Ammonimento al giornalista: la richiesta shock al Questore di Reggio Calabria
L'editoriale di Luigi Palamara
C’è sempre qualcuno — nella Reggio Calabria dei piccoli potentati e delle grandi paure — che tenta di zittire chi scrive. Non è una novità: la penna, quando dice la verità, pesa più di un macigno. E in questa città dove il potere ha sempre la coda di paglia, la prima reazione è quella di screditare, intimidire, ridurre al silenzio. È un riflesso antico, quasi primitivo.
Io no. Io non mi intimidisco. Non adesso, non più. Da decenni vivo di ciò che mi basta, con quella sobrietà che non è rinuncia ma libertà: libertà di non dipendere da nessuno, libertà di dire quello che vedo, libertà di non farmi comprare né piegare. È una condizione esistenziale che spaventa chi vive di consenso, di favori, di alleanze di cartapesta. Perché chi è libero è imprevedibile. E chi è imprevedibile è difficile da controllare.
Scrivo, intervisto, dipingo, creo. Ho costruito intorno a me un sistema di “satelliti” che non sono orpelli, ma strumenti per esprimere ciò che sono. Lo chiamo talento non per presunzione, ma per riconoscere il lavoro, la disciplina e la passione che ci metto. Il resto — come sempre — lo giudicheranno la storia e la gente.
Eppure c’è chi pensa di fermare tutto questo con la denigrazione, il sabotaggio, la minaccia. L’ultimo episodio ha dell’incredibile, degno della provincia dove il potere spesso scambia il proprio ego per legge: un aspirante sindaco di Reggio Calabria ha chiesto un ammonimento al Questore per impedirmi di scrivere su di lui. Non una querela, non un confronto pubblico — no, troppo rischioso. Un ammonimento. Come se i miei articoli fossero stalking e non l’esercizio elementare della libertà di stampa, sancita dall’articolo 21 della Costituzione.
Mai visto: né a Reggio Calabria, né in Italia, né altrove. Un unicum che sconfina nel grottesco. E se non ci fosse di mezzo la mia dignità professionale e umana, ci sarebbe persino da ridere.
Ho sbagliato nella mia vita? Certo. Quando è accaduto, sono stato portato davanti a un Tribunale, come è giusto che sia. Questa volta no. Questa volta non c’è reato. Non c’è diffamazione. Non c’è nulla. E allora si tenta la scorciatoia autoritaria: zittire il giornalista.
Sto preparando tutte le carte, la querela, il dossier completo con nomi e cognomi — come ho sempre fatto, perché per mettere la faccia non mi sono mai servite le ombre. Lo farò come si deve, nelle sedi dovute. Ma soprattutto lo farò pubblicamente: perché la luce, in queste vicende, è l’unico antidoto.
E qui, sì, chiedo la solidarietà: delle istituzioni, dei media, delle persone comuni. Perché non è solo una questione personale. È una questione di principio. È una questione che riguarda il diritto di ogni cittadino di essere informato senza filtri e senza intimidazioni.
Voglio vedere — e lo dico senza giri di parole — chi avrà la schiena dritta. Chi avrà il coraggio di indignarsi davvero. Perché dal 1° ottobre 2025 a oggi questo signore mi ha procurato amarezza, ansia, disagio. Mi ha tolto la serenità, trasformando una semplice attività professionale in un assedio.
Questa settimana depositerò la querela in Procura. Ho già da tempo consegnato al Questore di Reggio Calabria la mia memoria difensiva. Racconterò punto per punto la mia versione. Contesterò ogni accusa. E sarà semplice farlo, perché la verità — quando non l’hai tradita — non richiede acrobazie.
Chiarezza, adesso. È tempo che torni. È tempo che la serenità venga ripristinata.
A chi ha cercato di togliermela dico una sola cosa: la partita è appena iniziata. E il risultato lo vedremo al triplice fischio, quando i trucchi, le pressioni, i sotterfugi non conteranno più. Mi difenderò con ogni mezzo lecito e attaccherò con la stessa determinazione con cui ho sempre scritto: alla luce del sole, senza paura.
Quando la notizia c’è, va data. Anche se la notizia — come questa volta — coincide con chi la racconta.
Oggi sono io: giornalista e notizia insieme. E non sarà certo una richiesta di ammonimento a spegnere la mia voce. Anche se mi ha provato profondamente, sia fisicamente che psicologicamente.
Luigi Palamara
Reggio Calabria, 7 dicembre 2025
Solidarieta' piena. Manterrai la serenità degli uomini liberi. Un abbraccio
RispondiElimina