Io faccio opinione: ecco perché molti tremano.

Io faccio opinione: ecco perché molti tremano.
L'Editoriale di Luigi Palamara


Una strana liturgia, in questa nostra terra dalla memoria corta e dalla lingua lunga: prima ti ignorano, poi ti dicono che sei finito. “Bruciato”, sussurrano. “Non credibile”. E lo fanno con quella convinzione pavloviana tipica dei mediocri, che confondono il pettegolezzo con il giudizio, il fango con l’argomentazione.
Li guardi, e capisci: più che detrattori, sono sonnambuli. Camminano nell’illusione che la loro opinione possa marchiarti. È il loro sogno, non la mia realtà.

A Reggio Calabria, poi, il giornalismo — quello che molti spacciano per tale — è diventato la caricatura di se stesso: un esercizio di ventriloquismo. Comunicatini copiaincollati, interviste addomesticate, domande sterilizzate come colture batteriche. Una informazione che profuma di deodorante istituzionale più che di sudore di strada.
Per alcuni, “fare il giornalista” significa non disturbare. Meglio se si annuisce. Meglio se si tace.

Ebbene, io no.
Io faccio il contrario.

Dico ciò che penso, e lo penso forte. Con i miei editoriali, ci metto la faccia, la voce, il giudizio. Un’eresia, lo so. Perché l’opinione — quella vera, non il borbottio da bar — è un’arma impropria. Semplice nell’idea, devastante nell’applicazione. Spaventa. Irrita. Divide.
Ed è per questo che funziona.

Parlo di tutto ciò che accade in questa città: senza guinzaglio, senza padrini, senza il permesso di nessuno. Lo faccio sui social — Facebook, TikTok, Instagram, YouTube — dove un milione di letture al giorno dimostra una verità che ai benpensanti non piace: la gente ascolta chi ha qualcosa da dire.
E non chi si limita a copiare un comunicato arrivato via mail.

Ora nasce CartaStraccia.News: un titolo che è una dichiarazione di guerra, un manifesto d’intenti. Non voglio aggiungermi alla lunga e triste processione di siti identici tra loro, fotocopie sbiadite della stessa notizia ripetuta all’infinito.
Voglio spezzare lo stampo.
Rompere la monotonia.
Disturbare la quiete di chi ha fatto dell’uniformità un mestiere.

Io faccio opinione. È questo il punto.
Chi finge di non capirlo — o lo teme, o gli dà fastidio. In entrambi i casi, è vittima di una legge semplice: basta essere diversi per far crollare l’ipocrisia degli uguali.

Differenziarsi non è un talento raro.
È un atto di volontà.
Un gesto di onestà verso se stessi.

Sic et simpliciter.
Questo è.
E questo resta.

Luigi Palamara
Tutti i diritti riservati

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