Reggio Calabria, dove i giovani di Forza Italia hanno già iniziato a governare

Reggio Calabria, dove i giovani di Forza Italia hanno già iniziato a governare
L'Editoriale di Luigi Palamara 

Ci sono mattinate, e 0er giunta di domenica, che, nel teatro sonnolento della politica italiana, si distinguono come fendenti d’aria fresca. E l’assemblea congiunta dei Coordinamenti reggini di Forza Italia, stipata nella Sala “Monteleone”, è stata una di queste.
Non per le parole, che la politica abbonda di parole. Ma per chi parlava: decine di giovani, molti dei quali non più semplici comparse ma classe dirigente reale, già con responsabilità amministrative, già con la schiena dritta di chi non si limita ad applaudire – ma decide.

E questo, nel panorama reggino (e non solo), è un’anomalia che merita di essere annotata a margine, sottolineata e forse perfino celebrata. Perché mentre altrove la gioventù viene evocata come un mantra, a Reggio Calabria si presenta, interviene, propone, organizza. Non riempie sedie: riempie spazi politici.

Ecco perché Forza Italia, in questa città attraversata da dieci anni di smarrimento, appare oggi come un laboratorio politico che funziona, oltre che una macchina elettorale che – le regionali del 5 e 6 ottobre 2025 lo hanno dimostrato – sa vincere e convincere.


L’assemblea: non una liturgia, ma un banco di prova.
Oltre quaranta interventi, tutti diversi, tutti determinati a dire qualcosa che valesse la pena ascoltare.
Francesco Cannizzaro, alla chiusura dei lavori, non ha nascosto l’orgoglio: «Una riunione così, con tutti i coordinamenti insieme, non si era mai vista». E aveva ragione.

Non era una messa cantata.
Non era una celebrazione del capo.
Era una verifica della tenuta di una comunità politica, e la comunità ha risposto presente.

Il partito reggino ha mostrato di avere una caratteristica rara: non teme il confronto, lo pretende.

La generazione che non chiede spazio: se lo prende.
La politica italiana è piena di giovanili addestrate alla coreografia.
A Reggio, no.

Qui i giovani di Forza Italia – molti dei quali già amministratori, consiglieri, dirigenti territoriali – mostrano un piglio diverso: parlano come se fossero nati per governare, non per attendere un turno che altrove non arriva mai.

Cannizzaro lo ha detto senza giri di parole:
«Interventi non sloganistici, ma di contenuto. Forza Italia ha la migliore classe dirigente».

E il dato più interessante è che questa classe dirigente è giovane, preparata, e non ha alcuna intenzione di farsi mettere ai margini.

Questa generazione non è “il futuro”: è il presente operativo del partito.

Ed è forse questa la vera novità politica della città.

Un partito che scrive, da sé, il proprio manifesto.
Nel cuore dell’intervento di Cannizzaro c’è stato un concetto molto semplice:
Forza Italia non attende che qualcuno le detti la linea. La produce.

E lo fa partendo da Reggio, dal suo vuoto amministrativo, dalla sua bussola smarrita.
Nasce così l’idea del Manifesto per la città, documento liberale, pragmatico, già in parte tradotto in progetti concreti.

L’ambizione non viene nascosta:
vincere le amministrative e guidare anche l’ente metropolitano.
Non per occupare poltrone – l’accusa che vola sempre, e quasi sempre invano – ma perché chiunque abbia ascoltato la sala “Monteleone” ha capito che queste energie hanno un programma e vogliono realizzarlo.

Un centrosinistra in frantumi, un centrodestra che parla e lavora

La descrizione del centrosinistra reggino fatta da Cannizzaro è stata dura, diretta, senza margini di diplomazia:
una maggioranza «frammentata», un Pd «inesistente», un clima da “tarantella indecorosa” a tre mesi dal voto.

Si può dissentire sul tono, ma non sui fatti.
Il confronto interno al centrosinistra è un groviglio di personalismi, dimissioni annunciate e mai presentate, veti incrociati.
Il Comune è fermo, e la città lo sa.

Dal lato opposto, nel centrodestra, il dialogo esiste, la squadra c’è, i profili adatti anche.
E soprattutto c’è una percezione: la vittoria non è un miraggio, è una possibilità concreta.

