GRIGORIJ PERELMAN: L’UOMO CHE HA RIFIUTATO IL MONDO

RUBRICA LE STORIE DEL MONDO.

GRIGORIJ PERELMAN: L’UOMO CHE HA RIFIUTATO IL MONDO

Nelle metropolitane di San Pietroburgo, tra il sibilo dei treni e l’odore di ferro, passa un uomo che sembra un’ombra.
Porta una giacca lisa, la barba incolta, gli occhi persi in un altrove che nessuno riesce a vedere.
La gente lo evita, come si evita chi non appartiene a nulla.
Eppure, quell’uomo solitario ha risolto uno dei più grandi misteri della mente umana: la Congettura di Poincaré.
Un problema che per un secolo ha umiliato scienziati e accademie, e che lui, Grigorij Perelman, ha risolto con la pazienza di un monaco e la precisione di un dio.

Quando gli offrirono un milione di dollari, lui rispose soltanto:
“Non mi serve.”
E così, in un’epoca in cui si compra tutto, anche la gloria, Perelman ha compiuto il gesto più scandaloso di tutti: non vendersi.


L’UOMO CHE HA SCELTO IL SILENZIO
Il suo appartamento è un guscio di cemento.
Dentro, pochi libri, una lampada, la madre che gli prepara il tè e il silenzio — quel silenzio pieno, quasi religioso, che solo gli uomini puri riescono a sopportare.
Perelman non dà interviste, non insegna, non si mostra.
Forse non crede più che la conoscenza possa redimere l’uomo, ma solo difenderlo per un istante dalla volgarità del mondo.

Corrado Alvaro avrebbe detto che è un uomo rimasto fedele a se stesso, e che la fedeltà, oggi, è una forma di dolore.
Perché chi resta fedele, resta solo.


IL GENIO COME TESTIMONE DI UNA SCONFITTA
C’è, nel suo gesto, qualcosa di antico.
Un rifiuto che non è superbia, ma pudore.
Come se la verità, una volta trovata, non avesse bisogno di palchi, ma di silenzio e distanza.
Perelman non si è ritirato per disprezzo del mondo, ma per non contaminare la sua opera con il chiasso del successo.

È un uomo che ha capito che la scienza non redime più — non salva, non consola — ma può ancora essere un modo di restare onesti.
E allora si è fatto da parte, come fanno gli alberi in autunno: senza clamore, ma con una dignità che commuove.


UN UOMO CONTRO IL TEMPO
Viviamo in un’epoca che teme il silenzio e venera l’apparenza.
Dove anche il genio deve farsi fotografare, dove ogni verità deve diventare contenuto, dove la ricompensa è più importante del merito.
Perelman, invece, ha scelto di restare irriducibile.
E nel suo rifiuto c’è una nostalgia di purezza che ricorda la Russia dei poeti e dei santi, ma anche quel sentimento mediterraneo che Alvaro chiamava “tristezza per le cose perdute”.

Perché forse, nel suo sguardo perso tra i binari, non c’è solo la malinconia di un uomo stanco del mondo, ma la domanda più antica di tutte:
che senso ha la conoscenza, se non ci rende migliori?


L’ULTIMO UOMO LIBERO
Grisha Perelman non è un santo, né un eroe.
È semplicemente un uomo che ha avuto il coraggio di dire no.
E quel no, detto con la calma di chi non vuole convincere nessuno, suona oggi come un grido nell’era del rumore.

Forse è vero: a San Pietroburgo, nella folla che scorre indifferente, non cammina un barbone, ma l’ultimo uomo libero.
Uno che ha scelto la solitudine per restare integro.
Uno che “ha conservato il sentimento dell’onore in un mondo che lo ha dimenticato.”

Luigi Palamara 
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