Lo Stato delle Famiglie: quando la Repubblica diventa un affare privato
Editoriale di Luigi Palamara
Esiste un’Italia che lavora, suda, aspetta. Che studia di notte e guida di giorno. Un’Italia che non ha santi in paradiso, né padri in Parlamento. È l’Italia che deve fare la fila — e spesso viene respinta. Poi ce n’è un’altra, più fortunata, che entra senza bussare. Non perché ha più talento, ma perché ha il cognome giusto.
La recente elezione di Geronimo La Russa alla presidenza dell’ACI — l’Automobile Club d’Italia — ha fatto rumore. Non per meriti mancati: è avvocato, ha ricoperto incarichi interni all’ente, guida la sede di Milano. Ma per ciò che questa nomina rappresenta. Non è solo la promozione di un dirigente. È l’ennesima puntata di un copione ben noto: quello della Repubblica dei Figli, dove il potere si trasmette per via ereditaria.
La sua ascesa è arrivata subito dopo un emendamento, infilato in un decreto, che ha cambiato le regole del gioco. Un emendamento che ha costretto alle dimissioni il predecessore, Angelo Sticchi Damiani, rieletto con il 91% dei voti. Un emendamento che — guarda caso — ha spalancato la porta a un nuovo corso, più vicino alla maggioranza di governo. E dentro quella porta, guarda caso, è entrato il figlio del Presidente del Senato.
I partiti di opposizione (M5S, PD, AVS) hanno denunciato un uso privato delle istituzioni. Parlano di “familismo”, “amichettismo”, “oligarchia familiare”. Hanno chiesto chiarimenti in Aula, protestato in commissione, e sollevato interrogazioni formali. Ma a chi governa, la cosa sembra non turbare più di tanto. Perché in fondo, nel nostro Paese, la parentela continua a pesare più del curriculum.
Ecco allora il punto: non è solo una questione di legalità, ma di legittimità morale. Di etica pubblica. Di credibilità delle istituzioni. Perché se lo Stato si comporta come un condominio a gestione familiare, la fiducia dei cittadini si sgretola.
Il potere vero è quello che si rinnova, non quello che si conserva. E Corrado Alvaro ci ricordava che “la disperazione più grande è vivere in un Paese dove il talento non ha valore”. Non serve aggiungere altro. Serve solo guardarsi intorno — e decidere se questa è ancora la Repubblica che vogliamo.
Luigi Palamara
#ignaziolarussa
#geronimolarussa
#aci
#politica
#etica
0 Commenti