Milia, Cirillo, Maiolino e gli altri: il partito che lavora ogni giorno

Un altro dato emerso dall’assemblea è che i dirigenti locali non sono figurine.
Federico Milia, coordinatore dei Giovani, ha mostrato una lucidità cruda nel descrivere lo stato della città: «Reggio ha smarrito ruolo, visione, ambizione».

Salvatore Cirillo ha richiamato un valore che in politica vale più di mille slogan: ascoltare.
Perché chi ascolta amministra, chi non ascolta improvvisa.

E la sala, piena come raramente accade, dimostrava che qui si ascolta e si lavora.

La lezione politica  che parte da Reggio Calabria.
C’è qualcosa che, mi appunto nel mio taccuino:
in un’Italia dove i partiti arrancano, dove i giovani scappano o sbattono contro porte chiuse, qui c’è un movimento politico in cui i giovani dirigono, non “partecipano”.

E aggiungo in tutta franchezza che la politica, quella vera, vive di responsabilità e coraggio.
A Reggio Calabria, almeno per un giorno, se ne sono visti entrambi.

Forza Italia ha mostrato un’immagine inedita:
non un partito che promette, ma un partito che si comporta già come forza di governo.
E una gioventù che non aspetta il domani: lo sta costruendo.

Che piaccia o no, è un dato politico.
E merita di essere raccontato.

Luigi Palamara 
Tutti I diritti riservati 
Reggio Calabria 24 novembre 2025
@luigi.palamara

Reggio Calabria, dove i giovani di Forza Italia hanno già iniziato a governare L'Editoriale di Luigi Palamara Ci sono mattinate, e 0er giunta di domenica, che, nel teatro sonnolento della politica italiana, si distinguono come fendenti d’aria fresca. E l’assemblea congiunta dei Coordinamenti reggini di Forza Italia, stipata nella Sala “Monteleone”, è stata una di queste. Non per le parole, che la politica abbonda di parole. Ma per chi parlava: decine di giovani, molti dei quali non più semplici comparse ma classe dirigente reale, già con responsabilità amministrative, già con la schiena dritta di chi non si limita ad applaudire – ma decide. E questo, nel panorama reggino (e non solo), è un’anomalia che merita di essere annotata a margine, sottolineata e forse perfino celebrata. Perché mentre altrove la gioventù viene evocata come un mantra, a Reggio Calabria si presenta, interviene, propone, organizza. Non riempie sedie: riempie spazi politici. Ecco perché Forza Italia, in questa città attraversata da dieci anni di smarrimento, appare oggi come un laboratorio politico che funziona, oltre che una macchina elettorale che – le regionali del 5 e 6 ottobre 2025 lo hanno dimostrato – sa vincere e convincere. L’assemblea: non una liturgia, ma un banco di prova. Oltre quaranta interventi, tutti diversi, tutti determinati a dire qualcosa che valesse la pena ascoltare. Francesco Cannizzaro, alla chiusura dei lavori, non ha nascosto l’orgoglio: «Una riunione così, con tutti i coordinamenti insieme, non si era mai vista». E aveva ragione. Non era una messa cantata. Non era una celebrazione del capo. Era una verifica della tenuta di una comunità politica, e la comunità ha risposto presente. Il partito reggino ha mostrato di avere una caratteristica rara: non teme il confronto, lo pretende. La generazione che non chiede spazio: se lo prende. La politica italiana è piena di giovanili addestrate alla coreografia. A Reggio, no. Qui i giovani di Forza Italia – molti dei quali già amministratori, consiglieri, dirigenti territoriali – mostrano un piglio diverso: parlano come se fossero nati per governare, non per attendere un turno che altrove non arriva mai. Cannizzaro lo ha detto senza giri di parole: «Interventi non sloganistici, ma di contenuto. Forza Italia ha la migliore classe dirigente». E il dato più interessante è che questa classe dirigente è giovane, preparata, e non ha alcuna intenzione di farsi mettere ai margini. Questa generazione non è “il futuro”: è il presente operativo del partito. Ed è forse questa la vera novità politica della città. Un partito che scrive, da sé, il proprio manifesto. Nel cuore dell’intervento di Cannizzaro c’è stato un concetto molto semplice: Forza Italia non attende che qualcuno le detti la linea. La produce. E lo fa partendo da Reggio, dal suo vuoto amministrativo, dalla sua bussola smarrita. Nasce così l’idea del Manifesto per la città, documento liberale, pragmatico, già in parte tradotto in progetti concreti. L’ambizione non viene nascosta: vincere le amministrative e guidare anche l’ente metropolitano. Non per occupare poltrone – l’accusa che vola sempre, e quasi sempre invano – ma perché chiunque abbia ascoltato la sala “Monteleone” ha capito che queste energie hanno un programma e vogliono realizzarlo. Un centrosinistra in frantumi, un centrodestra che parla e lavora La descrizione del centrosinistra reggino fatta da Cannizzaro è stata dura, diretta, senza margini di diplomazia: una maggioranza «frammentata», un Pd «inesistente», un clima da “tarantella indecorosa” a tre mesi dal voto. Si può dissentire sul tono, ma non sui fatti. Il confronto interno al centrosinistra è un groviglio di personalismi, dimissioni annunciate e mai presentate, veti incrociati. Il Comune è fermo, e la città lo sa. Dal lato opposto, nel centrodestra, il dialogo esiste, la squadra c’è, i profili adatti anche. E soprattutto c’è una percezione: la vittoria non è un miraggio, è una possibilità concreta. Milia, Cirillo, Maiolino e gli altri: il partito che lavor

