
@luigi.palamara PONTE CALOPINACE. Quando il cemento diventa memoria. E la politica torna a camminare Editoriale di Luigi Palamara la Diretta di Giuseppe Falcomatà Sindaco di Reggio Calabria e della Città Metropolitana Reggio Calabria, 12 giugno 2025 – Ci sono giornate in cui la cronaca si fa storia. Giorni in cui un’opera pubblica, attesa da anni e derisa come l’ennesima incompiuta, si materializza finalmente nel paesaggio urbano come un fatto compiuto. Oggi, sotto il sole vivo di giugno, l’aria di Reggio Calabria ha il profumo inconfondibile delle cose fatte. Il Ponte sul Calopinace, simbolo per troppo tempo di paralisi e promesse tradite, si erge ora come una spina dorsale urbana, un gesto concreto verso la modernità. Non è solo un ponte. È un varco nella memoria collettiva di questa città. Presenti al sopralluogo e alla fase finale dei lavori il Sindaco Giuseppe Falcomatà, il Vicesindaco Paolo Brunetti, l’Assessore Carmelo Romeo, lAssessore Paolo Malara e il delegato allo sport Giovanni Latella. Cinque figure istituzionali, questa volta non per annunciare, ma per testimoniare. Perché oggi non si inaugura un sogno, ma si certifica un risultato. Un ponte, mille simboli Il ponte Calopinace non è lungo, né monumentale. Ma ha il peso specifico delle opere civili che riannodano la fiducia fra cittadini e istituzioni. Collegherà il Lungomare Falcomatà al Parco Lineare Sud, ridando continuità a una visione di città più vivibile, più accessibile, più europea. Un’opera così semplice e necessaria che per anni è sembrata impossibile. Ritardi, rescissioni, gabbie d’armatura sbagliate, cambi di impresa, interruzioni per contenziosi. Eppure oggi le travi architettoniche in cemento armato sono lì, posate. La gru è in opera, e la città può cominciare a intravedere il giorno in cui questo ponte verrà attraversato da persone in carne e ossa – non solo da progetti su carta. Il tempo della parola e quello del silenzio Nel 2020, questa opera doveva essere completata in 120 giorni. Ne sono passati oltre mille. E in un’epoca in cui il tempo della politica sembra sincronizzato solo con la velocità dei comunicati stampa, il completamento del Ponte sul Calopinace impone un ripensamento: sulla misura del fare, sul valore del silenzio operativo rispetto al frastuono delle promesse. Se i nomi delle autorità oggi presenti servono a testimoniare un risultato e non a rivendicare primogeniture, allora questo è un giorno importante. Perché quando la politica parla attraverso le opere, e non solo attraverso i microfoni, accade una cosa rara: torna credibile. Da incompiuta a infrastruttura Il ponte sul Calopinace è l’esempio perfetto dell’Italia delle incompiute che, in casi come questo, riesce a riscattarsi. Ma serve dirlo con chiarezza: il ponte non è ancora aperto. Dopo la posa delle travi, dovranno completarsi l’impalcato, la pista ciclabile, i collaudi. E servirà l’autorizzazione finale di ANAS. Nulla è ancora pienamente concluso. Ma oggi si volta pagina. Non solo perché la gru è visibile a tutti, ma perché – finalmente – nessuno parla più di "ritardi fisiologici", ma di impegni mantenuti. L’arte del governo è l’arte della continuità Il completamento del ponte, oggi, non ha un colore politico. Non è bandiera né vanto di parte. È il frutto di una continuità amministrativa che, pur tra mille ostacoli, ha saputo traghettare un’opera dal cassetto alla realtà.
