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L’illusione del Polo Civico: quando l’autoreferenzialità diventa programma

L’illusione del Polo Civico: quando l’autoreferenzialità diventa programma

Editoriale di Luigi Palamara

C’è un curioso laboratorio --polo-- civico a Reggio Calabria. Un polo, così si fa chiamare, che ogni giorno elargisce pillole di cultura, gocce di politica e fiumi di tuttologia. Una costruzione che si regge sul nulla, ma che si presenta come il nuovo faro del dibattito cittadino. Il problema? Il faro è spento, e la luce è solo riflessa su se stessi.

Non c’è visione. Non c’è contraddittorio. C’è solo un microfono sempre acceso, e uno specchio in cui rimirarsi senza mai interrogarsi. Tutto è lecito, certo. Ma anche ciò che è lecito può essere sterile.

Si discute, se così si può dire, di buche, immondizia, tubature, asfalto. Temi sacrosanti, ma affrontati con la leggerezza di chi si sente investito del Verbo. Perché loro sì, loro "sono meglio". Parola loro.

Ed ecco che il vuoto diventa virtù. Hanno persino bandito i nastri: l’inaugurazione, dicono, è una reliquia del passato. Roba vecchia. Come se il problema fosse il nastro e non ciò che (non) ci sta dietro. E domani? Le babbucce, forse. Nuovo simbolo civico. Nuovo punto fermo del nulla.

Questa non è strategia. È improvvisazione condita di vanità. L’ennesimo giro di giostra in cui ci si racconta più bravi, più civici, più tutto. Ma senza consenso. Senza popolo. E forse, senza nemmeno una lista.

Non abbiamo la presunzione della verità. Ma rivendichiamo un metodo: osservare, ragionare, dire la nostra. Perché è questo il dovere dell’informazione. Bella o brutta che sia.

È l’informazione, bellezza.
Tutto il resto è Carta Straccia.
Piaccia o non piaccia. Questo è.

Luigi Palamara

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@luigi.palamara L’illusione del Polo Civico: quando l’autoreferenzialità diventa programma Editoriale di Luigi Palamara C’è un curioso laboratorio --polo-- civico a Reggio Calabria. Un polo, così si fa chiamare, che ogni giorno elargisce pillole di cultura, gocce di politica e fiumi di tuttologia. Una costruzione che si regge sul nulla, ma che si presenta come il nuovo faro del dibattito cittadino. Il problema? Il faro è spento, e la luce è solo riflessa su se stessi. Non c’è visione. Non c’è contraddittorio. C’è solo un microfono sempre acceso, e uno specchio in cui rimirarsi senza mai interrogarsi. Tutto è lecito, certo. Ma anche ciò che è lecito può essere sterile. Si discute, se così si può dire, di buche, immondizia, tubature, asfalto. Temi sacrosanti, ma affrontati con la leggerezza di chi si sente investito del Verbo. Perché loro sì, loro "sono meglio". Parola loro. Ed ecco che il vuoto diventa virtù. Hanno persino bandito i nastri: l’inaugurazione, dicono, è una reliquia del passato. Roba vecchia. Come se il problema fosse il nastro e non ciò che (non) ci sta dietro. E domani? Le babbucce, forse. Nuovo simbolo civico. Nuovo punto fermo del nulla. Questa non è strategia. È improvvisazione condita di vanità. L’ennesimo giro di giostra in cui ci si racconta più bravi, più civici, più tutto. Ma senza consenso. Senza popolo. E forse, senza nemmeno una lista. Non abbiamo la presunzione della verità. Ma rivendichiamo un metodo: osservare, ragionare, dire la nostra. Perché è questo il dovere dell’informazione. Bella o brutta che sia. È l’informazione, bellezza. Tutto il resto è Carta Straccia. Piaccia o non piaccia. Questo è. Luigi Palamara #reggiocalabria #polocivico #politica #luigipalamara #palamaraluigi #luispal #luipal #lupa #cartastraccia #editoriali ♬ nhạc nền - Kho Âm Nhạc Giải Trí

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