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Reggio Calabria, intanto, attende un sindaco. Non un protagonista.

Reggio Calabria, intanto, attende un sindaco. Non un protagonista.

Il monologo del candidato: tra specchi, fumo e presunzioni di verità

Editoriale di Luigi Palamara 


Di fronte all’ennesima esternazione di Eduardo Lamberti Castronuovo, ci si domanda se il problema sia ciò che dice o, più probabilmente, ciò che sottintende. In un tempo in cui la politica dovrebbe essere trasparenza, partecipazione e dialogo, egli continua a praticare il soliloquio. Un soliloquio che, come nei peggiori atti di teatro d’avanspettacolo, pretende applausi per il solo fatto di essere recitato.

Ma a chi si rivolge, esattamente, Lamberti Castronuovo quando ammonisce chi “parla troppo”? E perché non fa nomi e cognomi, se davvero crede in ciò che dice? Troppo comodo lanciare il sasso e poi ritrarsi, lasciando che il sospetto diventi strumento di discredito. Forse — ed è una riflessione che si impone — non è il parlare altrui a disturbare, ma il fatto che quelle parole, quelle opinioni, quelle penne, raggiungano un pubblico più ampio, più libero, meno sedotto dal fascino stanco del “salvatore della patria” autoproclamato.

Parla di sacrifici, il sedicente candidato a sindaco. E ci crediamo. Gli crediamo quando dice che finanzia da sé i suoi spazi televisivi. Ma il punto non è questo. Il punto è come si usa quello spazio. Lo si offre davvero a tutti? O si perpetua una narrazione autoreferenziale, in cui il microfono diventa specchio e la telecamera, fumo?

Dice: “Se non vi piace, cambiate canale.”
Ecco la libertà secondo Lamberti Castronuovo: tacete, oppure sparite. Questo non è giornalismo, non è politica, non è neppure intrattenimento. È una forma raffinata — e al contempo grezza — di controllo narrativo. Lo spazio mediatico come cortile personale. Il dibattito come rumore molesto da zittire.

C’è una forma di populismo che si nasconde dietro il vittimismo: Tolgo tempo a me stesso e ai miei cari”, dichiara con tono martirizzato. Nessuno dubita delle sue fatiche, ma quando la politica si maschera da sacrificio personale, allora perde la sua dignità pubblica. Amministrare una città, specie una ferita come Reggio Calabria, non è un favore concesso tra un’inquadratura e l’altra, ma una responsabilità civile che non si risolve in dirette televisive o sfoghi criptici.

Noi dedichiamo un sorriso amaro. E  rispondiamo con un'altra domanda: “E allora, caro Lamberti Castronuovo, se non sopporti chi parla troppo… perché parli così tanto?

Forse è tempo di spegnere la telecamera, scendere dal palco, e ascoltare chi ha ancora il coraggio di dire le cose con nome, cognome — e argomenti.
Reggio Calabria, intanto, attende un sindaco. Non un protagonista.

E lo abbiamo capito tutti ... tranne Lamberti.

Luigi Palamara 


Le affermazioni di Lamberti (ovviamente abbiamo l'audio integrale):

"Lo spazio televisivo prosegue grazie ai sacrifici che faccio personalmente io e la mia famiglia.

Tolgo tempo e risorse a me stesso e ai miei cari, e tutto questo non è certo sostenuto da contributi esterni. Non c'è alcun dubbio.

Chi vuole può guardare la trasmissione: io utilizzo la televisione per offrire spazio a tutti.

Ma, sia chiaro, questo spazio lo utilizzo anche io.

Se non vi piace, cambiate canale.
Questa frase non è rivolta ai miei affezionati spettatori, ma a chi parla troppo."

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