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Bagaladi, l’eternità in un soffio di Aspromonte

Bagaladi, l’eternità in un soffio di Aspromonte
Editoriale di Luigi Palamara un viaggiatore con l’anima dell'Aspromonte


Grazie. È parola semplice, forse persino abusata. Ma quando la si pronuncia con la voce roca dell’emozione vera, allora torna ad avere il peso di un giuramento. E io – noi – diciamo grazie con la schiena dritta e il cuore colmo. A Gianfranco, ad Adalgisa, a Tonino, a Nino, a Peppe, a Franco, a Giuseppe, Anna e Franco, al Sindaco Santo Monorchio e a ogni singolo cittadino di questo borgo che sa di miracolo quotidiano.

Bagaladi. Un nome che per chi non lo conosce potrebbe sembrare un luogo qualunque. Ma non lo è. Perché qui, tra i sussurri delle pietre e il respiro dell’Aspromonte, la vita si fa diversa. Più vera. Più ruvida. Più sacra.

C’è in quest’aria un odore che non si può descrivere, ma che ti rimane appiccicato addosso come una seconda pelle: è l’odore della Storia. Della Magna Grecia che non è solo un passato glorioso, ma una presenza viva, che ti guarda dagli ulivi, ti parla nel dialetto e ti accarezza nel vento.

Non è nostalgia, no. È consapevolezza. È sentirsi parte di un filo antico che ci cuce all’essere umano che eravamo tremila anni fa. Qui il tempo non è padrone, ma ospite. E scorre piano, come una processione, come una danza popolare che nessuno vuole interrompere.

La Festa del Gonfalone non è folklore: è identità. È un popolo che si guarda allo specchio e si riconosce. Che mangia insieme, balla, canta. Ma soprattutto ricorda. Ricorda chi è, da dove viene, e perché resiste.

E poi la musica. Papandrea e Peppe Sapone – nomi che forse al Nord nessuno conosce, ma che qui sono colonne portanti, come i muretti a secco o i santi nelle edicole. La loro musica è sangue e terra, rabbia e amore. Colonna sonora di un popolo che non si arrende, che non si vende, che non si piega.

Bagaladi è anima viva. È una madre severa ma giusta. Arcigna, sì – come la montagna che la protegge. Ma anche accogliente, se la rispetti.

E allora ecco il senso. Di tutto. Della vita, forse. Qui lo si tocca con mano, lo si assapora nei profumi dei piatti antichi, nei sorrisi rugosi degli anziani, negli occhi fieri dei giovani che non fuggono ma restano. Perché hanno capito che in questo angolo dimenticato da Dio e dagli uomini, c’è qualcosa che altrove è ormai perduto: l’eternità nel presente.

E noi – viaggiatori, spettatori, fratelli – ci siamo sentiti parte. Non turisti. Parte. Di questa terra, di questo popolo, di questa fierezza.

E allora ancora una volta, col cuore in mano: grazie.

Luigi Palamara

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@luigi.palamara Bagaladi, l’eternità in un soffio di Aspromonte Editoriale di Luigi Palamara un viaggiatore con l’anima dell'Aspromonte Grazie. È parola semplice, forse persino abusata. Ma quando la si pronuncia con la voce roca dell’emozione vera, allora torna ad avere il peso di un giuramento. E io – noi – diciamo grazie con la schiena dritta e il cuore colmo. A Gianfranco, ad Adalgisa, a Tonino, a Nino, a Peppe, a Franco, a Giuseppe, Anna e Franco, al Sindaco Santo Monorchio e a ogni singolo cittadino di questo borgo che sa di miracolo quotidiano. Bagaladi. Un nome che per chi non lo conosce potrebbe sembrare un luogo qualunque. Ma non lo è. Perché qui, tra i sussurri delle pietre e il respiro dell’Aspromonte, la vita si fa diversa. Più vera. Più ruvida. Più sacra. C’è in quest’aria un odore che non si può descrivere, ma che ti rimane appiccicato addosso come una seconda pelle: è l’odore della Storia. Della Magna Grecia che non è solo un passato glorioso, ma una presenza viva, che ti guarda dagli ulivi, ti parla nel dialetto e ti accarezza nel vento. Non è nostalgia, no. È consapevolezza. È sentirsi parte di un filo antico che ci cuce all’essere umano che eravamo tremila anni fa. Qui il tempo non è padrone, ma ospite. E scorre piano, come una processione, come una danza popolare che nessuno vuole interrompere. La Festa del Gonfalone non è folklore: è identità. È un popolo che si guarda allo specchio e si riconosce. Che mangia insieme, balla, canta. Ma soprattutto ricorda. Ricorda chi è, da dove viene, e perché resiste. E poi la musica. Papandrea e Peppe Sapone – nomi che forse al Nord nessuno conosce, ma che qui sono colonne portanti, come i muretti a secco o i santi nelle edicole. La loro musica è sangue e terra, rabbia e amore. Colonna sonora di un popolo che non si arrende, che non si vende, che non si piega. Bagaladi è anima viva. È una madre severa ma giusta. Arcigna, sì – come la montagna che la protegge. Ma anche accogliente, se la rispetti. E allora ecco il senso. Di tutto. Della vita, forse. Qui lo si tocca con mano, lo si assapora nei profumi dei piatti antichi, nei sorrisi rugosi degli anziani, negli occhi fieri dei giovani che non fuggono ma restano. Perché hanno capito che in questo angolo dimenticato da Dio e dagli uomini, c’è qualcosa che altrove è ormai perduto: l’eternità nel presente. E noi – viaggiatori, spettatori, fratelli – ci siamo sentiti parte. Non turisti. Parte. Di questa terra, di questo popolo, di questa fierezza. E allora ancora una volta, col cuore in mano: grazie. Luigi Palamara #bagaladi #aspromonte #editoriale #luigipalamara #palamaraluigi #luispal #luipal #lupa ♬ suono originale - Luigi Palamara
@luigi.palamara Intervento del Sindaco di Bagaladi Ingegner Santo Monorchio in occasione della serata di chiusura della 30esima edizione della Festa del Gonfalone 3 agosto 2025 #festadelfonfalone #bagaladi #santomonorchio ♬ suono originale - Luigi Palamara
@luigi.palamara La tarantella insieme a Peppe Sapone. Bagaladi 3 agosto 2025 #tarantella #bagaladi #peppesapone ♬ suono originale - Luigi Palamara

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