♬ suono originale - Luigi Palamara
@luigi.palamara PONTE CALOPINACE. Quando il cemento diventa memoria. E la politica torna a camminare Editoriale di Luigi Palamara la Diretta di Giuseppe Falcomatà Sindaco di Reggio Calabria e della Città Metropolitana Reggio Calabria, 12 giugno 2025 – Ci sono giornate in cui la cronaca si fa storia. Giorni in cui un’opera pubblica, attesa da anni e derisa come l’ennesima incompiuta, si materializza finalmente nel paesaggio urbano come un fatto compiuto. Oggi, sotto il sole vivo di giugno, l’aria di Reggio Calabria ha il profumo inconfondibile delle cose fatte. Il Ponte sul Calopinace, simbolo per troppo tempo di paralisi e promesse tradite, si erge ora come una spina dorsale urbana, un gesto concreto verso la modernità. Non è solo un ponte. È un varco nella memoria collettiva di questa città. Presenti al sopralluogo e alla fase finale dei lavori il Sindaco Giuseppe Falcomatà, il Vicesindaco Paolo Brunetti, l’Assessore Carmelo Romeo, lAssessore Paolo Malara e il delegato allo sport Giovanni Latella. Cinque figure istituzionali, questa volta non per annunciare, ma per testimoniare. Perché oggi non si inaugura un sogno, ma si certifica un risultato. Un ponte, mille simboli Il ponte Calopinace non è lungo, né monumentale. Ma ha il peso specifico delle opere civili che riannodano la fiducia fra cittadini e istituzioni. Collegherà il Lungomare Falcomatà al Parco Lineare Sud, ridando continuità a una visione di città più vivibile, più accessibile, più europea. Un’opera così semplice e necessaria che per anni è sembrata impossibile. Ritardi, rescissioni, gabbie d’armatura sbagliate, cambi di impresa, interruzioni per contenziosi. Eppure oggi le travi architettoniche in cemento armato sono lì, posate. La gru è in opera, e la città può cominciare a intravedere il giorno in cui questo ponte verrà attraversato da persone in carne e ossa – non solo da progetti su carta. Il tempo della parola e quello del silenzio Nel 2020, questa opera doveva essere completata in 120 giorni. Ne sono passati oltre mille. E in un’epoca in cui il tempo della politica sembra sincronizzato solo con la velocità dei comunicati stampa, il completamento del Ponte sul Calopinace impone un ripensamento: sulla misura del fare, sul valore del silenzio operativo rispetto al frastuono delle promesse. Se i nomi delle autorità oggi presenti servono a testimoniare un risultato e non a rivendicare primogeniture, allora questo è un giorno importante. Perché quando la politica parla attraverso le opere, e non solo attraverso i microfoni, accade una cosa rara: torna credibile. Da incompiuta a infrastruttura Il ponte sul Calopinace è l’esempio perfetto dell’Italia delle incompiute che, in casi come questo, riesce a riscattarsi. Ma serve dirlo con chiarezza: il ponte non è ancora aperto. Dopo la posa delle travi, dovranno completarsi l’impalcato, la pista ciclabile, i collaudi. E servirà l’autorizzazione finale di ANAS. Nulla è ancora pienamente concluso. Ma oggi si volta pagina. Non solo perché la gru è visibile a tutti, ma perché – finalmente – nessuno parla più di "ritardi fisiologici", ma di impegni mantenuti. L’arte del governo è l’arte della continuità Il completamento del ponte, oggi, non ha un colore politico. Non è bandiera né vanto di parte. È il frutto di una continuità amministrativa che, pur tra mille ostacoli, ha saputo traghettare un’opera dal cassetto alla realtà.
