Calabria, dove la destra si specchia e non si riconosce più.
Editoriale di Luigi Palamara che non ha mai smesso di credere che il potere senza vergogna è solo arroganza
Soffia un gelo che è più che politico. È un silenzio carico di presagi quello calato sulla Cittadella di Catanzaro. Forza Italia, che nel Sud e in particolare in Calabria era diventata il fiore all’occhiello del centrodestra, oggi sembra accerchiata, sotto scacco. La notizia dell’indagine a carico del presidente Roberto Occhiuto e i primi provvedimenti restrittivi nei confronti di alcuni dei suoi più fidati uomini e donne non sono solo segnali giudiziari: sono colpi mortali al cuore di un sistema che da anni governa come se il potere fosse un bene privato, da gestire senza rispetto alcuno.
Pier Silvio Berlusconi lo ha capito. E con parole chirurgiche, in punta di palinsesto, ha tagliato corto: servono volti nuovi, idee nuove. Ma soprattutto una mentalità nuova. Ha detto ad alta voce quello che da tempo molti sussurravano nei corridoi del potere romano: Forza Italia si è “romanizzata”, snaturata, allontanata da quella visione futurista e imprenditoriale che fu del Cavaliere. È diventata gestione, non più passione. Conservazione, non più conquista.
E in Calabria, dove il partito ha centralizzato ogni cosa nelle mani di Occhiuto, questa metamorfosi ha preso le sembianze di un “presidenzialismo feudale”. Con l’aggravante di una narrazione social martellante, che ha messo in ombra assessori, consiglieri, persino la realtà. Dalla sanità alle infrastrutture, dalla promozione turistica alla raccolta differenziata: tutto aveva un solo volto, un solo nome. Ora quel nome è sotto inchiesta. E con lui tutto il castello rischia di crollare.
Ma non è solo una questione giudiziaria. Il problema è politico e prima ancora morale. In una terra che gestisce miliardi di euro – spesso europei – con leggerezza e senza controllo, dove il mantra è “spandi e spendi”, dove la sanità pubblica è un disastro annunciato mentre le cliniche private galleggiano in un mare d’oro, qualcosa si è rotto. I calabresi non si curano più, ma il sistema continua a curare se stesso. Non rinuncia né al potere né, tantomeno, ai soldi facili, non sudati e non meritati.
E allora viene da chiedersi: è davvero solo Forza Italia a essere in crisi? O è tutto il centrodestra che, perso il suo volto più riconoscibile, rischia di non rialzarsi più? Perché se cade Occhiuto – e non è detto che non accada – cade un equilibrio precario costruito sul vuoto politico più totale. Non ci sono alternative credibili, non ci sono eredi pronti, non ci sono leader che abbiano il coraggio di uscire dal bozzolo dell’apparato.
Il centrosinistra, se ne avesse uno straccio di lucidità strategica, dovrebbe solo spingere la palla in rete. Ma anche lì, come da tradizione, ci si muove sottotraccia, con nomi ancora troppo timidi, senza il guizzo che serve a sfruttare un’occasione storica.
Intanto in Regione si gira come fantasmi: facce pallide, sguardi bassi, dichiarazioni centellinate, e la sensazione che la “transumanza” – quella tipica migrazione politica tutta calabrese – stia per ripartire. Chi può, cerca già una scialuppa. Chi non può, spera che il temporale passi senza fare troppi danni.
Ma il cielo, questa volta, non promette schiarite. E forse, per la prima volta da vent’anni, si intravede una vera resa dei conti. Politica, giudiziaria e soprattutto morale. Perché la Calabria, quella vera, è stanca. E ha smesso di credere nei salvatori in giacca blu e sorriso bianco. Ora vuole solo qualcuno che la rispetti.
Perché chi tradisce il potere, può anche salvarsi. Ma chi tradisce la fiducia, non merita più nemmeno il silenzio.
Luigi Palamara Tutti I diritti riservati
#robertoocchiuto
#avvisodigaranzia
#calabria #forzaitalia #politica
#piersilvioberlusconi
0 Commenti