Quattro anni da quaranta? La favola di Occhiuto
L'Editoriale di Luigi Palamara
“In quattro anni più che in quaranta.” Così ha detto il presidente Occhiuto. Un’affermazione che non è solo esagerata: è un insulto al buon senso. Perché la propaganda politica ha un limite: si deve fermare davanti alla realtà. E la realtà, in Calabria, è una sanità al collasso, ospedali che non funzionano, pronto soccorso intasati, cittadini che aspettano mesi una TAC o, peggio, rinunciano a curarsi.
Basterebbe che Occhiuto facesse un giro al GOM di Reggio Calabria. Non servono cifre, non servono statistiche: basta guardare in faccia i malati che attendono. Lì non ci sono i miracoli dei suoi comunicati stampa, ma solo la disperazione di una terra che da decenni paga l’inerzia e la retorica dei suoi amministratori.
La verità è che nessuno pretende che in quattro anni si cancellino quarant’anni di disastri. Ma nessuno tollera più di essere preso in giro. Perché la malattia non è materia da slogan, non è terreno da comizi: è vita e morte. E davanti a questo non si scherza.
Occhiuto ha superato il senso della misura. La gente non è disposta a farsi raccontare favole, non più. Se davvero crede che i suoi quattro anni valgano più di quaranta, allora abbia almeno il pudore di fermarsi. Di ritirarsi “in bellezza”, come dice lui. Perché continuare con questa politica parolaia, fatta di fandonie e di autocelebrazione, significa condannarsi al ridicolo.
Ed è un destino che neppure i suoi avversari gli augurano.
In fondo, caro Occhiuto, nessuno le chiede miracoli. Le si chiede solo onestà. Se non può darcela, abbia almeno il buon gusto di tacere. Perché a furia di raccontar balle, si finisce per credere alle proprie. E lì non c’è pronto soccorso che tenga.
Luigi Palamara Tutti I diritti riservati Reggio Calabria 14 agosto 2025
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