La misura dei legami. La dignità di scegliere chi merita il nostro tempo, il nostro rispetto, la nostra fiducia.
La misura dei legami
La dignità di scegliere chi merita il nostro tempo, il nostro rispetto, la nostra fiducia.
L'Editoriale di Luigi Palamara
Nella vita arriva un momento in cui un uomo impara a dare un nome alle proprie scelte interiori. È allora che le sue parole diventano più essenziali, più vere, come scolpite dalla fatica e dalla memoria. “Io non cerco nuovi amici. Quelli che ho mi bastano e avanzano”, non sto tracciando un confine per timore, ma per rispetto di ciò che sono diventato.
Non è un rifiuto del mondo. È il riconoscimento che la ricchezza non si misura dal numero dei volti che ti circondano, ma dalla qualità delle anime che mi restano accanto. Il sentimento non ha bisogno di essere gridato per essere forte, e dove la fedeltà è una promessa che non si esprime a voce alta, ma che si dimostra ogni giorno.
“Pretendo e do rispetto”, non lancio una sfida. Dichiaro la mia regola di vita. Il rispetto, per me, non è una formalità: è ciò che mi permette di camminare a testa alta, di guardare negli occhi chiunque senza abbassare lo sguardo. È la dignità consapevole di chi ha conosciuto la fatica e per questo non tollera la superficialità.
E quando dico che “affetto, stima e simpatia devono essere reciproche”, rivelo una verità di cui la società moderna sembra essersi dimenticata: che il cuore umano non è una piazza aperta a tutti, ma una stanza raccolta, da concedere solo a chi sa entrarci senza profanarla.
Non cerco consensi, non inseguo lodi. Pretendo soltanto che ciò che dono abbia lo stesso peso di ciò che ricevi. È una forma di giustizia intima, una moralità che appartiene ai caratteri integri e ai temperamenti che non hanno paura della solitudine.
Voglio che venga riconosciuta la stessa fermezza degli uomini silenziosi dell'Aspromonte, capaci di gesti piccoli ma assoluti. Voglio che sentiate, dietro la miaa schiettezza, la traccia di una vita vissuta con misura, dove ogni legame è scelto e custodito, mai lasciato al caso.
Nelle mie parole non c’è durezza, come qualcuno potrebbe credere. C’è la protezione della mia interiorità, la consapevolezza che certi legami non si rinnovano ogni giorno: resistono. Ci accompagnano. Fanno da scudo nei momenti in cui il vento cambia direzione.
Io non cerco nuovi amici perché ho imparato il valore di quelli veri.
Perché so che la reciprocità non è un privilegio, ma un diritto dell’anima.
Perché ho compreso che la fedeltà — quella che conta davvero — non ha bisogno di molte voci, ma di poche presenze che restano.
E così, nelle mie parole, non c’è chiusura.
C’è, piuttosto, la nobiltà di chi conosce il proprio cuore e non lo svende.
Luigi Palamara
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