Camminiamo con i poveri, perché siamo poveri anche noi. Intervista di Luigi Palamara alla dottoressa Tita La Rocca, medico di strada della Caritas

Camminiamo con i poveri, perché siamo poveri anche noi

Intervista di Luigi Palamara alla dottoressa Tita La Rocca, medico di strada della Caritas


Nel giorno in cui si celebra la Giornata Mondiale dei Poveri, a Reggio Calabria coincide anche il Giubileo delle Caritas della Diocesi di Reggio Calabria – Bova. In Piazza, un gruppo di volontari sta componendo una piccola infiorata: un quadro fatto di fiori che racconta un anno di servizio accanto agli ultimi. La dottoressa Tita La Rocca, medico di "strada" e volontaria Caritas, coordina i lavori insieme ai volontari dell’Azione Cattolica di Gallico Marina, della parrocchia di Santa Maria di Porto Salvo e dell’Help Center.

Dottoressa, qual è il significato di questa giornata?

«Oggi portiamo su un quadro, attraverso i fiori, tutto il servizio svolto durante l’anno dai volontari Caritas e dalle associazioni che collaborano con noi. È un gesto semplice, ma profondo: racconta un anno di volontariato vissuto accanto ai nostri amici poveri, che oggi sono qui a lavorare con noi, a condividere questa giornata. È l’espressione di una Chiesa che cammina povera tra i poveri.»

Oggi i poveri sembrano spesso percepiti come emarginati. Eppure, ogni persona fragile ha un’anima, una coscienza, un talento. Come far capire questo a chi tende a snobbare la povertà?

«Intanto dobbiamo dirlo chiaramente: siamo tutti poveri. Vivendo accanto ai poveri scopriamo anche le nostre povertà, i nostri limiti, la nostra fragilità. Facciamo parte di quella “Chiesa invisibile” che, come i poveri, non si vede ma lavora. Una Chiesa che cammina al loro fianco, condividendo le loro e le nostre fragilità.
E non siamo solo erogatori di servizi: mettiamo al centro la persona, con la sua storia, le sue ferite, il suo diritto ad essere riconosciuta. Per questo ci battiamo non solo per aiutarli, ma per i loro diritti: salute, istruzione, riconoscimento sociale. È una strada lunga, faticosa, ma continueremo a percorrerla insieme a loro.»

Viviamo in una società in cui, paradossalmente, i poveri finiscono per difendere i ricchi. Accade, per esempio, nel dibattito sulla patrimoniale: chi ha meno si oppone alla redistribuzione da chi ha di più. Che lettura dà di questo fenomeno?

«Viviamo nella cultura dello scarto. Il povero viene percepito come un problema, e non come una risorsa. Eppure, i poveri sono una risorsa a tutti i livelli. La Chiesa ha il compito di annunciare speranza e di lottare per i loro diritti. Ma la politica ha il dovere di assumersi la responsabilità di costruire il bene, partendo dagli ultimi e non dai primi.
Forse questo ancora non si è compreso completamente. Noi continuiamo a pregare e a lavorare affinché si capisca.»

Lei è un medico di strada. Che cosa significa stare “sulla strada”?

«La strada è il luogo dove ci si incontra davvero. Chi vive sulla strada sa che è sempre al confine: pronto a intervenire, ma anche a subire incomprensioni, maltrattamenti, persino qualche bastonata. Ma non ci spaventano.
Ho letto il suo editoriale, e condivido pienamente: chi è di strada capisce cosa significa. È un modo di vedere il mondo, un modo di camminare insieme.»

Alla fine dell’intervista, la dottoressa stringe la mano con un sorriso:
«Grazie per essere compagno di strada.»
E la strada, come sempre, ricambia chi la percorre senza paura.

Luigi Palamara – Tutti i diritti riservati

Reggio Calabria 26 novembre 2025

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@luigi.palamara Camminiamo con i poveri, perché siamo poveri anche noi Intervista di Luigi Palamara alla dottoressa Tita La Rocca, medico di strada della Caritas Nel giorno in cui si celebra la Giornata Mondiale dei Poveri, a Reggio Calabria coincide anche il Giubileo delle Caritas della Diocesi di Reggio Calabria – Bova. In Piazza, un gruppo di volontari sta componendo una piccola infiorata: un quadro fatto di fiori che racconta un anno di servizio accanto agli ultimi. La dottoressa Tita La Rocca, medico di "strada" e volontaria Caritas, coordina i lavori insieme ai volontari dell’Azione Cattolica di Gallico Marina, della parrocchia di Santa Maria di Porto Salvo e dell’Help Center. Dottoressa, qual è il significato di questa giornata? «Oggi portiamo su un quadro, attraverso i fiori, tutto il servizio svolto durante l’anno dai volontari Caritas e dalle associazioni che collaborano con noi. È un gesto semplice, ma profondo: racconta un anno di volontariato vissuto accanto ai nostri amici poveri, che oggi sono qui a lavorare con noi, a condividere questa giornata. È l’espressione di una Chiesa che cammina povera tra i poveri.» Oggi i poveri sembrano spesso percepiti come emarginati. Eppure, ogni persona fragile ha un’anima, una coscienza, un talento. Come far capire questo a chi tende a snobbare la povertà? «Intanto dobbiamo dirlo chiaramente: siamo tutti poveri. Vivendo accanto ai poveri scopriamo anche le nostre povertà, i nostri limiti, la nostra fragilità. Facciamo parte di quella “Chiesa invisibile” che, come i poveri, non si vede ma lavora. Una Chiesa che cammina al loro fianco, condividendo le loro e le nostre fragilità. E non siamo solo erogatori di servizi: mettiamo al centro la persona, con la sua storia, le sue ferite, il suo diritto ad essere riconosciuta. Per questo ci battiamo non solo per aiutarli, ma per i loro diritti: salute, istruzione, riconoscimento sociale. È una strada lunga, faticosa, ma continueremo a percorrerla insieme a loro.» Viviamo in una società in cui, paradossalmente, i poveri finiscono per difendere i ricchi. Accade, per esempio, nel dibattito sulla patrimoniale: chi ha meno si oppone alla redistribuzione da chi ha di più. Che lettura dà di questo fenomeno? «Viviamo nella cultura dello scarto. Il povero viene percepito come un problema, e non come una risorsa. Eppure, i poveri sono una risorsa a tutti i livelli. La Chiesa ha il compito di annunciare speranza e di lottare per i loro diritti. Ma la politica ha il dovere di assumersi la responsabilità di costruire il bene, partendo dagli ultimi e non dai primi. Forse questo ancora non si è compreso completamente. Noi continuiamo a pregare e a lavorare affinché si capisca.» Lei è un medico di strada. Che cosa significa stare “sulla strada”? «La strada è il luogo dove ci si incontra davvero. Chi vive sulla strada sa che è sempre al confine: pronto a intervenire, ma anche a subire incomprensioni, maltrattamenti, persino qualche bastonata. Ma non ci spaventano. Ho letto il suo editoriale, e condivido pienamente: chi è di strada capisce cosa significa. È un modo di vedere il mondo, un modo di camminare insieme.» Alla fine dell’intervista, la dottoressa stringe la mano con un sorriso: «Grazie per essere compagno di strada.» E la strada, come sempre, ricambia chi la percorre senza paura. Luigi Palamara – Tutti i diritti riservati Reggio Calabria 26 novembre 2025 #titalarocca #caritas #reggiocalabria #duomo #luigipalamara ♬ suono originale - Luigi Palamara

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