GRAZIE. Quel cenno nel traffico: quando l’anima si affaccia dal finestrino
Editoriale di Luigi Palamara
C'è una scena quotidiana, quasi banale, che racconta molto più di quanto sembri. Sei nel traffico, lento, irregolare, nervoso. Davanti a te, da una via laterale, un’auto chiede spazio. Fai un piccolo gesto: freni, cedi il passo. Il conducente ti guarda, accenna un cenno con la mano, accende per un istante le quattro frecce, magari ti regala un sorriso. È un gesto minimo, fugace. Eppure, in quel frammento di strada e di tempo si gioca un’intera civiltà.
Quell’attimo avrebbe potuto essere il termometro di una nazione: là dove si ringrazia per una precedenza concessa, c’è un popolo che ha ancora rispetto per sé stesso. E c'è chi avrebbe colto in quel cenno il segnale di una comunione profonda, un microscopico ma luminoso “atto d’amore civile”, dove l’io si fa noi, e la strada non è più campo di battaglia ma luogo di convivenza.
Nel gesto di ringraziare quando si viene lasciati passare, c’è qualcosa di più della buona educazione. C’è il riconoscimento dell’altro. È come dire: “Ti ho visto, ti rispetto, e questo momento lo abbiamo costruito insieme.” Secondo la psicologia sociale, chi compie quel gesto non lo fa per automatismo, ma perché possiede una forma evoluta di intelligenza emotiva. Perché sa mettersi nei panni altrui, e perché crede — consapevolmente o no — che la convivenza si costruisca nei dettagli, non nei proclami.
Oggi, in un tempo in cui siamo sempre più isolati nei nostri gusci di metallo e connessioni digitali, quel gesto ha il valore di una stretta di mano tra sconosciuti. È un frammento di società che resiste alla brutalità dell’indifferenza.
Non tutti ringraziano. Non tutti sentono il bisogno di farlo. Qualcuno si infila nella corrente del traffico con arroganza muta, dando per scontato il favore ricevuto. Ma chi invece alza la mano, chi accende le luci o semplicemente annuisce, afferma una cosa essenziale: “Io non ti ignoro.” È il più piccolo dei grazie, ma ha la forza di una dichiarazione d’identità.
In fondo, si può capire molto di una persona da come guida. Ma ancora di più da come ringrazia. E forse, da come sa essere gentile anche quando nessuno glielo impone.
Luigi Palamara
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