La Libertà e i meschini

La Libertà e i meschini
L'Editoriale di Luigi Palamara.


La libertà.
Una parola logora, consumata da troppe bocche e da troppi silenzi. La sbandierano in molti, la capiscono in pochi. Perché la libertà non è un vessillo da esibire nelle piazze o nei post indignati: è una condanna. È il prezzo che paghi quando scegli di pensare con la tua testa e di parlare con la tua voce.

E allora accade che i più meschini — quelli che si dicono tolleranti ma vivono di livore — si aggrappino alle armi più vili. La calunnia, la diffamazione, la violazione della privacy: strumenti di chi non ha argomenti, ma solo rancore.
Ti colpiscono non per ciò che fai, ma per ciò che rappresenti. Perché ricordare che la verità esiste — e che spesso è scomoda — è il più grande peccato in un’epoca che adora la menzogna.

Chi si espone come me lo sa: la libertà non è mai gratis. È una frontiera da difendere, ogni giorno, contro chi preferirebbe vederci muti e allineati.
C’è un tempo per resistere, e un tempo per reagire.
“Se sei incudine, stai. Se sei martello, batti.”
Così dice un vecchio detto aspromontano, e dentro quelle parole c’è tutta la filosofia di chi non si arrende al compromesso.

Perché arriverà il momento — e arriva sempre — in cui la giustizia, anche se stanca e zoppicante, si farà vedere. Arriverà tardi, forse. Con qualche cicatrice, sicuramente. Ma arriverà.
E quando lo farà, travolgerà i meschini come un’onda improvvisa che spazza via le macerie dell’ipocrisia.
Allora la libertà tornerà al suo posto. Il posto giusto.
Quello che nessuna menzogna può usurpare per sempre.

Luigi Palamara
Tutti i diritti riservati

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