La giungla dei Social e l’arte di sminuire.
L'Editoriale di Luigi Palamara
Un’antica massima latina, repetita iuvant, funziona come un’amara profezia nei tempi moderni. La si ripete, la si ribadisce, la si incide sul marmo virtuale dei social. E tuttavia non serve: l’eco si perde nel frastuono delle opinioni frettolose, dei giudizi sputati come noccioli di ciliegia.
Sui social — questa grande piazza dove tutti parlano e pochi ascoltano — vige una regola ferrea: sminuire. Sminuire tutto, sempre, a prescindere. Che sia un articolo, un’analisi, un’inchiesta o un semplice reportage: c’è sempre qualcuno pronto a spiegarti che hai visto male, capito peggio, scritto inutilmente.
E così chi legge, chi guarda, chi segue il mio lavoro rischia di cadere nella trappola più comune del nostro tempo: quella del sospetto, dell’insinuazione, dell’attacco gratuito travestito da “semplice constatazione”.
Io lo so, e non me ne vergogno: ciò che scrivo, ciò che racconto, i video che registro e le interviste che conduco sono frutto di fatica. Di studio. Di schiena dritta e di quella pretesa fastidiosa che alcuni chiamano professionalità. Non cerco applausi né codazzi di sostenitori. Ma neppure mi presto al tiro al bersaglio di chi confonde il giudizio con la libertà di offendere.
Leggo commenti come questi — perché sì, li leggo — e mi domando se a qualcuno non sia sfuggito un dettaglio elementare della convivenza civile:
“Non è mia abitudine giudicare… risparmi i suoi giudizi… si attenga esclusivamente alla cronaca degli eventi…”
Oppure, con un tono da salotto che vorrebbe farsi salace:
“Un articolo così smaccato… È stato un piacere leggerla. Prima.”
Che dirvi? Il lettore scontento è come il contribuente: reclama sempre, ringrazia mai. Chi pretende di dire allo scrittore cosa scrivere farebbe meglio a prendere carta e penna e scrivere da sé.
Più modestamente, ripeto: il mio lavoro lo offro gratuitamente. Senza sponsor, senza pubblicità, senza alcun tornaconto se non la libertà di essere onesto con ciò che vedo.
Leggete. Commentate. Criticate pure il contenuto, ma sol9 con la vostra opinione: è sano, è utile, è necessario.
Ma risparmiatevi — e risparmiatemi — il giudizio sulla mia persona. Nessuno ve l’ha chiesto.
Troppo difficile da capire? Pare di sì. Ma io continuo a ripeterlo: repetita iuvant, per chi ha ancora la buona volontà di ascoltare.
Un’ultima nota, che dovrebbe essere ovvia ma non lo è più in quest’epoca di copia-incolla selvaggio: ogni contenuto è protetto da copyright. Condividere il link è lecito. Rubare il contenuto no. La differenza è sottile solo per chi sceglie di non vederla.
E con questo ho esaurito la pazienza: “Ognuno si arrangi come può.”
Luigi Palamara
Tutti i diritti riservati
#editoriale #luigipalamara
Commenti
Posta un commento
LASCIA IL TUO COMMENTO. La tua opinione è importante.