La voce che scioglie il freddo: Francesca, l’incanto venuto dal Nord.

La voce che scioglie il freddo: Francesca, l’incanto venuto dal Nord.

L'Editoriale di Luigi Palamara


Reggio Calabria, in quel Corso Garibaldi che la città usa come uno specchio—per guardarsi, giudicarsi, dimenticarsi—sabato sera è successa una cosa che oggi pare rivoluzionaria: qualcuno ha rubato alla gente dieci secondi della sua distrazione. Che è il furto più difficile.

Lei si chiama Francesca Brusati e viene da Varese. Non ha dietro un impresario, un entourage, un ufficio stampa che fabbrica applausi. Ha la sua voce, la sua presenza, e un freddo che entra nelle ossa come un rimprovero. Fine novembre taglia la faccia e svela chi resiste e chi scappa. Lei resta. E canta.

Canta cose che odorano di carillon, di infanzia non corrotta, di quella fragilità che tanti nascondono per paura di sembrare deboli. E invece è una forza. La più rara.
La sua voce è un filo, uno di quelli sottili che potrebbero spezzarsi a ogni nota, e invece no: tiene, guida, accompagna. E con le mani, con gli occhi, con il corpo, Francesca disegna un’orchestra invisibile che nessun direttore potrebbe permettersi: il viso di chi passa, la sorpresa, il sorriso che affiora senza chiedere permesso.

Io, che di questa città ho visto le miserie e le grandezze, lo so: Reggio non vive di grandi eventi. Vive di minuscoli incanti che nessuno racconta.
E sabato sera, su quel Corso Garibaldi, l’incanto c’era.

La gente—quella fiumara che scivola come se avesse sempre qualcosa di più urgente da fare—si è fermata. Per un attimo si è lasciata prendere. Come se una mano invisibile avesse spento il rumore di fondo, quel brusio di lamentele, preoccupazioni, corse inutili.

Per un momento, una città intera si è illuminata non per ordinanza comunale, ma per una magia antica: la bellezza.
Quella che non chiede nulla, non impone, non urla.
Quella che arriva, tocca, scalda. E se ne va.

E allora grazie, Francesca.
Perché ci vuole coraggio a esporsi così, nudi come un diapason in mezzo al vento.
Grazie Reggio Calabria, che ogni tanto, quando vuole, sa essere davvero un miracolo.
E grazie a chi si è fermato: perché fermarsi, oggi, è un atto d8 devozione e rispetto.

In una città che sembra a volte essersi abituata al brutto, avete ricordato a tutti noi che l’incanto esiste ancora. Basta saperlo guardare. E non avere paura di sentirlo.
Luigi Palamara
Tutti i diritti riservati
Reggio Calabria 22 novembre 2025