♬ suono originale - Luigi Palamara
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Reggio Calabria, dove i giovani di Forza Italia hanno già iniziato a governare L'Editoriale di Luigi Palamara Ci sono mattinate, e 0er giunta di domenica, che, nel teatro sonnolento della politica italiana, si distinguono come fendenti d’aria fresca. E l’assemblea congiunta dei Coordinamenti reggini di Forza Italia, stipata nella Sala “Monteleone”, è stata una di queste. Non per le parole, che la politica abbonda di parole. Ma per chi parlava: decine di giovani, molti dei quali non più semplici comparse ma classe dirigente reale, già con responsabilità amministrative, già con la schiena dritta di chi non si limita ad applaudire – ma decide. E questo, nel panorama reggino (e non solo), è un’anomalia che merita di essere annotata a margine, sottolineata e forse perfino celebrata. Perché mentre altrove la gioventù viene evocata come un mantra, a Reggio Calabria si presenta, interviene, propone, organizza. Non riempie sedie: riempie spazi politici. Ecco perché Forza Italia, in questa città attraversata da dieci anni di smarrimento, appare oggi come un laboratorio politico che funziona, oltre che una macchina elettorale che – le regionali del 5 e 6 ottobre 2025 lo hanno dimostrato – sa vincere e convincere. L’assemblea: non una liturgia, ma un banco di prova. Oltre quaranta interventi, tutti diversi, tutti determinati a dire qualcosa che valesse la pena ascoltare. Francesco Cannizzaro, alla chiusura dei lavori, non ha nascosto l’orgoglio: «Una riunione così, con tutti i coordinamenti insieme, non si era mai vista». E aveva ragione. Non era una messa cantata. Non era una celebrazione del capo. Era una verifica della tenuta di una comunità politica, e la comunità ha risposto presente. Il partito reggino ha mostrato di avere una caratteristica rara: non teme il confronto, lo pretende. La generazione che non chiede spazio: se lo prende. La politica italiana è piena di giovanili addestrate alla coreografia. A Reggio, no. Qui i giovani di Forza Italia – molti dei quali già amministratori, consiglieri, dirigenti territoriali – mostrano un piglio diverso: parlano come se fossero nati per governare, non per attendere un turno che altrove non arriva mai. Cannizzaro lo ha detto senza giri di parole: «Interventi non sloganistici, ma di contenuto. Forza Italia ha la migliore classe dirigente». E il dato più interessante è che questa classe dirigente è giovane, preparata, e non ha alcuna intenzione di farsi mettere ai margini. Questa generazione non è “il futuro”: è il presente operativo del partito. Ed è forse questa la vera novità politica della città. Un partito che scrive, da sé, il proprio manifesto. Nel cuore dell’intervento di Cannizzaro c’è stato un concetto molto semplice: Forza Italia non attende che qualcuno le detti la linea. La produce. E lo fa partendo da Reggio, dal suo vuoto amministrativo, dalla sua bussola smarrita. Nasce così l’idea del Manifesto per la città, documento liberale, pragmatico, già in parte tradotto in progetti concreti. L’ambizione non viene nascosta: vincere le amministrative e guidare anche l’ente metropolitano. Non per occupare poltrone – l’accusa che vola sempre, e quasi sempre invano – ma perché chiunque abbia ascoltato la sala “Monteleone” ha capito che queste energie hanno un programma e vogliono realizzarlo. Un centrosinistra in frantumi, un centrodestra che parla e lavora La descrizione del centrosinistra reggino fatta da Cannizzaro è stata dura, diretta, senza margini di diplomazia: una maggioranza «frammentata», un Pd «inesistente», un clima da “tarantella indecorosa” a tre mesi dal voto. Si può dissentire sul tono, ma non sui fatti. Il confronto interno al centrosinistra è un groviglio di personalismi, dimissioni annunciate e mai presentate, veti incrociati. Il Comune è fermo, e la città lo sa. Dal lato opposto, nel centrodestra, il dialogo esiste, la squadra c’è, i profili adatti anche. E soprattutto c’è una percezione: la vittoria non è un miraggio, è una possibilità concreta. Milia, Cirillo, Maiolino e gli altri: il partito che lavor

