L’oscura armonia del karma
L'Editoriale di Luigi Palamara
Ci sono momenti, nella vita, in cui l’uomo scopre da solo — e spesso a proprie spese — quanto possa essere miserabile la fauna che gli circola attorno. Non parlo dei grandi nemici, quelli che si annunciano con fanfare e colpi di tamburo, ma dei piccoli: gli esseri di nessun conto, i grigi infiltrati dell’esistenza. Quelli che strisciano, si insinuano nelle pieghe delle tue giornate e, senza che tu te ne accorga, cercano di divorarti un pezzo di pace alla volta.
Li ho incontrati anch’io. Apparivano innocui, a volte perfino servili. Poi, alla prima occasione, ecco svelarsi la loro natura: vermicciattoli ambiziosi, aggressivi proprio perché insignificanti. Sono gli stessi che, mentre cercano di affondarti, mostrano con una certa ingenuità tutta la loro nullità morale.
Eppure — e qui interviene quella misteriosa giustizia che non ha bisogno di tribunali — c’è sempre stata nella mia vita una sorta di stella vigile, un destino che non ha mai mancato l’appuntamento con la resa dei conti. Non per vendetta, non per qualche truce mania di pareggio, ma per naturale gravità: ciò che è fango torna al fango, ciò che è sporco ripiomba nel proprio porcile. E lì rimane.
Mio padre, uomo di poche parole e molte verità, ripeteva: «Vai con chi è meglio di te, e se serve puliscigli pure le scarpe.». Non era snobismo: era igiene. Perché l’ignorante, lo sciocco, il rancoroso hanno un talento tutto loro nel trascinarti verso il basso, come quei vortici di melma che inghiottono anche ciò che passa loro accanto per caso.
Il problema è che, quando questi parassiti riescono ad attaccarsi, staccarli fa male. Lasciano segni, cicatrici, a volte un ribrezzo che dura anni. Ma arrivati al punto in cui si pensa che la sventura sia un castigo immeritato, ecco spuntare quella puntualissima, inesorabile legge non scritta che molti chiamano karma. Io non so darle un nome, ma so riconoscerla quando si manifesta.
Ho visto accadere sempre la stessa scena: chi ha provato a danneggiarmi, con meschinerie e cattiverie da cortile, ha trovato sulla propria strada la punizione che meritava. Non per intervento mio, non per chissà quale machiavellica strategia: accadeva e basta. E accade tuttora.
Così, mentre continuo a camminare, mi porto dietro questa certezza quasi infantile, ma mai smentita: alla fine, la vita restituisce il dovuto. A volte con lentezza, a volte con sorprendente rapidità. Ma non dimentica. E non sbaglia bersaglio.
E questo, lo ammetto, mi dà una pace che nessun verme strisciante potrà mai intaccare.
Luigi Palamara
Artista e Giornalista
Aspromontàno
#karma
#roccafortedelgreco #aspromonte #editoriale #luigipalamara
@luigi.palamara L’oscura armonia del karma L'Editoriale di Luigi Palamara Ci sono momenti, nella vita, in cui l’uomo scopre da solo — e spesso a proprie spese — quanto possa essere miserabile la fauna che gli circola attorno. Non parlo dei grandi nemici, quelli che si annunciano con fanfare e colpi di tamburo, ma dei piccoli: gli esseri di nessun conto, i grigi infiltrati dell’esistenza. Quelli che strisciano, si insinuano nelle pieghe delle tue giornate e, senza che tu te ne accorga, cercano di divorarti un pezzo di pace alla volta. Li ho incontrati anch’io. Apparivano innocui, a volte perfino servili. Poi, alla prima occasione, ecco svelarsi la loro natura: vermicciattoli ambiziosi, aggressivi proprio perché insignificanti. Sono gli stessi che, mentre cercano di affondarti, mostrano con una certa ingenuità tutta la loro nullità morale. Eppure — e qui interviene quella misteriosa giustizia che non ha bisogno di tribunali — c’è sempre stata nella mia vita una sorta di stella vigile, un destino che non ha mai mancato l’appuntamento con la resa dei conti. Non per vendetta, non per qualche truce mania di pareggio, ma per naturale gravità: ciò che è fango torna al fango, ciò che è sporco ripiomba nel proprio porcile. E lì rimane. Mio padre, uomo di poche parole e molte verità, ripeteva: «Vai con chi è meglio di te, e se serve puliscigli pure le scarpe.». Non era snobismo: era igiene. Perché l’ignorante, lo sciocco, il rancoroso hanno un talento tutto loro nel trascinarti verso il basso, come quei vortici di melma che inghiottono anche ciò che passa loro accanto per caso. Il problema è che, quando questi parassiti riescono ad attaccarsi, staccarli fa male. Lasciano segni, cicatrici, a volte un ribrezzo che dura anni. Ma arrivati al punto in cui si pensa che la sventura sia un castigo immeritato, ecco spuntare quella puntualissima, inesorabile legge non scritta che molti chiamano karma. Io non so darle un nome, ma so riconoscerla quando si manifesta. Ho visto accadere sempre la stessa scena: chi ha provato a danneggiarmi, con meschinerie e cattiverie da cortile, ha trovato sulla propria strada la punizione che meritava. Non per intervento mio, non per chissà quale machiavellica strategia: accadeva e basta. E accade tuttora. Così, mentre continuo a camminare, mi porto dietro questa certezza quasi infantile, ma mai smentita: alla fine, la vita restituisce il dovuto. A volte con lentezza, a volte con sorprendente rapidità. Ma non dimentica. E non sbaglia bersaglio. E questo, lo ammetto, mi dà una pace che nessun verme strisciante potrà mai intaccare. Luigi Palamara Artista e Giornalista Aspromontàno #karma #roccafortedelgreco #aspromonte #editoriale #luigipalamara ♬ suono originale Luigi Palamara
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