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Social e "parole ostili"

Social e "parole ostili"
Ripetiamo da troppi anni ormai che la violenza che si genera nella nostra società è indiscutibilmente legata al linguaggio che quotidianamente si utilizza nelle relazioni interpersonali, fisiche e virtuali. E ripetiamo che occorrono degli esempi da dare ai nostri giovani, anche attraverso le parole che usiamo per confrontarci, criticare, esprimere le nostre idee. 

Non sono volutamente intervenuta nell’immediatezza della pubblicazione su un account privato di Fb di un rappresentante politico cittadino di un “post” rivolto ad un’arbitra di calcio, rea di aver assunto decisioni discutibili. Un commento che, francamente, ritengo inopportuno e sgradevole in sé, ma che lo è ancora di più perché ne è autore un uomo di esperienza, umana e politica oltre che calcistica, un uomo apprezzato per i modi garbati e gentili nella vita quotidiana e professionale. 

E’ pur vero che in tempi non sospetti, lontani dalla attuale diffusione dei social network, fu George Orwell ad affermare che “Lo sport serio non ha nulla a che fare con il fair play, è legato all’odio e alla gelosia, alla vanagloria, all’inosservanza di tutte le regole e al sadico piacere della violenza inutile. In altre parole è la guerra meno lo sparo”. 

Ma dal primo novecento ad oggi ne abbiamo viste e sentite di tutti i colori e non dovremmo, nel 2025, dover tornare a parlare di “rispetto” e di quanto questo concetto vada instillato nella mente dei nostri ragazzi affinché ne facciano uno stile di vita. 

Lo ripeto sempre incontrando gli studenti delle scuole cittadine, anche in contesti diversi, come un “prezzemolo” che non guasta mai. Non a caso nel 2017 ho aderito senza esitazione al “Manifesto della comunicazione non ostile”, noto come “Manifesto delle Parole Ostili”, un progetto nato a Trieste per iniziativa di Rosy Russo, comunicatrice e formatrice, con l’obiettivo di responsabilizzare chi comunica e chi svolge ruoli istituzionali, pubblici, ad un uso consapevole e rispettoso del linguaggio, soprattutto nei social media. 

E’ qui infatti che si è consumato l’episodio di cui parliamo e che, tra tanti messaggi di disapprovazione, ha raccolto anche commenti del tipo “se lo meritava”, “avrei scritto anch’io la stessa cosa”, “peggio per lei che ha arbitrato così”, insomma una deriva mentale e comportamentale inaccettabile, forse più grave del commento scritto nella foga calcistica del fine gara. Allora torniamo al “Manifesto” di Trieste, che al punto 2 del decalogo dedicato allo sport recita “si è ciò che si comunica”, perché a prescindere dal nostro ruolo nella vita le parole riflettono chi siamo e al punto 9 “gli insulti non sono argomenti”, in quanto la lealtà sportiva premia, l’aggressione verbale no. 

Proprio qualche giorno fa ho partecipato ad un interessante convegno promosso dal Rotary Reggio Calabria sud “parallelo 38” sul fair play nel calcio e nello sport in generale. Tutti i relatori, a partire dalla Prefetta Clara Vaccaro e dal Questore Salvatore La Rosa, fino al vice Presidente della Lega nazionale Dilettanti Saverio Mirarchi ed al Procuratore federale FIGC Antonio Squillace, hanno convenuto sull’importanza di riportare urgentemente lo sport agonistico e dilettantistico nei canoni della correttezza e della lealtà, sui campi e sugli spalti. 

In quell’occasione, quindi molto prima della esternazione inopportuna pubblicata su FB di cui si sta discutendo, avevo invitato tutti a riflettere sull’importanza del “Rispetto” in ogni contesto, da quello familiare a quello lavorativo, affermando, facile Cassandra, che ci sia bisogno di fair play anche in politica.  

Da qui l’invito rivolto a tutti, nessuno escluso, a fare la propria parte per salvare lo sport… ed anche gli sportivi!

Anna Briante
Assessore alla “Città consapevole”, 
Istruzione, Università, Pari opportunità

Reggio Calabria 24 luglio 2025

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