Occhiuto non vede. Ma i suoi uomini parlano per lui.
Editoriale di Luigi Palamara
In Calabria, il potere non si limita a governare. Si nomina, si premia, si protegge. E, talvolta, si indaga.
Gli uomini più vicini al presidente Roberto Occhiuto — amici, ex soci, consulenti, dirigenti — sono oggi al centro di un’inchiesta della Procura di Catanzaro che, pur nel massimo riserbo, mostra contorni sempre più precisi. E allarmanti.
Non si parla solo di sanità. C’è di mezzo un sistema: affidamenti, accreditamenti, incarichi pubblici assegnati senza trasparenza a una cerchia ristretta di fedelissimi. Una fitta rete che pare rispondere più alla logica della fedeltà personale che a quella della competenza o del merito.
Occhiuto, al momento, non è formalmente indagato. Ma qui non parliamo di funzionari deviati o schegge impazzite. Parliamo del vertice. Di scelte. Di nomine. Di uomini messi lì, a presidiare potere e risorse.
E mentre la Procura procede a passi lenti ma sicuri, la politica reagisce come sempre: gridando al complotto. Ma questa volta l’alibi non regge. Non ci sono fughe in avanti né giustizialismi. C’è solo un lavoro silenzioso di chi indaga e una difesa sempre più nervosa di chi teme che la diga possa cedere.
La verità, quella giudiziaria, arriverà. Ma politicamente, una verità c’è già: la gestione Occhiuto è entrata nel cono d’ombra di un sistema opaco, dove la distinzione tra interesse pubblico e interesse privato si è fatta sempre più labile.
E in tutto questo, la domanda vera è una: quanto sapeva il presidente? E quanto ha scelto di non vedere?
Intanto destino vuole che oggi 7 luglio 2025 Roberto Occhiuto sia nella Top Five dei Presidenti di Regione.
È la statistica bellezza.
Luigi Palamara
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