La Calabria che suda freddo. Cronache di un’attesa, tra garanzie e presagi
Editoriale di Luigi Palamara
Di certo, in Calabria, oggi c’è solo l’incertezza.
Un avviso di garanzia arriva sulla scrivania del Presidente Occhiuto, e scatta la miccia del sospetto. Si grida al complotto, si invoca il rispetto per le istituzioni, si accende – ancora una volta – il fuoco fatuo del garantismo a orologeria. La politica si agita, i giornali titolano, gli addetti ai lavori si appassionano.
Ma il popolo? Nulla. Non si scompone. Non si emoziona. Non più.
È il riflesso stanco di una società assuefatta all’inchiesta, al blitz mattutino, alla conferenza stampa tra carabinieri e magistrati. Non c’è indignazione, non c’è sorpresa. Solo una rassegnata scrollata di spalle. In Calabria, l’avviso di garanzia è ormai parte dell’arredo istituzionale.
E tuttavia, si dice – e il verbo è sempre lo stesso: “si dice” – che all’orizzonte stia per abbattersi un vero terremoto giudiziario. Uno scossone di quelli che fanno saltare i vertici e riscrivono le geografie del potere. Boatos? Forse. Ma i boatos, in Calabria, non sono mai del tutto innocenti. Sono sibili che spesso precedono il boato.
Intanto, la regione suda. Ma non è solo il caldo africano di quest’estate crudele. È un sudore freddo, di chi sente che qualcosa sta per accadere ma non sa bene cosa. È l’angoscia di un’attesa che non ha ancora nome né volto. Ed è proprio in questa nebbia densa e afosa che il “doman” appare nella sua forma più vera: imperscrutabile, inquietante.
Ma non è più il domani leopardiano dei sogni infranti. È un domani cinico, burocratico, giudiziario. Eppure, è da questi vuoti che nascono i pieni. Forse, proprio da questa stanchezza può emergere un sussulto di dignità.
O forse no. Perché il vero terremoto, ormai, non scuote più i palazzi. Ma le coscienze, se ancora ne restano.
"Del doman non v'è certezza".
Luigi Palamara
Reggio Calabria 30 giugno 2025
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