Quando il danno diventa irreversibile
L'Editoriale di Luigi Palamara
Probabilmente mi prenderò un lungo periodo di riposo.
Non per debolezza, ma per la mia salute fisica e psichica: quando il fango arriva fino al collo, non è dignitoso nuotare, è necessario fermarsi, respirare, recuperare lucidità.
E ricostruire ciò che altri hanno tentato di demolire con la leggerezza di chi gioca con la vita altrui come fosse un passatempo.
Chiedo ai miei lettori di avere pazienza — la mia voce tornerà.
E tornerà come deve: precisa, dura, affilata.
Il danno è fatto.
Non c’è poesia nell’essere diffamati, né romanticismo nell’essere travolti da cattiverie.
La reputazione non è un vestito che si cambia: è pelle.
Quando te la strappano, non rimane un arrossamento: rimane carne viva.
E chi lo fa lo sa.
Perché la bassezza non è mai un incidente: è una scelta.
I segnali arrivano puntuali: mani sporche che cercano di trascinarti nel loro stesso pantano, parole distorte come specchi da luna park, insinuazioni cucite nell’ombra.
E tu, dicono, dovresti esserne preparato.
Sciocchezze.
A essere pronti alla cattiveria degli altri non ci si riesce mai davvero.
E intanto ti tolgono la serenità.
A te, a tua figlia, alle tue nipoti, agli amici che ti stanno accanto.
Colpiscono te, ma sanguina chi ami.
E questo — lo ripeto — non è tollerabile.
Perciò si apre la battaglia.
Tribunali, carte, avvocati, testimonianze: la giustizia ha la voce lenta, ma è l’unica che non mente.
E davanti a quella voce porterò chi ha infangato, diffamato, calunniato, violato, offeso, minacciato, insinuato.
Nessuno escluso.
Non per vendetta: quella è roba da piccoli.
Io voglio verità.
E la pretenderò fino in fondo.
Recuperare la reputazione sarà lungo, costoso, estenuante.
Ma è nei percorsi in salita che si vede di che pasta è fatto un uomo.
E io, a differenza di altri, non vivo all’ombra degli altri: non ho bisogno di gettare fango per sembrare più alto.
Nel frattempo osservo.
Mi difendo.
Annoto ogni colpo basso, ogni parola storta, ogni gesto che puzza di mediocrità travestita da moralismo.
Perché la dignità — quella vera — non è negoziabile.
Non si può cancellare.
Si difende con la fermezza di chi sa di avere ragione e non ha alcuna intenzione di chinare la testa.
Questo è un momento delicato, difficile, logorante.
Ma ha un pregio: mette a nudo tutto.
Gli amici veri restano.
Gli opportunisti scappano.
Gli ipocriti si tradiscono da soli.
La vita, per quanto crudele, insegna.
E la sua lezione è semplice:
i nemici peggiori non sono quelli che ti affrontano, ma quelli che provano a colpirti di lato, sperando che tu cada senza accorgerti di loro.
Ma io ho occhi per vedere, memoria per ricordare e giustizia per agire.
Riposerò, sì.
Ricostruirò.
E quando tornerò, lo farò con la forza di chi è stato ferito ma non spezzato.
Perché la speranza non è ingenuità: è resistenza.
Ed è l’ultimo baluardo che nessuna cattiveria potrà mai abbattere.
Luigi Palamara
Giornalista e Artista Aspromontàno
#editoriale #luigipalamara #palamaraluigi #luispal #luipal
@luigi.palamara Quando il danno diventa irreversibile L'Editoriale di Luigi Palamara Probabilmente mi prenderò un lungo periodo di riposo. Non per debolezza, ma per la mia salute fisica e psichica: quando il fango arriva fino al collo, non è dignitoso nuotare, è necessario fermarsi, respirare, recuperare lucidità. E ricostruire ciò che altri hanno tentato di demolire con la leggerezza di chi gioca con la vita altrui come fosse un passatempo. Chiedo ai miei lettori di avere pazienza — la mia voce tornerà. E tornerà come deve: precisa, dura, affilata. Il danno è fatto. Non c’è poesia nell’essere diffamati, né romanticismo nell’essere travolti da cattiverie. La reputazione non è un vestito che si cambia: è pelle. Quando te la strappano, non rimane un arrossamento: rimane carne viva. E chi lo fa lo sa. Perché la bassezza non è mai un incidente: è una scelta. I segnali arrivano puntuali: mani sporche che cercano di trascinarti nel loro stesso pantano, parole distorte come specchi da luna park, insinuazioni cucite nell’ombra. E tu, dicono, dovresti esserne preparato. Sciocchezze. A essere pronti alla cattiveria degli altri non ci si riesce mai davvero. E intanto ti tolgono la serenità. A te, a tua figlia, alle tue nipoti, agli amici che ti stanno accanto. Colpiscono te, ma sanguina chi ami. E questo — lo ripeto — non è tollerabile. Perciò si apre la battaglia. Tribunali, carte, avvocati, testimonianze: la giustizia ha la voce lenta, ma è l’unica che non mente. E davanti a quella voce porterò chi ha infangato, diffamato, calunniato, violato, offeso, minacciato, insinuato. Nessuno escluso. Non per vendetta: quella è roba da piccoli. Io voglio verità. E la pretenderò fino in fondo. Recuperare la reputazione sarà lungo, costoso, estenuante. Ma è nei percorsi in salita che si vede di che pasta è fatto un uomo. E io, a differenza di altri, non vivo all’ombra degli altri: non ho bisogno di gettare fango per sembrare più alto. Nel frattempo osservo. Mi difendo. Annoto ogni colpo basso, ogni parola storta, ogni gesto che puzza di mediocrità travestita da moralismo. Perché la dignità — quella vera — non è negoziabile. Non si può cancellare. Si difende con la fermezza di chi sa di avere ragione e non ha alcuna intenzione di chinare la testa. Questo è un momento delicato, difficile, logorante. Ma ha un pregio: mette a nudo tutto. Gli amici veri restano. Gli opportunisti scappano. Gli ipocriti si tradiscono da soli. La vita, per quanto crudele, insegna. E la sua lezione è semplice: i nemici peggiori non sono quelli che ti affrontano, ma quelli che provano a colpirti di lato, sperando che tu cada senza accorgerti di loro. Ma io ho occhi per vedere, memoria per ricordare e giustizia per agire. Riposerò, sì. Ricostruirò. E quando tornerò, lo farò con la forza di chi è stato ferito ma non spezzato. Perché la speranza non è ingenuità: è resistenza. Ed è l’ultimo baluardo che nessuna cattiveria potrà mai abbattere. Luigi Palamara Giornalista e Artista Aspromontàno #editoriale #luigipalamara #palamaraluigi #luispal #luipal ♬ suono originale - Luigi Palamara
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