La scelta di Panetta e il risveglio del 'noi': quando la politica torna a parlare con la voce del territorio
Editoriale di Luigi Palamara
Certe volte la politica smette di essere l'eco sbiadita di un comando centrale e torna a essere radice viva che cresce nel suo terreno. La candidatura unitaria di Peppe Panetta alla guida della Segreteria Provinciale di Reggio Calabria del Partito Democratico non è un semplice atto burocratico, né un compromesso tattico tra correnti. È – come emerge con chiarezza dalle interviste al senatore Nicola Irto Segretario Regionale del PD Calabrese , a Giuseppe Falcomatà Sindaco di Reggio Calabria e della Città Metropolitana e allo stesso Panetta – un segnale forte, quasi simbolico, di una comunità politica che decide finalmente di guardarsi negli occhi, scegliersi da sola e ripartire.
A Panetta si è giunti dopo un confronto vero, aperto, trasparente. Un confronto che ha visto emergere anche altri nomi, personalità di valore, tutte all’altezza del compito e rispettate all'interno del partito. Ma è proprio dal confronto, e non dall’imposizione, che nasce la sintesi politica più matura. E quella sintesi, condivisa e costruita passo dopo passo, ha portato all’indicazione unitaria di Peppe Panetta. Questo non sminuisce gli altri, ma anzi dà maggiore forza alla scelta: perché è frutto di una volontà collettiva, di una responsabilità politica assunta in comune.
Non è stato calato da Roma, Panetta. Ed è questo il punto. È emerso. È stato scelto. Conosce il territorio, perché lo ha amministrato, lo ha vissuto, lo ha attraversato non da spettatore ma da costruttore. Lo ha ascoltato, che è virtù rara oggi. E questa è la prima lezione che ci offre questa candidatura: la politica, quella vera, non nasce nei salotti ma nelle piazze, nelle sezioni, nei Consigli comunali dove si imparano i limiti e la dignità del governo delle cose reali.
Irto parla di soddisfazione e di un nuovo slancio per il partito. Falcomatà sottolinea l'importanza di una scelta condivisa, segno che Reggio può ancora esprimere classe dirigente all'altezza. Panetta, dal canto suo, non aspetta nemmeno il risultato del congresso: è già al lavoro. La sua prima promessa è semplice ma densa di significato: far rinascere le Feste dell’Unità. Non solo come eventi, ma come momenti di comunità, di ascolto, di identità ritrovata. Non un’operazione nostalgica, ma il tentativo di riaccendere un motore che troppo a lungo è stato spento.
Il PD reggino, negli ultimi anni, è apparso spesso disorientato, come un’eco flebile delle decisioni romane. Oggi sembra voler rialzare la testa. E la candidatura di Panetta, già sindaco, già costituente del PD, figura solida e riconosciuta, rappresenta quella “pratica politica fondata sull’ascolto e sulla partecipazione” che troppo spesso è rimasta una frase retorica nei comunicati stampa.
Non si tratta solo di scegliere un segretario: si tratta di decidere che partito si vuole essere. E oggi, mentre si ricuce il tessuto lacerato del confronto interno, mentre si rilanciano i circoli e si immagina una Consulta degli amministratori locali, qualcosa sembra davvero muoversi. Forse è l’inizio di una nuova stagione.
Una stagione che, con realismo e senza illusioni, può ridare dignità alla parola “noi”.
Quella parola che, come ci hanno insegnato i grandi maestri del pensiero e della scrittura, non nasce mai da un ordine dall’alto. Ma sempre da un bisogno autentico di appartenere, di costruire insieme, di lasciare un segno.
E forse, stavolta, a Reggio Calabria, questo segno si chiama Peppe Panetta.
Reggio Calabria, 28 giugno 2025
Luigi Palamara
@luigi.palamara ♬ suono originale - Luigi Palamara
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