Gli inutili e il nulla

Gli inutili e il nulla

Editoriale di Luigi Palamara

C’è qualcosa di marcio nella società della visibilità. Un’infezione sottile e viscida, che non risparmia nessuno che osi – anche solo per sbaglio – uscire dalla fila, distinguersi, emergere. Il prezzo della sovraesposizione non è la gloria, ma la condanna. E non te la infliggono i potenti, ma gli insignificanti. Gli inutili. Quelli che non hanno fatto nulla, non sanno nulla, ma parlano di tutto.

Gente che non conosci e che non ti conosce, ma che ti odia con la foga dei frustrati e l’odio cieco degli impotenti. Non hanno altro. Non hanno arte, né mestiere, né vita propria. E allora si aggrappano alla tua. Ti osservano, ti imitano, ti provocano. Perché è l’unico modo che hanno per sentirsi vivi.

E quando ti puntano il dito contro – con quell’arroganza da vermi convinti di essere serpenti – godono. Oh, se godono. Un momento di visibilità rubata, una manciata di like, l’illusione di contare qualcosa nel mucchio.

Ma il bello viene dopo. Perché i problemi, come le malattie, arrivano in fretta. A volte in silenzio, a volte con un boato. Ma per curarli, serve tempo. E io quel tempo lo impiego bene. Lo impiego per farvi ricordare – uno per uno – il giorno in cui mi avete incrociato. E che avreste dovuto passar dritto.

A voi che pensavate di infangare e farla franca, dico solo questo: non è vendetta. È simmetria. È restituire al mittente esattamente ciò che ha spedito. Solo che io non dimentico, e la memoria, quando è accompagnata dalla determinazione, sa essere letale.

Non indietreggio. Non tratto. Non perdono.

Perché se nella vostra misera esistenza fatta di invidia e rumore pensavate che io fossi una tappa facile del vostro cammino, vi siete sbagliati. Io sono un muro. E vi ci siete appena schiantati.

Godetevi pure la gloria del momento. Ma preparatevi al conto. Sarà lungo, amaro, e legale.

E no, non è odio. È giustizia. La sola che capiate.

Luigi Palamara

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