di risorse pubbliche impiegate per restituire dignità a due barche sulla spiaggia, definite da alcuni “relitti”. Quelle barche non sono rifiuti, sono simboli. Simboli di una città che ha deciso di non affondare, ma di navigare. Di salpare, pur tra le onde e le tempeste.

Eppure c’è chi, in questa rotta condivisa, ha scelto di scendere dalla nave a metà traversata. Cambiare casacca in corso di amministrazione è un atto politicamente legittimo, sì, ma moralmente squalificante. È la firma di chi antepone l’ego alla rotta, il calcolo personale alla visione collettiva. È la penna del traditore, e la politica – che ha memoria lunga anche se a volte tarda – segna il conto. E quel conto si presenta, inesorabile, alle urne.

Perché chi volta le spalle a una comunità non perde solo voti: perde credibilità. E nella politica, come nella vita, la credibilità è tutto. Chi la baratta per un applauso di passaggio o una poltrona scomoda, finirà col sedersi nel vuoto.

La politica vera, quella che emoziona e non intristisce, è gentilezza. Ma non quella dei buoni sentimenti da bacheca social. È la gentilezza come capacità poetica di ascoltare, di interpretare i bisogni, di agire in silenzio per il bene comune. È la gentilezza che si fa concretezza, che si trasforma in una piazza, in un parco, in un sentiero di condivisione.

Perché, come ha detto Giuseppe Falcomatà, non conta solo realizzare un’opera: conta far capire il suo senso, restituirle un’anima. Un porto non è un ammasso di cemento, è un luogo di passaggio, di arrivi e partenze, ma anche di orientamento. Per questo è importante insegnare alle nostre navi a guardare il cielo, leggere le stelle, e non dimenticare mai l’orizzonte.

Oggi a Punta Pellaro abbiamo vissuto un raro momento di verità. Una comunità che si ritrova. Che riscopre il valore delle cose fatte insieme. Dove bellezza non è solo estetica, ma etica. Dove la gentilezza non è una posa, ma un metodo. Dove chi tradisce per convenienza viene lasciato indietro, mentre chi resta, resta per amore.

E allora sì, oggi possiamo dirlo con forza: Reggio è bella e gentile per davvero, ma non per tutti. Solo per chi ha il coraggio di rimanere sempre, e per sempre, dalla stessa parte. Quella della dignità. Quella della comunità.


Dedicato a chi crede che navigare insieme sia ancora possibile.

"Essere belli e gentili non è  soltanto un aspetto che riguarda l'aspetto esterno significa anche la gentilezza dei modi.

Qualcuno invece la strumentalizza in modo scandaloso e strumentale. In nome di una vecchia amicizia sbandierata per brillare e non per affetto o rispetto.

La bellezza e la gentilezza delle persone. Del modo di fare politica intesa come fare attenzione dei bisogni della comunità.

E sappiamo farlo in un solo modo. Come diceva De Gregori: rimanendo sempre e per sempre dalla stessa parte mi troverai.

Sulla spiaggia ci sono due barche. Definiti impropriamente relitti abbandonati. Bisogna dare loro dignità. Ridare loro nuova vita e bellezza.

E amministrare significa anche questo. Navigare e ogni tanto arrivare ad un porto e quando si arriva ad un porto qualcuno scende e qualcuno sale.

Però è  importante è far capire a quella nave quali sono le cose importanti della navigazione.
Come la capacità di guardare il mare, di scrutare il cielo aspettando e guardando le stelle. E l'importanza di guardare l'orizzonte. Fissare l'orizzonte e darsi un obiettivo.

Così  come una Amministrazione Comunale. Non è  tanto importante fare un Parco o una piazza. L'importante è far capire il senso e il valore di quel parco e di quella piazza.

Perché vivendo e riscoprendo questo senso si diventa comunità.

Questa è  la vera essenza dell'essere comunità.

E noi oggi insieme abbiamo vissuto uno straordinario momento di comunità."

Giuseppe Falcomatà Sindaco di Reggio Calabria e della Città Metropolitana
Punta Pellaro 22 giugno 2025

Luigi Palamara 

@luigi.palamara Il Parco del Vento ... della rinascita. "La dignità delle cose fatte bene" – L’anima bella e gentile di Reggio contro la retorica degli ipocriti Editoriale di Luigi Palamara Pellaro Reggio Calabria 22 giugno 2025. C’è una parola che più di ogni altra, a Reggio Calabria, è diventata la moneta corrente del consenso: “Bella e Gentile”. Un’espressione tanto poetica quanto pericolosamente logora, spesso ridotta a slogan, abusata da chi non ha né bellezza né gentilezza nel cuore. Il Sindaco Giuseppe Falcomatà, con l’eleganza dell’uomo pubblico che conosce il peso delle parole, ha avuto il coraggio di ricordarlo. La gentilezza, vera, non si veste della luce altrui. Chi lo fa, chi finge rispetto per coprire ambizioni personali, tradisce lo spirito della comunità. E merita, per questo, la più severa condanna: la pubblica vergogna. A Pellaro, nell’inaugurazione del Parco del Vento, le parole si sono spente perché bastava ascoltare il cuore della gente. Non c’erano applausi di circostanza. C’era il respiro di un quartiere intero che tornava a sperare. I luoghi, anche quelli feriti, possono rinascere. Ma solo se chi li ama davvero li cura come casa propria. Anche le barche abbandonate, simbolo silenzioso di una speranza che galleggia tra passato e futuro, avranno una nuova dignità. Non saranno più relitti ma memoria viva, parte dello skyline di Punta Pellaro. Falcomatà, sul palco, ha fatto nomi e cognomi. Un atto raro, coraggioso, quasi anacronistico in tempi di anonimato istituzionale. Ha riconosciuto pubblicamente il lavoro di Pino Falduto, uno che non è sempre tenero col sindaco ma che ha dato tutto per la sua terra. È questo il senso alto della politica: includere anche il dissenso onesto, riconoscere il valore anche quando urta. Sminuire questi momenti, ridurli a meri “tagli del nastro”, è un’offesa a chi lavora, a chi spera, a chi costruisce. Ed è un vizio diffuso, quello della polemica sterile, che non genera nulla se non amarezza e divisione. È tempo di dire basta. Chi strumentalizza, non fa crescere la collettività. La inchioda. Il Parco del Vento non è solo un’opera pubblica. È un simbolo. Un luogo che parla al cuore della gente, che invita alla cura, alla responsabilità, al rispetto. Guai a chi lo riduce a passerella. Sarebbe come profanare un altare. Falcomatà, ancora una volta, ha dimostrato che si può fare politica con stile, visione e fermezza. Senza mai cambiare campo: sempre e solo dalla parte dei cittadini. Sic et simpliciter. Luigi Palamara #parcodelvento #pellaro #reggiocalabria #giuseppefalcomatà #pinofalduto #editoriale #luigipalamara #palamaraluigi #luispal #luipal #lupa ♬ suono originale - Luigi Palamara

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