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Il Ponte, la promessa, il dubbio e il sogno.

Il Ponte, la promessa,  il dubbio e il sogno.

Non sarà solo un ponte, ma una posizione geografica che cambierà lo skyline non solo della Calabria e della Sicilia, ma dell'Italia intera.

Editoriale di Luigi Palamara


Ci sono parole che, a forza di essere pronunciate, diventano geografia. E ci sono sogni che, a furia di essere sognati, rischiano di svanire nel risveglio. Il Ponte sullo Stretto di Messina è entrambe le cose: parola che si fa confine, sogno che sfida la storia.

Da Santa Trada alla costa di Ganzirri, quel tratto di mare che separa la Calabria dalla Sicilia è da sempre il luogo dove l’Italia si guarda allo specchio. E si interroga: vogliamo essere davvero un Paese unito, o solo un arcipelago di interessi distanti?

Matteo Salvini oggi è il volto politico di questo sogno antico. Un volto che sorprende, perché solo pochi anni fa — nei tempi dei cori da stadio e delle battaglie nordiste — sembrava impossibile immaginare il leader della Lega a parlare di ponti e di Sud con accenti di passione autentica. Ma la politica, quando è fatta di realtà e non di rancore, evolve. E il Meridione, oggi, non è più lo spauracchio di un’Italia doppia, ma la scommessa di un’Italia intera.

Il ministro delle Infrastrutture lo dice con ottimismo. Un ottimismo “inguaribile”, come ha ammesso lui stesso. “Il ponte si farà.” È una frase netta, che fa sperare. Ma chi ha conosciuto troppe promesse non può più concedere fiducia senza riserva.

Perché c’è un dato — asciutto, tecnico, ma pesante — che non può passare inosservato: se il ponte non si farà, l’Italia sarà comunque chiamata a pagare una penale di 1,5 miliardi di euro. Un debito senza opera, una sconfitta senza ponte. È questo, più di tutto, che inquieta. Non il rischio di sbagliare, ma quello di fallire senza nemmeno tentare.

Eppure, qualcosa è cambiato. Il Ponte, che un tempo era simbolo di divisione ideologica, oggi appare come un gesto di unione. Non più un muro di parole, ma un tentativo di connessione tra territori, economie, storie. Non un capriccio d’ingegneria, ma una visione di Paese.

La Calabria, con il suo silenzio antico e la sua pazienza storica, guarda. Non senza timore. Non senza memoria. Ma con quella dignità che non si piega mai al cinismo. Qui non c’è bisogno di proclami, ma di fiducia. Quella fiducia che si dà a chi sa riconoscere i propri errori e, forse, anche alle proprie metamorfosi. Anche alla Lega, anche a Salvini. Perché il cambiamento, quando è sincero, è il fondamento di ogni vera politica.

L'Aspromonte insegna: si può essere dolci come un campo di ginestre e spietati come le sue gole. Qui si ama, ma si osserva. Si sogna, ma si pesa. E allora, sì: viva il ponte. Ma che sia un ponte vero, fatto di acciaio, di ingegno, di trasparenza. Non l’ennesimo disegno incompiuto sulla carta d’Italia.

Aspetteremo. E giudicheremo. Non con rancore, ma con la forza calma di chi, da sempre, non chiede miracoli, ma semplicemente rispetto.

Luigi Palamara
Reggio Calabria, 7 agosto 2025
Per “Carta Straccia” – Opinioni & Memoria

Ne abbiamo parlato con Giuseppe Mattiani, Consigliere Regionale della Lega, in questa breve intervista.

