Clamoroso al Cibali

Clamoroso al Cibali
L'Editoriale di Luigi Palamara


Clamoroso al Cibali, direbbe Sandro Ciotti.
E io, come lui, vi comunico che certe notizie non sono soltanto “clamorose”: sono rivelatrici. Svelano la miseria, la paura e la piccineria che ancora abitano certi ambienti che dovrebbero invece essere illuminati dal coraggio delle idee.

Gli articoli possono diventare una persecuzione?
La satira può far paura?
Domande che dovrebbero far sorridere, e invece oggi bruciano come una ferita. Perché sì, pare che l’ironia — quella che smonta le ipocrisie e denuda il potere — faccia tremare più di una sentenza.

Chi osa scrivere, raccontare, o semplicemente pensare fuori dal coro, viene subito additato come nemico. E allora si tenta la via più subdola: non si replica con le parole, ma con la denigrazione, la diffamazione, la calunnia. E persino con la diffusione illecita di documenti che dovrebbero restare protetti dal diritto e dal pudore.

Clamoroso è quando la libertà di stampa viene messa sotto processo da chi non sopporta di essere raccontato. Quando l’uso della giustizia si trasforma in un’arma, e non in uno scudo. Quando due individui, per tornaconto o per rancore, si alleano non per cercare la verità, ma per imbavagliarla.

Ma la libertà, come la dignità, non si compra e non si svende. E chi crede di poterla soffocare a colpi di carte bollate o insinuazioni, scoprirà — prima o poi — che l’inchiostro non si ferma.
La stampa può essere graffiante, può essere scomoda, ma mai codarda.
“Il giornalismo è un mestiere che si fa in piedi, mai in ginocchio”.

Riferimenti a fatti realmente accaduti o a persone relmente esistite è puramente casuale.

Luigi Palamara
Tutti i diritti riservati
Reggio Calabria 31 ottobre 2025

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