Il Commissario, i “Magnifici 7” e l’arte del suicidio politico

Il Commissario, i “Magnifici 7” e l’arte del suicidio politico
L'Editoriale di Luigi Palamara


Arriva un momento, nella vita politica di una città, in cui si capisce perfettamente chi vuole assumersi la responsabilità delle proprie azioni e chi, invece, preferisce nascondersi dietro la maschera dell’innocenza offesa. A Reggio Calabria siamo esattamente a quel punto. Perché chi invoca oggi un commissario che traghetti la città fino alle elezioni del 2026 non sta scegliendo la strada del rigore istituzionale, ma quella – ben più comoda e vigliacca – dello scaricabarile. E di questo, prima o poi, dovrà rispondere politicamente.

La minoranza, che piaccia o no, ha almeno il merito della coerenza: e ancora non si sa se intende prestarsi al gioco di una parte della maggioranza, quei “magnifici 7” così presi dalla loro personale resa dei conti da non rendersi conto che stanno preparando il loro funerale politico. E che certamente non potranno dettare tempi e modi di un eventuale scioglimento anticipato del Consiglio Comunale.

Perché questa scelta di azzerare tutto, di consegnare la città a un commissario a pochi mesi dal voto, non ha alcun senso pubblico. Ha solo il sapore rancido delle ripicche, delle piccole vendette personali travestite da grandi battaglie morali. Ed è proprio quando la politica si riduce a queste meschinità che smette di essere politica e diventa rissa da condominio.

Non è questo il tempo del cambiamento. Il cambiamento vero, autentico, quello che non si proclama ma si misura, arriverà con le elezioni. E molti – tantissimi – saranno spazzati via. Non per destino, ma per logica democratica.

Reggio Calabria deve ricordare. E se c’è una cosa che questa città ha imparato, spesso troppo tardi, è che senza memoria si è condannati a ripetere gli stessi errori. La storia costruita da Falcomatà, nel bene e nel male, è lì. Nessuno potrà riscriverla, né cancellarla con un colpo di mano. E ora tocca a chi verrà dopo di lui. Un’eredità pesante, certo. Ma soprattutto inevitabile.

Il resto – le manovre, le trame, i comunicati indignati, le riunioni notturne – sono solo chiacchiere. E le chiacchiere, alla lunga, stancano.

Amministrare Reggio Calabria non sarà facile per nessuno. E non basterà un commissario, né sette pseudo-condottieri in cerca d’autore, a cambiare questa verità. Ci vorrà coraggio, visione e un po’ di quella schiena dritta che oggi sembra merce rara.

Luigi Palamara
Tutti i diritti riservati
Reggio Calabria 20 novembre 2025

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