La fila è per i comuni mortali
Editoriale di Luigi Palamara
C’era una volta il potere che si nascondeva. Che almeno fingeva pudore. Che, se beccato con le dita nel barattolo del privilegio, si affrettava a ritrarsi, magari con una faccia contrita, una scusa sincera, un "non succederà più".
Oggi no.
Oggi il potere non si nasconde: si giustifica. Sempre.
Anche l’ingiustificabile.
La scena è questa: un aeroporto, una fila come tante, gente comune che aspetta sotto il peso dell’afa, delle valigie e della pazienza. Poi passa lei, la moglie del ministro Urso, accompagnata dalla scorta. Non un urlo, non una scusa. Solo un “prego, signora”. Il tappeto invisibile del potere che si srotola sotto i suoi passi.
A denunciare il fatto non è un militante rabbioso, ma Luca Zingaretti, uno che nella coscienza collettiva italiana ha il volto burbero e giusto di Montalbano. E allora ecco che il vaso si rompe. E la rabbia esce. Perché siamo stufi. Di tutto. Di questi gesti. Di questa spocchia. Di questa arroganza diventata sistema.
Il ministro Urso non si scusa. Si spiega. E nel suo spiegare aggiunge giustificazioni su giustificazioni: “Decide la scorta.” “Ero al telefono.” “Portavo la valigia.” “Dovevo andare a un incontro sull’Ilva.” E infine, il colpo di scena degno di un thriller: una lettera con due proiettili, minacce alla moglie.
E qui, con tutto il rispetto per la gravità delle minacce (che nessuno minimizza), ci chiediamo: è questa la linea di difesa?
Che chiunque si azzardi a criticare un privilegio venga zittito dalla carta coperta della sicurezza nazionale?
Intanto, per la gente normale — quella che la scorta non ce l’ha, quella che la fila la fa tutta, quella che non ha valigie portate da altri ma bollette da pagare — non ci sono attenuanti. Nessuno ti chiede se sei al telefono. Se hai fretta. Se sei stanco. Nessuno ti giustifica. Ti puniscono. Ti ammoniscono. Ti multano. E guai a protestare.
È questo il nodo: una distanza tra potere e popolo che non è più tollerabile. Un’élite che si giustifica e un Paese che si stanca. Che osserva, incassa e s’incattivisce. E che — attenzione — sta perdendo fiducia, persino nel buon senso.
La moglie del ministro ha saltato la fila. La scorta ha detto “prego”. Il ministro ha detto “non è nel mio stile”.
No, ministro.
Il problema è proprio che ormai è diventato lo stile.
Luigi Palamara Tutti I diritti riservati
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