Editors Choice

5/recent/post-list

Calabria, specchio rotto della politica: tra dimissioni, farse e furbetti. Urge una rivoluzione culturale

Calabria, specchio rotto della politica: tra dimissioni, farse e furbetti. Urge una rivoluzione culturale

Editoriale di Luigi Palamara



Il dado è tratto. Roberto Occhiuto, presidente dimissionario della Regione Calabria, ha firmato. Il 4 agosto 2025, la sua lettera di dimissioni è stata protocollata. A detta sua, lo ha fatto per rispetto delle istituzioni, per ridare la parola al popolo. Ma la domanda che aleggia da giorni non è tanto “perché si è dimesso?”, quanto: “Perché proprio adesso?”.

A voler essere sinceri — e qui la sincerità è merce rara — la sensazione è che più che una mossa di dignità, si tratti dell’ennesimo atto di regia politica, fredda e calcolata. Un gesto che guarda più alle urne che alla coerenza. “Mi dimetto e mi ricandido”, ha annunciato con tono risoluto. Ma risoluto in cosa? Nella confusione, nella gestione zoppicante di una Calabria che oggi, più che mai, sembra un’arena di illusionisti dove il pubblico – noi – è stanco di applausi forzati.

D’altronde, lo spettacolo a cui abbiamo assistito agli Stati Generali di Forza Italia in Calabria è stato quanto di più grottesco si potesse immaginare. Altro che dibattito politico: sembrava una recita scolastica andata male, con ministri e deputati a recitarsi addosso, mentre l’orchestra – diretta dallo stesso Occhiuto – suonava una musica stonata, finta, imbarazzante. Gli orchestrali? Vecchi notabili. I fiati? Le solite promesse vuote. Le percussioni? Gli applausi a comando.

E allora qualcuno dovrà pur dirlo: basta con le caricature travestite da leader, basta con chi confonde il potere con la proprietà. In Calabria si è persa la distinzione tra governo e comando. Le dinastie politiche continuano a trattare la cosa pubblica come cosa propria, come un’eredità da difendere contro chi osa anche solo pensare in modo diverso.

Siamo sempre alla caccia dei traffichini, dei furbetti dell’ultima ora, degli specialisti del sottobanco e della stretta di mano dietro la porta. In questa terra di sole e spine, come la definirebbe un poeta sincero, la politica ha smesso da tempo di guardarsi allo specchio con dignità. E forse è meglio così. Perché lo specchio restituirebbe un’immagine sfigurata, impresentabile, corrotta dalla paura del merito e dall’odio per l’onestà.

Sì, perché in Calabria chi è colto, chi è onesto, chi ha una visione autentica, fa paura. Non perché rappresenti un pericolo, ma perché smaschera la mediocrità. Fa ombra a chi vive di luce riflessa, a chi ha fatto della politica un mestiere di sopravvivenza personale. E se c’è un nome che, con ostinazione, brilla di luce propria, è Giuseppe Falcomatà.

Un uomo imperfetto, certo. Ma onesto. Colto. Capace. Un’anomalia culturale in una regione dove la cultura è diventata un lusso per pochi o un ostacolo da annientare. Una Treccani che cammina, verrebbe da dire, e non per enfasi retorica, ma per contrasto brutale con chi della retorica ha fatto una maschera dietro cui nascondere il vuoto.

Falcomatà, con tutte le sue fragilità, rappresenta un baluardo di resistenza civile e morale. Non è un santo, non è un salvatore. Ma è uno specchio pulito in una sala piena di vetri opachi. E allora diciamolo chiaramente, senza timidezze o infingimenti: scusate se è poco.

Ai reggini — che da tempo immemore sono ostaggio delle dinamiche catanzarese e cosentine — va l’ultimo, accorato invito: alzate la testa. Liberatevi dall’assuefazione. Dall’inerzia. La libertà, quella vera, non arriva con i bonus né con le pacche sulle spalle. Arriva con la consapevolezza. Con la scelta. Con il rifiuto della rassegnazione.

E se questa terra ha ancora una speranza, non sarà per grazia ricevuta, ma per rivoluzione culturale. Una rivoluzione silenziosa, testarda, fatta anche solo di parole scritte controvento. Perché la vera sfida, oggi, è scrivere ciò che si pensa, anche quando fa male, anche quando nessuno ascolta.

Luigi Palamara
Tutti i diritti riservati – Reggio Calabria, 4 agosto 2025

#giuseppefalcomatà #reggiocalabria
#robertoocchiuto #calabria #dimissioni



Posta un commento

0 Commenti