Operazione “Penalty”: scoperta un’associazione per frodi sportive. Cinque arresti tra Calabria e Toscana

Operazione “Penalty”: scoperta un’associazione per frodi sportive. Cinque arresti tra Calabria e Toscana
di Luigi Palamara 

Reggio Calabria, 29 ottobre 2025 — È stata presentata oggi, nel corso di una conferenza stampa presso la Procura della Repubblica di Reggio Calabria, l’operazione “Penalty”, coordinata dal procuratore Giuseppe Borrelli e dal procuratore aggiunto Stefano Musolino, condotta congiuntamente dai Carabinieri del Comando Provinciale di Reggio Calabria e dal Nucleo Speciale di Polizia Valutaria della Guardia di Finanza di Roma.
L’indagine ha portato all’esecuzione di cinque misure cautelari agli arresti domiciliari per associazione a delinquere finalizzata alle frodi sportive.


Le origini dell’indagine
In un’intervista rilasciata poco prima della conferenza stampa, il procuratore Bombardieri ha spiegato che l’indagine è nata da una segnalazione dell’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli, che aveva evidenziato anomalie nel flusso di scommesse relative a partite dei campionati giovanili.
La segnalazione riguardava in particolare la gara Benevento–Cesena del campionato Primavera 2, disputata nel gennaio 2024 e arbitrata da Luigi Catanoso, individuato come presunto promotore dell’organizzazione.

«Abbiamo ritenuto di richiedere una misura cautelare per un fenomeno di frodi sportive — ha spiegato il procuratore — poiché non è emerso, allo stato, il diretto coinvolgimento di calciatori. L’associazione era promossa da un arbitro, con l’obiettivo di alterare i risultati di alcune partite, inizialmente dei settori giovanili, per realizzare profitti attraverso le scommesse illegali.»


Il meccanismo illecito
Le scommesse sospette relative alla partita Benevento–Cesena avevano raggiunto un importo complessivo di 41.000 euro, di cui 219 giocate su 288 indirizzate sulla vittoria del Benevento.
L’anomalia più evidente riguardava la concentrazione territoriale delle puntate, provenienti in gran parte da Comuni calabresi come Condofuri, Melito di Porto Salvo, Palizzi Marina e Reggio Calabria, aree senza alcun legame con le squadre in campo.

Le indagini, sviluppate nel corso del 2024, hanno permesso di ricostruire un sodalizio criminale composto da cinque persone, tra cui due soggetti toscani che gestivano punti scommesse fittizi e conti gioco intestati a terzi. Questi fungevano da “cassa” dell’organizzazione, ricevendo e movimentando i proventi delle scommesse, anche tramite piattaforme di gioco non autorizzate e operanti fuori dall’Unione Europea.


Le partite truccate e gli arbitri coinvolti
Dalle risultanze investigative, confermate dal giudice per le indagini preliminari, risultano quattro incontri alterati:

1. Benevento–Cesena (Primavera 2)


2. Hellas Verona–Cagliari (Primavera 1)


3. Sassuolo–Verona (Primavera 1)


4. Empoli–Lazio (Primavera 1) – in questo caso il tentativo di manipolazione non è andato a buon fine.


Il meccanismo non prevedeva il coinvolgimento diretto dei calciatori, ma la corruzione di arbitri incaricati di influenzare l’esito delle partite.
Le alterazioni riguardavano soprattutto la concessione di calci di rigore o decisioni favorevoli al raggiungimento di determinate soglie di scommessa, come il “goal/over” (numero di reti segnate).

Oltre a Catanoso, è stato citato un altro arbitro, Catanzaro, che però avrebbe successivamente preso le distanze dall’attività illecita, denunciando le pressioni ricevute. Per questo motivo, non è stato destinatario di misura cautelare.

Il ruolo della collaborazione interistituzionale
Durante la conferenza stampa, il generale Cesario Totaro, comandante provinciale dei Carabinieri di Reggio Calabria, ha sottolineato come l’indagine «abbia colpito non solo un circuito economico illecito, ma anche i valori etici e sportivi su cui si fonda l’attività agonistica».
Ha poi ricordato che la collaborazione tra le diverse forze dell’ordine è stata «fondamentale per garantire un’azione investigativa completa e tempestiva».

Il colonnello Piergiorgio Vanni del Nucleo Speciale di Polizia Valutaria ha evidenziato la «sinergia tra le forze di polizia e la magistratura» come elemento decisivo per ricostruire i flussi di denaro e individuare i siti di scommesse illegali.


Un sistema in espansione
Secondo quanto emerso dalle attività tecniche, il gruppo criminale stava progettando di espandere le proprie operazioni anche ai campionati professionistici, puntando così a un salto di qualità.
Tale proposito, sebbene non ancora concretizzato, ha contribuito a motivare la richiesta e l’applicazione delle misure cautelari.


Il procuratore aggiunto Stefano Musolino, intervenuto nella parte finale della conferenza, ha confermato che «le indagini sono ancora in corso» e che la Procura si riserva di valutare eventuali impugnazioni rispetto alla parte del provvedimento non accolta.
Ha inoltre ribadito che non risultano, allo stato, coinvolte società sportive né calciatori, ma che «l’attenzione resta alta» su eventuali connessioni con circuiti di scommesse internazionali.