♬ suono originale - Luigi Palamara@luigi.palamara PONTE CALOPINACE. Quando il cemento diventa memoria. E la politica torna a camminare Editoriale di Luigi Palamara la Diretta di Giuseppe Falcomatà Sindaco di Reggio Calabria e della Città Metropolitana Reggio Calabria, 12 giugno 2025 – Ci sono giornate in cui la cronaca si fa storia. Giorni in cui un’opera pubblica, attesa da anni e derisa come l’ennesima incompiuta, si materializza finalmente nel paesaggio urbano come un fatto compiuto. Oggi, sotto il sole vivo di giugno, l’aria di Reggio Calabria ha il profumo inconfondibile delle cose fatte. Il Ponte sul Calopinace, simbolo per troppo tempo di paralisi e promesse tradite, si erge ora come una spina dorsale urbana, un gesto concreto verso la modernità. Non è solo un ponte. È un varco nella memoria collettiva di questa città. Presenti al sopralluogo e alla fase finale dei lavori il Sindaco Giuseppe Falcomatà, il Vicesindaco Paolo Brunetti, l’Assessore Carmelo Romeo, lAssessore Paolo Malara e il delegato allo sport Giovanni Latella. Cinque figure istituzionali, questa volta non per annunciare, ma per testimoniare. Perché oggi non si inaugura un sogno, ma si certifica un risultato. Un ponte, mille simboli Il ponte Calopinace non è lungo, né monumentale. Ma ha il peso specifico delle opere civili che riannodano la fiducia fra cittadini e istituzioni. Collegherà il Lungomare Falcomatà al Parco Lineare Sud, ridando continuità a una visione di città più vivibile, più accessibile, più europea. Un’opera così semplice e necessaria che per anni è sembrata impossibile. Ritardi, rescissioni, gabbie d’armatura sbagliate, cambi di impresa, interruzioni per contenziosi. Eppure oggi le travi architettoniche in cemento armato sono lì, posate. La gru è in opera, e la città può cominciare a intravedere il giorno in cui questo ponte verrà attraversato da persone in carne e ossa – non solo da progetti su carta. Il tempo della parola e quello del silenzio Nel 2020, questa opera doveva essere completata in 120 giorni. Ne sono passati oltre mille. E in un’epoca in cui il tempo della politica sembra sincronizzato solo con la velocità dei comunicati stampa, il completamento del Ponte sul Calopinace impone un ripensamento: sulla misura del fare, sul valore del silenzio operativo rispetto al frastuono delle promesse. Se i nomi delle autorità oggi presenti servono a testimoniare un risultato e non a rivendicare primogeniture, allora questo è un giorno importante. Perché quando la politica parla attraverso le opere, e non solo attraverso i microfoni, accade una cosa rara: torna credibile. Da incompiuta a infrastruttura Il ponte sul Calopinace è l’esempio perfetto dell’Italia delle incompiute che, in casi come questo, riesce a riscattarsi. Ma serve dirlo con chiarezza: il ponte non è ancora aperto. Dopo la posa delle travi, dovranno completarsi l’impalcato, la pista ciclabile, i collaudi. E servirà l’autorizzazione finale di ANAS. Nulla è ancora pienamente concluso. Ma oggi si volta pagina. Non solo perché la gru è visibile a tutti, ma perché – finalmente – nessuno parla più di "ritardi fisiologici", ma di impegni mantenuti. L’arte del governo è l’arte della continuità Il completamento del ponte, oggi, non ha un colore politico. Non è bandiera né vanto di parte. È il frutto di una continuità amministrativa che, pur tra mille ostacoli, ha saputo traghettare un’opera dal cassetto alla realtà.
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@luigi.palamara *Ponte sul Calopinace, iniziata la posa delle travi. Falcomatà: «E' un passo importante. Un progetto travagliato, ma l’Amministrazione ha sempre creduto nell’opera»* �_Per il vicesindaco con delega ai Lavori Pubblici Paolo Brunetti «Si tratta di un giorno molto atteso, che segna un punto di svolta dopo tante difficoltà tecniche e burocratiche»_ Con l'avvio della posa delle travi del ponte sul torrente Calopinace si compie un passo concreto verso l’ultimazione di un’infrastruttura fondamentale per la città dello Stretto. L’attesa opera, giunta a questo punto dopo aver superato numerose difficoltà tecniche e burocratiche, permetterà di collegare la parte finale del Lungomare Falcomatà con la zona sud di Reggio Calabria. Un importante e positivo cambiamento anche per il sistema della viabilità cittadina, con la futura apertura di un collegamento strategico che consentire di avvicinare la zona sud della città al centro cittadino, completando un unico fronte mare di 6 chilometri dalla zona portuale alla zona aeroportuale della città. Le operazioni di cantierizzazione e di sistemazione delle prime quattro travi, giunte nella notte, sono iniziate sin dalle prime ore del mattino. Le altre tre arriveranno in nottata e saranno posizionate già domani. Complessivamente sono sette le travi portanti che reggeranno la struttura del nuovo impalcato. Qui alcune immagini della posa della prima trave e le interviste al sindaco Giuseppe Falcomatà, al vicesindaco con delega ai Lavori Pubblici Paolo Brunetti e al Dirigente Lavori Pubblici Bruno Doldo #pontecalopinace #reggiocalabria #giuseppefalcomatà #paolobrunetti #brunodoldo ♬ suono originale - Luigi Palamara
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