Qui Forza Italia. La corrente che dice di non esserci.
L'Editoriale di Luigi Palamara
Un modo tutto italiano di fare politica: negarla mentre la si pratica. È una tradizione antica, quasi artigianale, come il vino fatto in casa o le promesse elettorali. E Forza Italia, oggi, ne offre un esempio da manuale. La corrente che dice di non esserci. Ma c’è. Eccome se c’è.
In politica nulla accade per caso, e ciò che appare improvviso è quasi sempre il risultato di un lavoro paziente, condotto lontano dai riflettori. La presenza di Veronica Rigoni tra gli amministratori di una pagina Facebook che invoca Roberto Occhiuto segretario nazionale di Forza Italia non è una svista tecnica né un colpo di testa di qualche militante troppo zelante. È una firma. Come quelle che i vecchi contadini incidevano sugli alberi per ritrovare il sentiero al ritorno.
C’è una regola non scritta che chi frequenta il potere impara presto: le correnti non esistono finché non diventano indispensabili. Poi emergono, ma senza dichiararsi. Governano in silenzio. E chi le nega con eccessiva energia non lo fa per fede, ma per cautela. Perché in politica la prudenza è la forma più comune dell’ambizione.
Antonio Tajani richiama don Sturzo e ammonisce: «Le correnti sono il cancro del partito». Una frase alta, solenne, quasi devota. Ma spesso le parole più nobili servono a coprire un’inquietudine. Se il pericolo non fosse reale, non ci sarebbe bisogno di nominarlo. La politica, come la vita nei piccoli paesi, avverte i cambiamenti prima ancora di saperli spiegare.
Dalla Calabria, Roberto Occhiuto parla piano. Nessuna sfida, nessuna ambizione. Solo un convegno, solo un’idea, solo un’area liberale da ravvivare. Tutto molto misurato, tutto molto corretto. Ma la politica non si fa solo con ciò che si dice: si fa con ciò che si prepara. E oggi la preparazione passa dai social, che non sono più una vetrina, ma un cantiere.
La pagina che oggi chiede Occhiuto segretario non nasce dal nulla. Ha una storia lunga, coerente, fedele come un’ombra. Cambia nome, cambia funzione apparente, ma non cambia sostanza: accompagnare una leadership, legittimarla, renderla inevitabile. Non è un salto nel buio, è l’ultimo gradino di una scala che qualcuno sale da tempo.
E poi c’è il dettaglio. Quello che, come sempre, tradisce tutto. Tra gli amministratori compare Veronica Rigoni, il motore silenzioso della macchina comunicativa del governatore. Dove c’è lei non c’è improvvisazione. C’è metodo. C’è visione. C’è una strategia che non nasce per gioco.
Si dirà: i social sono liberi, ognuno può desiderare ciò che vuole. Vero. Ma quando il desiderio ha una struttura, una regia e una continuità, smette di essere un sogno e diventa una prova generale. Quel “noi” non è un plurale retorico. È un soggetto politico in costruzione.
Forza Italia è oggi un partito sospeso, come una casa rimasta senza il suo fondatore. C’è chi difende l’ordine esistente e chi, senza alzare la voce, prova a indicare una direzione nuova. Non è una guerra dichiarata, è qualcosa di più moderno e più ipocrita: una scalata che finge di non voler salire.
I partiti italiani non muoiono per mancanza di consenso, ma per eccesso di finzione. E spesso chi dice di non voler guidare è già in cammino verso il posto di comando. La corrente c’è. Si muove. Comunica. Lavora. Non da oggi.
Negarla è comprensibile. Crederla assente, ormai, è una scelta. Perché la politica non chiede fede, chiede attenzione. E i segni, quando sono così chiari, non vogliono commenti. Vogliono solo essere riconosciuti.
Luigi Palamara
Giornalista e Artista Aspromontàno
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