L’infamia del debito non pagato: l’abisso morale dell’uomo senza dignità.
di MPC Mancu Pu Cazzu
Continuare a non pagare un debito è la più ignobile delle infamie, un marchio indelebile che sigilla la condanna morale di chi sceglie la via della menzogna e dell’abbandono. Non si tratta di semplice negligenza o difficoltà passeggera: è una scelta di vita, una resa totale alla disonestà e al parassitismo.
Chi non onora i propri debiti non è un uomo, ma un verme che striscia nell’ombra della propria miseria interiore. È un parassita, un vampiro sociale che succhia la linfa vitale degli altri, che vive di sotterfugi e di scuse, senza un briciolo di orgoglio o dignità. È un traditore: prima di tutto di sé stesso, poi di chi ha creduto e confidato in lui.
Il debito è un vincolo sacro, un patto di fiducia che, se spezzato, mina le fondamenta stesse della convivenza civile. Continuare a sfuggirgli significa non solo vivere nella menzogna, ma scegliere volontariamente l’abisso della disonorevolezza.
Non esiste giustificazione, non c’è attenuante che tenga: chi non paga deve essere guardato con disgusto, deve essere chiamato per nome nella sua miseria morale. L’unica via d’uscita per chi ha scelto questa strada è il riscatto totale — il ritorno al mondo degli uomini passa solo attraverso il riconoscimento del torto, il pagamento integrale e il recupero dell’orgoglio perduto.
Fino ad allora, chi non paga è soltanto un cadavere morale, un’esistenza vuota, un parassita senza diritti né rispetto.
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