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@luigi.palamara Il Ponte, la promessa, il dubbio e il sogno. Non sarà solo un ponte, ma una posizione geografica che cambierà lo skyline non solo della Calabria, della Sicilia e dell'Italia intera. Editoriale di Luigi Palamara Ci sono parole che, a forza di essere pronunciate, diventano geografia. E ci sono sogni che, a furia di essere sognati, rischiano di svanire nel risveglio. Il Ponte sullo Stretto di Messina è entrambe le cose: parola che si fa confine, sogno che sfida la storia. Da Santa Trada alla costa di Ganzirri, quel tratto di mare che separa la Calabria dalla Sicilia è da sempre il luogo dove l’Italia si guarda allo specchio. E si interroga: vogliamo essere davvero un Paese unito, o solo un arcipelago di interessi distanti? Matteo Salvini oggi è il volto politico di questo sogno antico. Un volto che sorprende, perché solo pochi anni fa — nei tempi dei cori da stadio e delle battaglie nordiste — sembrava impossibile immaginare il leader della Lega a parlare di ponti e di Sud con accenti di passione autentica. Ma la politica, quando è fatta di realtà e non di rancore, evolve. E il Meridione, oggi, non è più lo spauracchio di un’Italia doppia, ma la scommessa di un’Italia intera. Il ministro delle Infrastrutture lo dice con ottimismo. Un ottimismo “inguaribile”, come ha ammesso lui stesso. “Il ponte si farà.” È una frase netta, che fa sperare. Ma chi ha conosciuto troppe promesse non può più concedere fiducia senza riserva. Perché c’è un dato — asciutto, tecnico, ma pesante — che non può passare inosservato: se il ponte non si farà, l’Italia sarà comunque chiamata a pagare una penale di 1,5 miliardi di euro. Un debito senza opera, una sconfitta senza ponte. È questo, più di tutto, che inquieta. Non il rischio di sbagliare, ma quello di fallire senza nemmeno tentare. Eppure, qualcosa è cambiato. Il Ponte, che un tempo era simbolo di divisione ideologica, oggi appare come un gesto di unione. Non più un muro di parole, ma un tentativo di connessione tra territori, economie, storie. Non un capriccio d’ingegneria, ma una visione di Paese. La Calabria, con il suo silenzio antico e la sua pazienza storica, guarda. Non senza timore. Non senza memoria. Ma con quella dignità che non si piega mai al cinismo. Qui non c’è bisogno di proclami, ma di fiducia. Quella fiducia che si dà a chi sa riconoscere i propri errori e, forse, anche alle proprie metamorfosi. Anche alla Lega, anche a Salvini. Perché il cambiamento, quando è sincero, è il fondamento di ogni vera politica. Aspromonte insegna: si può essere dolci come un campo di ginestre e spietati come le sue gole. Qui si ama, ma si osserva. Si sogna, ma si pesa. E allora, sì: viva il ponte. Ma che sia un ponte vero, fatto di acciaio, di ingegno, di trasparenza. Non l’ennesimo disegno incompiuto sulla carta d’Italia. Aspetteremo. E giudicheremo. Non con rancore, ma con la forza calma di chi, da sempre, non chiede miracoli, ma semplicemente rispetto. Luigi Palamara Reggio Calabria, 7 agosto 2025 Per “Carta Straccia” – Opinioni & Memoria Ne abbiamo parlato con Giuseppe Mattiani, Consigliere Regionale della Lega, in questa breve intervista. #matteosalvini #pontesullostretto #giuseppemattiani #santatrada #lega #reggiocalabria #pilone #messina #calabria #sicilia #italia ♬ suono originale - Luigi Palamara
@luigi.palamara Matteo Salvini a Santa Trada, la promessa sospesa Per chi non lonsapesse ancora esiste un luogo, in Calabria, dove il tempo sembra affacciarsi sul mare e attendere. Si chiama Santa Trada. E proprio da lì, oggi, Matteo Salvini ha voluto segnare un punto: non solo geografico, ma simbolico. Il Pilone che sovrasta lo Stretto — vestigia di un progetto interrotto — è stato il fondale scelto per raccontare il nuovo capitolo dell’eterna promessa: il Ponte sullo Stretto di Messina. Nessuna teatralità eccessiva. Nessuna parola fuori posto. Il Vicepremier ha usato i toni della concretezza. Ha parlato di date — cantieri entro l’autunno, attraversamento previsto tra il 2032 e il 2033 — e di numeri: 13,5 miliardi di euro di investimento, di cui 11 già coperti. Ma più delle cifre, a impressionare è stata la determinazione con cui Salvini ha voluto riaffermare che “il ponte si farà”, e che sarà “una cura” per una terra troppo spesso condannata al silenzio e all’attesa. Dietro di lui, il paesaggio imponente dello Stretto. Intorno, giornalisti, amministratori locali, cittadini. In lontananza, le polemiche. Il sindaco di Reggio Calabria, Giuseppe Falcomatà, ha parlato di passerella elettorale. Ma Salvini ha risposto con l’agenda dei fatti. “L’ambiente sarà rispettato, i territori saranno ascoltati,” ha detto. Una dichiarazione d’intenti più che una rassicurazione. Ma basterà? La domanda non è nuova. Il Ponte è stato, da sempre, qualcosa di più di un progetto ingegneristico. È stato un'idea. Un sogno. Un oggetto di fede e di polemica. È stato, per decenni, lo specchio dell’Italia che sogna in grande ma fatica a costruire. Eppure oggi qualcosa, forse, è cambiato. L’approvazione del progetto esecutivo, il via libera del CIPESS, l’impegno finanziario: sono tutti tasselli reali, tangibili. Il Ponte, se verrà davvero costruito, cambierà la geografia fisica del Sud. Ma ciò che resta incerto è se riuscirà a cambiare anche quella politica, economica, sociale. Se riuscirà a ridurre le distanze non solo tra le due sponde, ma tra la promessa e la fiducia. Tra chi governa e chi attende. “Le grandi opere servono, ma solo se accompagnate da piccoli atti quotidiani di onestà e responsabilità.” “I sogni non bastano: serve verità. Serve che il Ponte non sia solo cemento, ma coscienza.” Oggi, dalla terrazza di Santa Trada, si è parlato di futuro. Ora, tocca vedere se quel futuro saprà camminare — e non solo sventolare — sopra il mare. Luigi Palamara Editoriale da Santa Trada – 7 agosto 2025 Carta Straccia | Opinioni #matteosalvini #santatrada #pilone #villasangiovanni #giusicaminiti #reggiocalabria #giuseppefalcomatà #editoriale #luigipalamara #palamaraluigi #luispal #luipal #lupa ♬ suono originale - Luigi Palamara

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