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Reggio Calabria, dove i giovani di Forza Italia hanno già iniziato a governare L'Editoriale di Luigi Palamara Ci sono mattinate, e 0er giunta di domenica, che, nel teatro sonnolento della politica italiana, si distinguono come fendenti d’aria fresca. E l’assemblea congiunta dei Coordinamenti reggini di Forza Italia, stipata nella Sala “Monteleone”, è stata una di queste. Non per le parole, che la politica abbonda di parole. Ma per chi parlava: decine di giovani, molti dei quali non più semplici comparse ma classe dirigente reale, già con responsabilità amministrative, già con la schiena dritta di chi non si limita ad applaudire – ma decide. E questo, nel panorama reggino (e non solo), è un’anomalia che merita di essere annotata a margine, sottolineata e forse perfino celebrata. Perché mentre altrove la gioventù viene evocata come un mantra, a Reggio Calabria si presenta, interviene, propone, organizza. Non riempie sedie: riempie spazi politici. Ecco perché Forza Italia, in questa città attraversata da dieci anni di smarrimento, appare oggi come un laboratorio politico che funziona, oltre che una macchina elettorale che – le regionali del 5 e 6 ottobre 2025 lo hanno dimostrato – sa vincere e convincere. L’assemblea: non una liturgia, ma un banco di prova. Oltre quaranta interventi, tutti diversi, tutti determinati a dire qualcosa che valesse la pena ascoltare. Francesco Cannizzaro, alla chiusura dei lavori, non ha nascosto l’orgoglio: «Una riunione così, con tutti i coordinamenti insieme, non si era mai vista». E aveva ragione. Non era una messa cantata. Non era una celebrazione del capo. Era una verifica della tenuta di una comunità politica, e la comunità ha risposto presente. Il partito reggino ha mostrato di avere una caratteristica rara: non teme il confronto, lo pretende. La generazione che non chiede spazio: se lo prende. La politica italiana è piena di giovanili addestrate alla coreografia. A Reggio, no. Qui i giovani di Forza Italia – molti dei quali già amministratori, consiglieri, dirigenti territoriali – mostrano un piglio diverso: parlano come se fossero nati per governare, non per attendere un turno che altrove non arriva mai. Cannizzaro lo ha detto senza giri di parole: «Interventi non sloganistici, ma di contenuto. Forza Italia ha la migliore classe dirigente». E il dato più interessante è che questa classe dirigente è giovane, preparata, e non ha alcuna intenzione di farsi mettere ai margini. Questa generazione non è “il futuro”: è il presente operativo del partito. Ed è forse questa la vera novità politica della città. Un partito che scrive, da sé, il proprio manifesto. Nel cuore dell’intervento di Cannizzaro c’è stato un concetto molto semplice: Forza Italia non attende che qualcuno le detti la linea. La produce. E lo fa partendo da Reggio, dal suo vuoto amministrativo, dalla sua bussola smarrita. Nasce così l’idea del Manifesto per la città, documento liberale, pragmatico, già in parte tradotto in progetti concreti. L’ambizione non viene nascosta: vincere le amministrative e guidare anche l’ente metropolitano. Non per occupare poltrone – l’accusa che vola sempre, e quasi sempre invano – ma perché chiunque abbia ascoltato la sala “Monteleone” ha capito che queste energie hanno un programma e vogliono realizzarlo. Un centrosinistra in frantumi, un centrodestra che parla e lavora La descrizione del centrosinistra reggino fatta da Cannizzaro è stata dura, diretta, senza margini di diplomazia: una maggioranza «frammentata», un Pd «inesistente», un clima da “tarantella indecorosa” a tre mesi dal voto. Si può dissentire sul tono, ma non sui fatti. Il confronto interno al centrosinistra è un groviglio di personalismi, dimissioni annunciate e mai presentate, veti incrociati. Il Comune è fermo, e la città lo sa. Dal lato opposto, nel centrodestra, il dialogo esiste, la squadra c’è, i profili adatti anche. E soprattutto c’è una percezione: la vittoria non è un miraggio, è una possibilità concreta. Milia, Cirillo, Maiolino e gli altri: il partito che lavor

