Venticinquemila anime e un solo cervello

Venticinquemila anime e un solo cervello
L'Editoriale di Luigi Palamara


Venticinquemila.
Una cifra che, in un Paese normale, significherebbe poco. Ma nell’Italia dei like, delle pose e dei balletti digitali, è già un piccolo esercito. Venticinquemila persone che si fermano un istante per ascoltare qualcuno che non balla, non canta, non si trucca davanti allo schermo, ma informa.

In meno di un anno, venticinquemila follower su TikTok — e, badate, non con le solite ricette di vanità, ma con la sostanza più ostica del mondo contemporaneo: l’informazione. Quella che non fa sognare, ma pensare. Quella che non promette gloria, ma conoscenza.

È poco, certo, rispetto ai milioni dei ciarlatani digitali che si travestono da intellettuali o da comici per raccogliere consenso. Ma è tanto, se si pensa che ogni click guadagnato è una piccola vittoria contro la stupidità.

Oggi la misura del valore pubblico non è più la verità di ciò che dici, ma il numero di chi ti guarda dirlo. È il trionfo della quantità sulla qualità. Eppure — e qui sta il punto — qualcuno, con pazienza artigiana e rigore da cronista, è riuscito a far arrivare la voce dell’informazione a venticinquemila orecchie.

È un traguardo modesto? Forse.
Ma è il segno che, anche nei deserti del web, c’è ancora chi cerca l’acqua pulita delle notizie.

L’informazione è un mestiere che non si fa per piacere, ma per necessità morale. Chi informa, oggi, rischia di più di chi combatte: perché combatte l’indifferenza, il nemico più vile.

E allora sì, venticinquemila non sono un esercito. Ma sono una trincea.
E difendere una trincea, oggi, vale più di mille platee.

Grazie, dunque — non per i numeri, ma per la resistenza.
Perché informare, in questi tempi di chiasso e di menzogna, è già un atto di coraggio.

Luigi Palamara
Tutti i diritti riservati
5 novembre 2025

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