Reggio non abbocca: il Polo Civico e la solitudine di un’idea personale
Editoriale di Luigi Palamara
Scriviamolo chiaro, con la penna affilata e l’onestà cruda di chi non deve nulla a nessuno: il cosiddetto “Polo Civico” di Reggio Calabria appare come l’ennesimo esperimento politico che, a dispetto dei proclami di novità, mostra segni di déjà vu. Un’operazione che sembra reggersi più sull’ambizione di un singolo che su una reale visione collettiva.
Il dott. Lamberti, che si propone come riferimento per la città, non è nuovo alla scena politica locale. E anche il giudizio della cittadinanza, almeno a giudicare dai precedenti risultati elettorali, sembra già essersi espresso. Che oggi si torni a presentare questa figura come elemento di rinnovamento appare, quanto meno, discutibile. E questo non lo diciamo per partito preso, ma per evitare che l’opinione pubblica venga nuovamente disorientata da ciò che si presenta come cambiamento e invece sembra ricalcare logiche già viste.
Colpisce, in particolare, il ruolo mediale che lo stesso Lamberti ricopre come direttore responsabile di un’emittente televisiva locale, la quale – secondo molti osservatori – dedica un’ampia parte della programmazione alle sue attività e posizioni. Ci si può legittimamente chiedere se ciò contribuisca davvero a un’informazione pluralista, o se non vi sia il rischio che il confine tra informazione e promozione personale si faccia troppo labile.
È poi noto che lo stesso dirige anche una struttura sanitaria privata. Una figura pubblica che ricopre contemporaneamente ruoli nel settore sanitario, mediatico e politico solleva interrogativi – più che leciti – sul tema della trasparenza e della compatibilità tra funzioni. Non si tratta di accuse, ma di domande che un cittadino attento dovrebbe porsi, nel pieno spirito della democrazia.
Reggio Calabria merita un dibattito alto, chiaro, fondato su idee e programmi, non su carismi personali o sulla gestione privata dei mezzi di comunicazione. Merita risposte, non slogan. Merita pluralismo, non monologhi.
Il “Polo Civico”, per come si presenta oggi, ci sembra più un progetto individuale che un'iniziativa collettiva. Una proposta che, più che aprire orizzonti, rischia di riproporre vecchie dinamiche. Ecco perché lo scriviamo ora, prima che arrivi il sipario: questa città ha già dato. E non si merita l’illusione dell’ennesimo esperimento personale travestito da rivoluzione.
Luigi Palamara Tutti I diritti riservati
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