La bandierina del Ponte
L'Editoriale di Luigi Palamara
In Italia c'è una piccola, logora bandierina elettorale che da mezzo secolo passa di mano in mano tra politici, premier, e aspiranti salvatori del Mezzogiorno. È la bandierina del Ponte sullo Stretto, quella che ogni tot anni rispunta dalle soffitte della retorica per sventolare in prima serata, tra proclami, rendering 3D e solenni promesse di “svolta epocale”.
Oggi tocca a Roberto Occhiuto, governatore calabrese, impugnare il cimelio e difenderlo con ardore patriottico. Tuona contro la Corte dei Conti, definendola “assurda”, e parla del Ponte come dell’occasione di riscatto del Sud. Ma intanto, nei reparti ospedalieri calabresi, mancano medici, letti e perfino garze.
Prima di unire la Calabria alla Sicilia, forse sarebbe il caso di unire la Calabria… alla Sanità.
E mentre la politica litiga su piloni e acciaio, ecco spuntare l’ennesima perla: Webuild — la grande impresa che dovrebbe costruire il Ponte — ha già cominciato la ricerca di personale. Una mossa, diciamo, curiosa. Forse persino geniale, se vista dal lato giusto.
Perché — guarda un po’ — circola voce che lo Stato dovrà versare un miliardo e mezzo di euro di penale nel caso in cui l’opera non si faccia. Un piccolo dettaglio, ma abbastanza grande da far partire qualche “selezione preventiva”.
Una brutalità, certo, ma sicuramente con una motivazione.
Sarà forse quella cifra tonda, scintillante, scritta in miliardi e non in ideali?
Chiedo per un amico.
Intanto la bandierina continua il suo viaggio. Da Salvini a Occhiuto, da Occhiuto a chi verrà dopo, con la stessa disinvoltura con cui si passa una fiamma olimpica. Solo che qui la corsa non porta al traguardo, ma sempre al punto di partenza.
“Gli italiani non costruiscono ponti per attraversarli, ma per parlarne.”
“Non è un’opera pubblica: è un’illusione di massa, un’eterna campagna elettorale in formato acciaio.”
E così il Sud resta in attesa: non del Ponte, ma di un miracolo. Quello vero. Quello in cui i soldi pubblici non servono a finanziare le bandierine, ma a costruire ospedali, scuole e speranze che non crollino al primo colpo di vento.
Luigi Palamara Tutti I diritti riservati
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