Lamberti, il sedicente candidato a sindaco che non vuole il potere (ma solo la città "normale")

Lamberti, il sedicente candidato a sindaco che non vuole il potere (ma solo la città "normale")

(cronache semiserie e satiriche – L’Editoriale di Luigi Palamara, un cronista che ha visto di peggio, ma non si rassegna mai.)


Arriva il momento, nella vita di ogni città del Sud, in cui un uomo in giacca, eloquio fluente e sguardo carismatico si alza e dice: “Io non voglio il potere. Voglio solo il bene della città.”
È in quel preciso istante che i reggini — popolo generoso ma con memoria da pesce rosso — dovrebbero iniziare a controllarsi e guardarsi intorno.

È arrivato dunque, in quel di Reggio Calabria, il dottor Eduardo Lamberti Castronuovo, medico, intellettuale, tribuno e, a suo dire, vittima dei “denigratori” — categoria universale che in Italia comprende chiunque osi alzare un sopracciglio.
Ha parlato con tono paterno e accento familiare, quello che trasforma ogni comizio in una confessione da barbiere. E ci ha spiegato che non cerca gloria, non cerca onori, non cerca nulla — tranne, s’intende, la carica di sindaco.

“Non è un titolo onorifico, ma oneroso”, ha detto. E aveva ragione: fare il sindaco, a Reggio, è un mestiere da equilibrista, tra buche, bilanci e beghe. Ma l’ha detto con quella voce che pare suggerire: “Se non lo faccio io, chi?”
Un tono da predestinato, da Mosè col diploma di medicina e la bici elettrica in garage.

Poi, la parte più dolce: “Chi è più bravo di noi si faccia avanti, gli stenderemo un tappeto rosso.”
Un’affermazione che suona generosa e democratica, ma ha l’aroma sottile della sfida cavalleresca.
Perché, diciamolo, in Italia nessuno stende tappeti rossi a chi gli ruba la poltrona — al massimo, gli fa trovare un tappeto persiano… arrotolato attorno al collo.

E mentre Lamberti parla di “una città normale e vivibile”, viene quasi voglia di credergli. Quasi.
Poi si ricorda che siamo a Reggio, dove anche i semafori hanno partito politico, e l’unica cosa davvero vivibile è la granita di mandorla.

Eppure c’è qualcosa di magnetico in questo candidato: una seduzione dialettica da romanzo ottocentesco.
Lo ascolti e ti sembra di vedere un Don Chisciotte con la cravatta di Marinella, che combatte contro i mulini a vento dell’indifferenza e della burocrazia.
Solo che, in fondo, anche lui — come tutti — sogna il lieto fine in fascia tricolore.

C’è in lui una sincerità teatrale, un candore calcolato, quel misto di idealismo e vanità che fa dei nostri politici dei personaggi irresistibili per un romanziere e insopportabili per un giornalista.
E quando conclude dicendo che “noi lavoriamo per il popolo, non per noi stessi”, il pubblico applaude, la piazza si commuove, e l’Italia — quella vera, fatta di disincanto e sarcasmo — sorride.

Perché in fondo, anche se non lo diciamo mai, amiamo i nostri candidati proprio per questo:
per la loro capacità di promettere la luna con la certezza che, alla fine, ci porteranno al massimo una lampadina fulminata.

E la notizia del giorno?
Il polo civico di Lamberti ha già pronte sei liste. Bisogna solo capire se sono già scritte nella sua testa o se, miracolosamente, le troveremo davvero candidate.

La Satira di Carta Straccia
a cura di Luigi Palamara
Tutti i diritti riservati – Reggio Calabria, 29 ottobre 2025

#satira #cartastraccia
#luigipalamara #reggiocalabria
#eduardolamberticastronuovo

Commenti