#francescabrusati
#musica
#reggiocalabria
#editoriale #luigipalamara

@luigi.palamara L'INTERVISTA A FRANCESCA BRUSATI. La voce che scioglie il freddo: Francesca, l’incanto venuto dal Nord. L'Editoriale di Luigi Palamara Reggio Calabria, in quel Corso Garibaldi che la città usa come uno specchio—per guardarsi, giudicarsi, dimenticarsi—sabato sera è successa una cosa che oggi pare rivoluzionaria: qualcuno ha rubato alla gente dieci secondi della sua distrazione. Che è il furto più difficile. Lei si chiama Francesca Brusati e viene da Varese. Non ha dietro un impresario, un entourage, un ufficio stampa che fabbrica applausi. Ha la sua voce, la sua presenza, e un freddo che entra nelle ossa come un rimprovero. Fine novembre taglia la faccia e svela chi resiste e chi scappa. Lei resta. E canta. Canta cose che odorano di carillon, di infanzia non corrotta, di quella fragilità che tanti nascondono per paura di sembrare deboli. E invece è una forza. La più rara. La sua voce è un filo, uno di quelli sottili che potrebbero spezzarsi a ogni nota, e invece no: tiene, guida, accompagna. E con le mani, con gli occhi, con il corpo, Francesca disegna un’orchestra invisibile che nessun direttore potrebbe permettersi: il viso di chi passa, la sorpresa, il sorriso che affiora senza chiedere permesso. Io, che di questa città ho visto le miserie e le grandezze, lo so: Reggio non vive di grandi eventi. Vive di minuscoli incanti che nessuno racconta. E sabato sera, su quel Corso Garibaldi, l’incanto c’era. La gente—quella fiumara che scivola come se avesse sempre qualcosa di più urgente da fare—si è fermata. Per un attimo si è lasciata prendere. Come se una mano invisibile avesse spento il rumore di fondo, quel brusio di lamentele, preoccupazioni, corse inutili. Per un momento, una città intera si è illuminata non per ordinanza comunale, ma per una magia antica: la bellezza. Quella che non chiede nulla, non impone, non urla. Quella che arriva, tocca, scalda. E se ne va. E allora grazie, Francesca. Perché ci vuole coraggio a esporsi così, nudi come un diapason in mezzo al vento. Grazie Reggio Calabria, che ogni tanto, quando vuole, sa essere davvero un miracolo. E grazie a chi si è fermato: perché fermarsi, oggi, è un atto d8 devozione e rispetto. In una città che sembra a volte essersi abituata al brutto, avete ricordato a tutti noi che l’incanto esiste ancora. Basta saperlo guardare. E non avere paura di sentirlo. Luigi Palamara Tutti i diritti riservati Reggio Calabria 22 novembre 2025 #francescabrusati #musica #reggiocalabria #editoriale #luigipalamara ♬ suono originale - Luigi Palamara
@luigi.palamara La voce che scioglie il freddo: Francesca, l’incanto venuto dal Nord. L'Editoriale di Luigi Palamara Reggio Calabria, in quel Corso Garibaldi che la città usa come uno specchio—per guardarsi, giudicarsi, dimenticarsi—sabato sera è successa una cosa che oggi pare rivoluzionaria: qualcuno ha rubato alla gente dieci secondi della sua distrazione. Che è il furto più difficile. Lei si chiama Francesca Brusati e viene da Varese. Non ha dietro un impresario, un entourage, un ufficio stampa che fabbrica applausi. Ha la sua voce, la sua presenza, e un freddo che entra nelle ossa come un rimprovero. Fine novembre taglia la faccia e svela chi resiste e chi scappa. Lei resta. E canta. Canta cose che odorano di carillon, di infanzia non corrotta, di quella fragilità che tanti nascondono per paura di sembrare deboli. E invece è una forza. La più rara. La sua voce è un filo, uno di quelli sottili che potrebbero spezzarsi a ogni nota, e invece no: tiene, guida, accompagna. E con le mani, con gli occhi, con il corpo, Francesca disegna un’orchestra invisibile che nessun direttore potrebbe permettersi: il viso di chi passa, la sorpresa, il sorriso che affiora senza chiedere permesso. Io, che di questa città ho visto le miserie e le grandezze, lo so: Reggio non vive di grandi eventi. Vive di minuscoli incanti che nessuno racconta. E sabato sera, su quel Corso Garibaldi, l’incanto c’era. La gente—quella fiumara che scivola come se avesse sempre qualcosa di più urgente da fare—si è fermata. Per un attimo si è lasciata prendere. Come se una mano invisibile avesse spento il rumore di fondo, quel brusio di lamentele, preoccupazioni, corse inutili. Per un momento, una città intera si è illuminata non per ordinanza comunale, ma per una magia antica: la bellezza. Quella che non chiede nulla, non impone, non urla. Quella che arriva, tocca, scalda. E se ne va. E allora grazie, Francesca. Perché ci vuole coraggio a esporsi così, nudi come un diapason in mezzo al vento. Grazie Reggio Calabria, che ogni tanto, quando vuole, sa essere davvero un miracolo. E grazie a chi si è fermato: perché fermarsi, oggi, è un atto d8 devozione e rispetto. In una città che sembra a volte essersi abituata al brutto, avete ricordato a tutti noi che l’incanto esiste ancora. Basta saperlo guardare. E non avere paura di sentirlo. Luigi Palamara Tutti i diritti riservati Reggio Calabria 22 novembre 2025 #francescabrusati #musica #reggiocalabria #editoriale #luigipalamara ♬ suono originale - Luigi Palamara

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