I nomi degli arrestati
Secondo quanto reso noto, tra i cinque destinatari delle misure cautelari figura Luigi Catanoso, ritenuto il promotore dell’associazione.
Sono coinvolti anche due soggetti toscani gestori di punti scommesse e altri due indagati calabresi. L’identità completa sarà resa nota nei documenti ufficiali a disposizione degli organi di stampa.

Operazione “Penalty”, dunque, si inserisce in un contesto sempre più complesso di infiltrazioni nel mondo delle scommesse sportive, dove il confine tra gioco legale e illecito appare sempre più sottile.
La Procura di Reggio Calabria e le forze dell’ordine ribadiscono la volontà di «difendere la legalità e i valori dello sport» da ogni forma di manipolazione e corruzione.

Luigi Palamara 
Tutti I diritti riservati 
Reggio Calabria 29 ottobre 2025
@luigi.palamara

OPERAZIONE “PENALTY". Video integrale della Conferenza stampa Dalle prime ore di oggi 29 ottobre, i Carabinieri del Comando Provinciale di Reggio Calabria e i Finanzieri del Nucleo Speciale di Polizia Valutaria della Guardia di Finanza, stanno dando esecuzione a una misura cautelare di sottoposizione agli arresti domiciliari, emessa dal Tribunale di Reggio Calabria nei confronti di 5 soggetti, indagati per il reato di associazione a delinquere finalizzata alle frodi sportive. Le indagini, coordinate da questa Procura della Repubblica di Reggio Calabria, iniziate nel gennaio del 2024 dai Carabinieri del Nucleo Investigativo di Reggio Calabria e proseguite anche con la partecipazione dei Finanzieri del Nucleo Speciale di Polizia Valutaria, che già investigava con altra Procura della Repubblica, hanno avuto origine da una segnalazione dell’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli relativa ad un flusso anomalo di scommesse su di un incontro calcistico della categoria Primavera. L’attività investigativa che ne è derivata – come confermata, allo stato, dalle valutazioni del Giudice per le Indagini Preliminari - ha permesso di raccogliere gravi elementi in ordine all’esistenza di un’associazione a delinquere finalizzata alla frode sportiva, promossa e diretta da un arbitro della Sezione di Reggio Calabria delle categorie Primavera, Primavera 2 e Serie C, il quale dirigeva l’arbitraggio di diversi incontri calcistici, in modo da indirizzare il risultato finale e farlo convergere verso gli esiti oggetto di scommesse mirate effettuate dai membri del sodalizio. Anche in seguito alla sua sospensione da parte degli organi di giustizia sportiva che avevano accertato le prime irregolarità, il direttore di gara reggino individuava altri colleghi arbitri, designati per i singoli incontri sportivi, per poi avvicinarli e corromperli, mediante la dazione o la promessa di somme di denaro, che potevano arrivare anche a 10.000 euro a partita, sempre affinché questi conducessero una direzione di gara funzionale a far convergere il risultato verso l'esito delle scommesse effettuate dai membri dell'associazione. Secondo la ricostruzione avallata dal G.I.P., il sistema criminale vedeva la partecipazione di ulteriori indagati in qualità di partecipi dell'associazione, i quali fornivano supporto morale e materiale all’attività svolta dall’arbitro occupandosi anche di ricercare i contatti con i direttori di gara designati per le partite oggetto di scommessa oltre ad investire il proprio denaro sulle scommesse del gruppo, al fine di trarne un utile comune. Il modus operandi era semplice ma efficace: l’arbitro faceva in modo che le partite terminassero con un numero di goal tale da poter garantire il verificarsi del pronostico “over” (cioè il superamento di un numero totale di goal per ogni match). Il direttore di gara riusciva ad ottenere tale risultato concedendo un numero importante di rigori, molto spesso inesistenti. Altre volte invece favoriva una delle due squadre, normalmente quella le cui quotazioni permettevano introiti più elevati, espellendo giocatori delle squadre avversarie senza una reale motivazione. Queste decisioni risultavano avere un impatto assolutamente rilevante sull'epilogo delle gare, che era ben lontano da quello conseguente al corretto e leale svolgimento delle competizioni sportive. Proprio su quell’esito falsato e “pilotato” gli altri componenti dell’associazione scommettevano ingenti somme di denaro che fruttavano loro elevati guadagni. A finanziare l’associazione, soprattutto al fine di corrompere altri direttori di gara, erano due imprenditori toscani (padre e figlio), titolati di un’agenzia di scommesse di Sesto Fiorentino (FI), anche loro tratti in arresto. Nello specifico, l’associazione utilizzava anche l’attività di raccolta scommesse ubicata in Toscana per veicolare giocate per importi rilevanti sulle gare influenzate dagli episodi corruttivi. Gli accertamenti bancari e sui conti gioco utilizzati dall’associazione conse

♬ suono originale - Luigi Palamara

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