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Reggio Calabria, dove i giovani di Forza Italia hanno già iniziato a governare L'Editoriale di Luigi Palamara Ci sono mattinate, e 0er giunta di domenica, che, nel teatro sonnolento della politica italiana, si distinguono come fendenti d’aria fresca. E l’assemblea congiunta dei Coordinamenti reggini di Forza Italia, stipata nella Sala “Monteleone”, è stata una di queste. Non per le parole, che la politica abbonda di parole. Ma per chi parlava: decine di giovani, molti dei quali non più semplici comparse ma classe dirigente reale, già con responsabilità amministrative, già con la schiena dritta di chi non si limita ad applaudire – ma decide. E questo, nel panorama reggino (e non solo), è un’anomalia che merita di essere annotata a margine, sottolineata e forse perfino celebrata. Perché mentre altrove la gioventù viene evocata come un mantra, a Reggio Calabria si presenta, interviene, propone, organizza. Non riempie sedie: riempie spazi politici. Ecco perché Forza Italia, in questa città attraversata da dieci anni di smarrimento, appare oggi come un laboratorio politico che funziona, oltre che una macchina elettorale che – le regionali del 5 e 6 ottobre 2025 lo hanno dimostrato – sa vincere e convincere. L’assemblea: non una liturgia, ma un banco di prova. Oltre quaranta interventi, tutti diversi, tutti determinati a dire qualcosa che valesse la pena ascoltare. Francesco Cannizzaro, alla chiusura dei lavori, non ha nascosto l’orgoglio: «Una riunione così, con tutti i coordinamenti insieme, non si era mai vista». E aveva ragione. Non era una messa cantata. Non era una celebrazione del capo. Era una verifica della tenuta di una comunità politica, e la comunità ha risposto presente. Il partito reggino ha mostrato di avere una caratteristica rara: non teme il confronto, lo pretende. La generazione che non chiede spazio: se lo prende. La politica italiana è piena di giovanili addestrate alla coreografia. A Reggio, no. Qui i giovani di Forza Italia – molti dei quali già amministratori, consiglieri, dirigenti territoriali – mostrano un piglio diverso: parlano come se fossero nati per governare, non per attendere un turno che altrove non arriva mai. Cannizzaro lo ha detto senza giri di parole: «Interventi non sloganistici, ma di contenuto. Forza Italia ha la migliore classe dirigente». E il dato più interessante è che questa classe dirigente è giovane, preparata, e non ha alcuna intenzione di farsi mettere ai margini. Questa generazione non è “il futuro”: è il presente operativo del partito. Ed è forse questa la vera novità politica della città. Un partito che scrive, da sé, il proprio manifesto. Nel cuore dell’intervento di Cannizzaro c’è stato un concetto molto semplice: Forza Italia non attende che qualcuno le detti la linea. La produce. E lo fa partendo da Reggio, dal suo vuoto amministrativo, dalla sua bussola smarrita. Nasce così l’idea del Manifesto per la città, documento liberale, pragmatico, già in parte tradotto in progetti concreti. L’ambizione non viene nascosta: vincere le amministrative e guidare anche l’ente metropolitano. Non per occupare poltrone – l’accusa che vola sempre, e quasi sempre invano – ma perché chiunque abbia ascoltato la sala “Monteleone” ha capito che queste energie hanno un programma e vogliono realizzarlo. Un centrosinistra in frantumi, un centrodestra che parla e lavora La descrizione del centrosinistra reggino fatta da Cannizzaro è stata dura, diretta, senza margini di diplomazia: una maggioranza «frammentata», un Pd «inesistente», un clima da “tarantella indecorosa” a tre mesi dal voto. Si può dissentire sul tono, ma non sui fatti. Il confronto interno al centrosinistra è un groviglio di personalismi, dimissioni annunciate e mai presentate, veti incrociati. Il Comune è fermo, e la città lo sa. Dal lato opposto, nel centrodestra, il dialogo esiste, la squadra c’è, i profili adatti anche. E soprattutto c’è una percezione: la vittoria non è un miraggio, è una possibilità concreta. Milia, Cirillo, Maiolino e gli altri: il partito che lavor

