Editors Choice

5/recent/post-list

Elezioni in Calabria, il tempo dell’uomo giusto al posto giusto.

Elezioni in Calabria, il tempo dell’uomo giusto al posto giusto.

C’è un tempo per la diplomazia e uno per la verità. E la verità, oggi, in Calabria, ha un volto: quello di Giuseppe Falcomatà.

Editoriale di Luigi Palamara


La politica è una liturgia che si consuma tra atti formali e battaglie di sottobosco. In Calabria, il rito si è ufficialmente aperto con le dimissioni di Roberto Occhiuto. Fine di un’epoca breve e mediocre, che lascia dietro di sé più conferenze stampa che riforme compiute. Ora si balla. E si balla sul crinale di un’autonomia che resta incompiuta e su una credibilità istituzionale sempre in debito di ossigeno.

Il centrosinistra — che da anni in Calabria si comporta come un naufrago in cerca d’autore — è chiamato a una scelta. Ma non una scelta qualsiasi. Una scelta che potrebbe dire qualcosa non solo alla Calabria, ma all’Italia intera: che la buona politica esiste ancora, che la competenza non è un fastidio, che le istituzioni non sono passerelle.

Tra le molteplici ipotesi che affollano le redazioni e i tavoli dei partiti, c’è un nome che non è solo papabile. È plausibile, anzi necessario: Giuseppe Falcomatà.
Per una volta, si abbia il coraggio di dirlo senza balbettare.
Senza cedere alla moda suicida della sinistra di giocare a perdere con il candidato sbagliato nel momento giusto.

Falcomatà non è un outsider. È uno che ha già indossato il peso delle istituzioni e ne conosce il profumo acre, la solitudine, la fatica. Dieci anni alla guida di Reggio Calabria sono una croce e insieme una medaglia: una scuola politica e amministrativa che nessun europarlamentare di passaggio, nessun teorico della sinistra da talk show può improvvisare.

Il garbo istituzionale, che oggi è merce rara, Falcomatà ce l’ha nella voce, nei gesti misurati, nella capacità di parlare al popolo senza alzare la voce. La competenza, che è diventata quasi un difetto nei palazzi della politica-spettacolo, in lui è sostanza quotidiana: bilanci, piani regolatori, crisi sociali, emergenze ambientali. Non ha governato da sindaco, ha resistito. E in Calabria, resistere è già governare.

S’intende, non mancano le alternative. Pasquale Tridico, per esempio. Un uomo competente, certo. Ma la sua biografia è ancora troppo ancorata alle stanze romane, ai numeri, ai dossier. Non basta una brillante esperienza all’INPS per capire i battiti irregolari di questa terra. Lo stesso dicasi per Irto, Alecci, o per i sindaci dell'area nord: profili rispettabili, ma nessuno che abbia, oggi, la stoffa per guidare un fronte largo e credibile.

Perché vincere, in Calabria, non è solo un fatto di voti. È un fatto di voce. Di legittimità. Di empatia.

E Falcomatà ha quella voce che può tenere insieme le istanze della città e dei borghi, le lacrime degli operai e l’amarezza degli intellettuali, l’esasperazione dei giovani e la dignità degli anziani. È un politico, sì, ma è anche figlio di una storia: di una sinistra calabrese che ha conosciuto il coraggio, prima di diventare prudenza.

Entro Ferragosto — dicono — si deciderà. Ma non c’è più tempo per giochi di equilibrio, per candidature funzionali a beghe interne o a scambi tra partiti. O si ha il coraggio di indicare un profilo vincente e autorevole, oppure si riconsegnerà la Calabria al centrodestra senza nemmeno combattere.

E allora basta con le riunioni, le note stampa, i vertici infiniti.
Il centrosinistra, se vuole davvero esistere, deve imparare a scegliere.
E oggi la scelta si chiama Giuseppe Falcomatà.

Non l’uomo perfetto. Ma l’uomo giusto, nel momento giusto.

Non è mai l’ora degli eroi
Ma ogni tanto, sarebbe anche ora di smettere di accontentarsi dei comprimari.

Luigi Palamara Tutti i diritti riservati Reggio Calabria 6 agosto 2025

#calabria #centrosinistra #candidato
#presidente #giuseppefalcomatà
#reggiocalabria

Posta un commento

0 Commenti