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L'errore che non si può permettere. Editoriale di Luigi Palamara

L'errore che non si può permettere
Editoriale di Luigi Palamara 
C’è un’antica massima del giornalismo anglosassone che dice: “Check, double check, and re-check.” Controlla, ricontrolla, poi controlla ancora. Sembra elementare, quasi ovvia. Eppure, in un’epoca di isteria comunicativa e giustizialismo a gettone, ci ritroviamo dinanzi a un caso che grida vendetta non solo alla logica, ma al buon senso: l’eurodeputata Giusi Princi, coinvolta nel cosiddetto “Huaweigate”, per un incontro a cui — pare — non ha mai partecipato. Anzi, peggio: un incontro che la stessa Princi sostiene abbia avuto luogo quando ancora non era nemmeno europarlamentare.

Ora, non serve il fiuto d’un cronista d’altri tempi né la sensibilità sociologica per avvertire l’eco inquietante di un processo mediatico che precede, schiaccia e infanga la realtà. L’onorevole Princi si trovava quel giorno, come risulta da documenti e testimonianze, a Reggio Calabria alla recita di fine anno della figlia. Non a Bruxelles. Non in un’ombra di complotto, ma nella luce disarmante della normalità.

Com’è possibile, ci chiediamo, un errore tanto grossolano? Chi ha messo il timbro senza leggere? Chi ha deciso che bastava una somiglianza, un’ipotesi, una suggestione per gettare un nome — e una reputazione — nel fango? Un europarlamentare, per quanto giovane e di recente nomina, non può essere sbattuto nel tritacarne senza il minimo dovere di verifica. Non è solo un errore. È un danno. Un danno grave all’immagine, alla persona e — non dimentichiamolo — alla credibilità stessa delle istituzioni europee e della magistratura belga.

Siamo davanti alla solitudine del potere e della vulnerabilità dei simboli; o ancora peggio davanti la superficialità e l’incompetenza travestita da zelo. Il segno di un’epoca che ha smarrito il rigore e la responsabilità.

Se le scuse non arriveranno, e in fretta, l’errore non sarà solo "di persona", ma di sistema. E allora sarà troppo tardi per salvare non solo una carriera, ma un principio: quello che prima di accusare, bisogna almeno verificare dove fosse l’accusata.

Luigi Palamara 

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