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Intervento di Salvatore Cirillo Presidente del Consiglio Regionale della Calabria Reggio Calabria, dove i giovani di Forza Italia hanno già iniziato a governare L'Editoriale di Luigi Palamara Ci sono mattinate, e 0er giunta di domenica, che, nel teatro sonnolento della politica italiana, si distinguono come fendenti d’aria fresca. E l’assemblea congiunta dei Coordinamenti reggini di Forza Italia, stipata nella Sala “Monteleone”, è stata una di queste. Non per le parole, che la politica abbonda di parole. Ma per chi parlava: decine di giovani, molti dei quali non più semplici comparse ma classe dirigente reale, già con responsabilità amministrative, già con la schiena dritta di chi non si limita ad applaudire – ma decide. E questo, nel panorama reggino (e non solo), è un’anomalia che merita di essere annotata a margine, sottolineata e forse perfino celebrata. Perché mentre altrove la gioventù viene evocata come un mantra, a Reggio Calabria si presenta, interviene, propone, organizza. Non riempie sedie: riempie spazi politici. Ecco perché Forza Italia, in questa città attraversata da dieci anni di smarrimento, appare oggi come un laboratorio politico che funziona, oltre che una macchina elettorale che – le regionali del 5 e 6 ottobre 2025 lo hanno dimostrato – sa vincere e convincere. L’assemblea: non una liturgia, ma un banco di prova. Oltre quaranta interventi, tutti diversi, tutti determinati a dire qualcosa che valesse la pena ascoltare. Francesco Cannizzaro, alla chiusura dei lavori, non ha nascosto l’orgoglio: «Una riunione così, con tutti i coordinamenti insieme, non si era mai vista». E aveva ragione. Non era una messa cantata. Non era una celebrazione del capo. Era una verifica della tenuta di una comunità politica, e la comunità ha risposto presente. Il partito reggino ha mostrato di avere una caratteristica rara: non teme il confronto, lo pretende. La generazione che non chiede spazio: se lo prende. La politica italiana è piena di giovanili addestrate alla coreografia. A Reggio, no. Qui i giovani di Forza Italia – molti dei quali già amministratori, consiglieri, dirigenti territoriali – mostrano un piglio diverso: parlano come se fossero nati per governare, non per attendere un turno che altrove non arriva mai. Cannizzaro lo ha detto senza giri di parole: «Interventi non sloganistici, ma di contenuto. Forza Italia ha la migliore classe dirigente». E il dato più interessante è che questa classe dirigente è giovane, preparata, e non ha alcuna intenzione di farsi mettere ai margini. Questa generazione non è “il futuro”: è il presente operativo del partito. Ed è forse questa la vera novità politica della città. Un partito che scrive, da sé, il proprio manifesto. Nel cuore dell’intervento di Cannizzaro c’è stato un concetto molto semplice: Forza Italia non attende che qualcuno le detti la linea. La produce. E lo fa partendo da Reggio, dal suo vuoto amministrativo, dalla sua bussola smarrita. Nasce così l’idea del Manifesto per la città, documento liberale, pragmatico, già in parte tradotto in progetti concreti. L’ambizione non viene nascosta: vincere le amministrative e guidare anche l’ente metropolitano. Non per occupare poltrone – l’accusa che vola sempre, e quasi sempre invano – ma perché chiunque abbia ascoltato la sala “Monteleone” ha capito che queste energie hanno un programma e vogliono realizzarlo. Un centrosinistra in frantumi, un centrodestra che parla e lavora La descrizione del centrosinistra reggino fatta da Cannizzaro è stata dura, diretta, senza margini di diplomazia: una maggioranza «frammentata», un Pd «inesistente», un clima da “tarantella indecorosa” a tre mesi dal voto. Si può dissentire sul tono, ma non sui fatti. Il confronto interno al centrosinistra è un groviglio di personalismi, dimissioni annunciate e mai presentate, veti incrociati. Il Comune è fermo, e la città lo sa. Dal lato opposto, nel centrodestra, il dialogo esiste, la squadra c’è, i profili adatti anche. E soprattutto c’è una percezione: la vittoria non è

