Agosto, polvere e corda tesa
Occhiuto scaricato dagli alleati con un biglietto di solo andata?
Editoriale di Luigi Palamara
Tira un’aria da scirocco nelle stanze della politica calabrese. Non quello che sposta i tendoni e accarezza il mare, ma quello che si infila negli occhi e li irrita, che fa sudare le mani e incollare i pensieri. Roberto Occhiuto, Presidente con la giacca sempre in ordine e il sorriso calibrato, si trova su un filo che non vibra: scricchiola. E lo scricchiolio arriva fino a Roma, dove gli alleati – quelli che fino a ieri giuravano fedeltà – iniziano a parlottare a mezza voce, a guardare orologi e calendari.
Il fine agosto promette di essere rovente. Non solo per le temperature che schiacciano la Calabria sotto il sole, ma perché mentre le aule giudiziarie sono in ferie, le cancellerie politiche accumulano carte e sospetti. “Materiale esplosivo”, direbbe un vecchio cronista di provincia. E quando si accumula esplosivo, lo sappiamo, basta una scintilla. Forse, la miccia è già accesa.
La ricandidatura di Occhiuto, con le dimissioni a far da prologo teatrale, ha lasciato tutti di sasso. Un colpo di scena degno di un regista consumato, se non fosse che qui non si recita: si governa. Ma a Roma la trama non convince. Si sussurra che l’inchiesta che lo sfiora sia un rischio troppo alto, che una novità giudiziaria potrebbe trasformare la campagna elettorale in una corsa verso il precipizio. E allora? Ci si troverebbe a cambiare cavallo in corsa, con il traguardo già in vista e il pubblico che non sa nemmeno chi tifa.
Il centrosinistra, dal canto suo, non affonda il colpo. Anzi, appare come un pugile che si allaccia i guantoni dopo che è suonato il gong. Tridico tentenna, Falcomatà scalda i motori, Stasi crede ancora alla rimonta. Ma intanto, il copione è sempre lo stesso: candidature dell’ultima ora, tavoli infiniti, nomi che si consumano nelle discussioni prima ancora di arrivare in piazza.
In mezzo, Occhiuto si muove come un attore solitario. Registra reel, stringe mani, sorride tra i cantieri, mentre i suoi stessi alleati – in silenzio – si chiedono quanto potrà durare la recita. La domanda è semplice e feroce: se Roma decidesse di staccare la spina, chi avrebbe il coraggio di dirglielo in faccia?
La Calabria, intanto, resta spettatrice. Ha già visto questo film: leader acclamati e poi scaricati, alleanze che si disfano come pane vecchio, promesse lasciate ad ammuffire nei cassetti. Forse, il vero dramma non è il destino di Occhiuto, ma la condanna di un’intera terra a essere sempre il set di storie già raccontate. Con un finale che, puntualmente, conosciamo già.
E così, tra il sole che arroventa e la polvere che si alza dalle strade, la Calabria si ritrova ancora una volta a guardare il carro passare, senza sapere se applaudire o fischiare. Di Occhiuto e delle sue fortune politiche, tra un mese forse parleremo al passato. O forse no. Ma una cosa è certa: in politica, come nella vita, nessuno è indispensabile e tutti sono sostituibili. Soprattutto quando il filo sul quale camminano è più sottile della pazienza degli alleati.
Luigi Palamara Tutti I diritti riservati Reggio Calabria 13 agosto 2025
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