Quando la Costituzione diventa un paravento.

Quando la Costituzione diventa un paravento.
L'Editoriale di Luigi Palamara 

Un vizio che serpeggia da tempo nelle stanze del potere e nelle piazze del dibattito pubblico: quello di scambiare la Costituzione per un talismano. La si brandisce, non la si applica. La si invoca come un santo protettore quando conviene, salvo poi tentare di riscriverla non perché sia superata, ma perché d’intralcio. È l’eterno vizio italico del voler cambiare le regole del gioco quando la partita non va come si vorrebbe.

La democrazia, quella vera, è fatta di contraddittorio, di voci che si scontrano e si ascoltano, di minoranze che vengono rispettate proprio perché minoranze. Oggi, invece, il contraddittorio è diventato merce scomoda. Si cerca di eliminarlo con ogni mezzo: l’urlo che soffoca l’argomento, la propaganda che traveste le opinioni da verità, la rituale indignazione che sostituisce il ragionamento.

E mentre lo spettacolo prosegue, la realtà scivola indietro. Diritti tenuti in vita solo dall’inchiostro con cui furono scritti; doveri che invece vengono ricordati con zelo quasi inquisitorio. Ingiustizie che si ripetono come un rosario laico e disparità sociali che sembrano strappate da un manuale di storia medievale più che da un Paese che ama definirsi moderno.

Il tutto proclamato da un sistema che si ostina a chiamarsi “democrazia”, ma che sempre più spesso sembra un teatro in cui attori di professione recitano il ruolo di parlamentari. Un Parlamento mascherato, appunto: dove la forma sopravvive, ma la sostanza sfugge; dove le parole abbondano e la responsabilità latita.

La deriva non è improvvisa, né inarrestabile per destino: lo diventa quando si accetta di scambiarla per normalità. E allora sì, il rischio è che un giorno, svegliandoci, scopriremo che la Costituzione non è stata tradita in un colpo di mano, ma consumata lentamente, nella nostra indifferenza.

Luigi Palamara 
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