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@luigi.palamara

Reggio chiama, Forza Italia risponde La domenica in cui gli azzurri hanno rimesso il motore sul tavolo. L'Editoriale di Luigi Palamara Ci sono mattine in cui una città sembra svegliarsi tutta insieme, come se un filo teso tra i tetti, i lungomari e le colline chiamasse a raccolta chi ancora crede che la politica sia un mestiere serio e non un passatempo da social. A Reggio Calabria, domenica 23 novembre 2025, è accaduto esattamente questo. La Sala “F. Monteleone” del Consiglio regionale ha tremato – non per un terremoto dei tanti che questa terra conosce, ma per l’adunata congiunta dei tre Coordinamenti reggini di Forza Italia. Una riunione che qualcuno, con ragione, ha definito “inedita”, quasi un esperimento laboratoriale dentro un partito che si ritrova, oggi, più in salute di quanto molti – soprattutto i detrattori della prima ora – avrebbero scommesso. C’era un popolo vero, non di cartone. C’erano giovani con ancora il quaderno degli appunti e la voce che trema. C’erano sindaci, consiglieri, dirigenti navigati con la pazienza dei capelli bianchi che hanno già visto tutto ma che, per qualche misteriosa ragione, continuano a tornare. C’erano anche donne determinate e preparate, “il nuovo ordine naturale delle cose”. La politica, quella seria, quella che non si dà in streaming e non si compra a colpi di like, è fatta così: di sedie piene, di interventi a tempo, di gente che aspetta il proprio turno per dire la sua senza il bisogno di demolire l’altro. Una liturgia democratica che altrove sembra archeologia, ma che qui – nella punta estrema del Paese – diventa improvvisamente modernità. Alle 9:30 hanno aperto i lavori Federico Milia, Antonino Maiolino, Giovanni Arruzzolo. Coordinamento Giovani, Grande Città, Provincia: tre pezzi di un ingranaggio che, almeno per un giorno, ha girato all’unisono come un motore rimesso a nuovo. Poi, dalle 10, il dibattito: 45 interventi, tutti entro i tre minuti. Tre ore piene di proposte, diagnosi, confessioni politiche e richiami all’ordine. Reggio e la sua Area metropolitana: un cantiere, una speranza, una responsabilità. E quando finalmente la parola passa al Coordinatore regionale Francesco Cannizzaro, la sala è ancora piena. Non vola una mosca. È l’ora del “capo” del leader, l’ora in cui la comunità si stringe attorno alla propria guida e misura il carattere di un partito non da ciò che promette, ma da come si riconosce in chi lo rappresenta. La chiusura di Cannizzaro: una politica fatta di carne e sangue (e pasta che cuoce) Cannizzaro sale al microfono con l’ironia disarmante degli uomini del Sud che hanno visto abbastanza da non aver più bisogno di impressionare nessuno. Parla poco, dice molto. E comincia così: «In verità sono qui per dirvi tre cose. La prima è che vi voglio veramente bene e nutro per voi un sentimento altissimo di gratitudine per tutto quello che fate, per tutto quello che rappresentate e anche per la giornata di oggi…» Parole semplici, quasi familiari, di quelle che non hanno bisogno di retorica per essere credute. Ringrazia tutti: sindaci, amministratori, dirigenti, giovani, donne. Ringrazia anche chi ha parlato dal palco, “arricchendo le menti”. Poi affonda la seconda verità, quella che profuma di casa, di domenica, di normalità: «…rinuncio all’intervento perché l’ora è tarda e siccome mia madre mi ha appena mandato un messaggio dicendo che sta per calare la pasta, non voglio incidenti nelle vostre famiglie.» La platea ride, ma non c’è solo simpatia: c’è il senso di un politico che non si traveste, che resta figlio prima ancora che deputato. “Uno che non ha paura di essere umano”. Ma in quel minuto restante, Cannizzaro cuce insieme un mosaico di riconoscimenti e responsabilità: – Maiolino “guida il coordinamento della grande città come meglio non si può”; – Milia “presente e futuro della classe dirigente”; – Arruzzolo “amico sincero, eccezione che conferma la regola”. E poi la scena più inaspettata: un elogio appassionato ai giovani che non parlan

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