Reggio, il grande valzer: tutto cambia perché nulla cambi

Reggio, il grande valzer: tutto cambia perché nulla cambi
L'Editoriale di Luigi Palamara


In città c’è fermento, dicono. Ma a guardar bene, più che fermento sembra ribollire il solito pentolone: un miscuglio di ambizioni, riposizionamenti e “voci di corridoio” che si ripetono come le stagioni. È il tipico clima da fine regno, quando tutti attendono che il sovrano – in questo caso Giuseppe Falcomatà – decida chi lascia e chi resta nel suo piccolo impero, tra Palazzo San Giorgio e la Città Metropolitana.

L’uomo sta preparando le ultime mosse, e come ogni politico navigato sa bene che prima di andarsene conviene sistemare le ultime pedine. Altrimenti, chi resta potrebbe riscrivere la storia. Così, si parla di un passaggio di testimone tra Carmelo Versace e Giuseppe Marino. Questione di equilibrio, di partito, di geometrie.

Nel frattempo, il centrodestra – forte di una vittoria che tutti danno per scontata alle prossime elezioni del 2026 – si comporta come chi ha già vinto. Francesco Cannizzaro e Giuseppe Scopelliti si muovono da generali che hanno già visto la battaglia in sogno: sicuri. Ma la politica, come la montagna, non perdona chi la prende sottogamba. Le bucce di banana si trovano sempre lungo la discesa, e cadere mentre si corre è il modo più stupido per farsi male.

Tra i “dettagli” che potrebbero cambiare il quadro c’è la possibile nomina di Giuseppe Mattiani ad assessore in quota Lega: una mossa che spalancherebbe le porte a Franco Sarica in Consiglio regionale. Piccole manovre, grandi conseguenze. Ma la verità è che qui si gioca a Risiko con le stesse pedine da vent’anni.

Sul fronte opposto, i candidati civici e di centrosinistra si muovono come comparse di un film già visto. Anna Nucera osserva, attende, forse spera. Eduardo Lamberti Castronuovo, invece, non osserva: predica. Dal pulpito della sua televisione impartisce ogni giorno lezioni di cultura, di civismo, di politica. Un tuttologo che si ascolta compiaciuto, convinto che basti la parola “cultura” per sostituire la sostanza del consenso. Peccato che, come spesso accade, il popolo non ami essere educato: preferisce essere ascoltato.

Così Reggio si prepara all’ennesimo giro di valzer. Gli orchestrali sono sempre gli stessi, i musicisti cambiano posto, ma la melodia resta uguale. Il centrodestra danza sulle note della sicurezza, il centrosinistra finge di seguire il tempo, e i cittadini guardano distratti, come chi sa già come andrà a finire.

Luigi Palamara
Tutti i diritti riservati Reggio Calabria 28 ottobre 2025

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