La fake che nessuno ha visto

La fake che nessuno ha visto
L'Editoriale di Luigi Palamara


C’è un morbo, oggi, più virulento delle malattie che un tempo decimavano le città del Sud: la tossicità dell’informazione travestita da verità rivelata. E non serve scavare nelle periferie del web per trovarla. A volte la diffonde chi, con aria da maestro di scuola, sale in cattedra tutti i giorni per impartire lezioni di civismo, cultura, morale pubblica.

Il 17 giugno 2024, Eduardo Lamberti Castronuovo – sì, proprio lui, l’uomo che ama ricordarci di avere una sua televisione, quasi fosse un blasone – annunciò con solennità che “oggi è arrivata la commissione d’accesso al Comune di Reggio Calabria”.
Un evento grave, serissimo, un terremoto istituzionale
.

Peccato che fosse falso.
Una fake, come la chiamano i moderni.
Una menzogna, come la chiamo io.

E la cosa più impressionante non è la bugia. Le bugie, nella storia di questo Paese, sono state spesso più numerose dei paracarri. No: ciò che colpisce è il silenzio. Il vuoto pneumatico. L’oblio colpevole nel quale la città ha lasciato scivolare questa sparata.

Nessuno che si indigni. Nessuno che chieda conto. Nessuno che domandi a un uomo che aspira ad amministrare Reggio Calabria di assumersi la responsabilità di ciò che dice davanti a una telecamera.

Anzi. Si continua a trattarlo come il sacerdote laico dell’etica civica. Ogni giorno un’omelia: come si amministra una città, come si diventa buoni cittadini, come si distingue la luce dalle tenebre.
E va bene.
Finché però non si scivola nella propaganda spacciata per notizia. Finché non si sostituisce la cronaca con la fantasia.

Perché una cosa è avere idee forti.
Un’altra è spacciare un falso sapendo che quel falso pesa sulla reputazione di una città già martoriata da pregiudizi e superficialità.

Un candidato sindaco – o uno che mira ad esserlo – avrebbe dovuto chiedere scusa ai cittadini, prima.
All’amministrazione, dopo.
E invece niente.
Nisba.
La classica amnesia selettiva che colpisce chi predica il rigore purché sia sempre quello degli altri.

Qualcuno pensa che parlarne sia “personale”.
Come se ricordare i fatti fosse un capriccio e non un dovere civile.
Ma la domanda vera è un’altra:
perché tutti hanno taciuto?
Chi ha deciso che questa fake non meritasse attenzione?
Chi ha stabilito che Reggio può sopportare tutto, anche che le si addossi un’ombra così pesante, senza neppure il beneficio della verità?

E oggi, mentre in Piazza Duomo si accende l’albero di Natale e la città si raduna per illuminare il cuore delle nostre feste, io scelgo di accendere qualcos’altro: la memoria.
Perché per un giorno di luci, ce ne sono cento di buio.
E le città non cadono solo per gli errori dei loro nemici, ma per le rimozioni dei loro cittadini.
Questo editoriale è il mio modo di impedire che ciò che è accaduto venga dimenticato.
Perché le bugie, soprattutto quelle istituzionali, non vanno archiviate, ma riconosciute. Ricordate. E messe agli atti della coscienza collettiva.
Oggi si illumina l’albero.
Io illumino i fatti.

Io no.
Io non taccio.
E vi racconterò ancora di Eduardo Lamberti Castronuovo.
Di come interpreta la libertà di opinione – non la sua, che difende con zelo, ma quella degli altri.

Con carte. Con documenti. Con atti.
Perché la verità, quando fa male, va detta due volte.
E quando viene sepolta, va riesumata. Sempre.

Luigi Palamara
Tutti i diritti riservati
Reggio Calabria, 5 dicembre 2025

P.S. : la fake news è  stata data durante il Tg di R TV del 17 giugno 2024

#reggiocalabria
#fakenews
#eduarfolamberticastronuovo
#politica
#luigipalamara #accadeoggi

@luigi.palamara La fake che nessuno ha visto L'Editoriale di Luigi Palamara C’è un morbo, oggi, più virulento delle malattie che un tempo decimavano le città del Sud: la tossicità dell’informazione travestita da verità rivelata. E non serve scavare nelle periferie del web per trovarla. A volte la diffonde chi, con aria da maestro di scuola, sale in cattedra tutti i giorni per impartire lezioni di civismo, cultura, morale pubblica. Il 17 giugno 2024, Eduardo Lamberti Castronuovo – sì, proprio lui, l’uomo che ama ricordarci di avere una sua televisione, quasi fosse un blasone – annunciò con solennità che “oggi è arrivata la commissione d’accesso al Comune di Reggio Calabria”. Un evento grave, serissimo, un terremoto istituzionale. Peccato che fosse falso. Una fake, come la chiamano i moderni. Una menzogna, come la chiamo io. E la cosa più impressionante non è la bugia. Le bugie, nella storia di questo Paese, sono state spesso più numerose dei paracarri. No: ciò che colpisce è il silenzio. Il vuoto pneumatico. L’oblio colpevole nel quale la città ha lasciato scivolare questa sparata. Nessuno che si indigni. Nessuno che chieda conto. Nessuno che domandi a un uomo che aspira ad amministrare Reggio Calabria di assumersi la responsabilità di ciò che dice davanti a una telecamera. Anzi. Si continua a trattarlo come il sacerdote laico dell’etica civica. Ogni giorno un’omelia: come si amministra una città, come si diventa buoni cittadini, come si distingue la luce dalle tenebre. E va bene. Finché però non si scivola nella propaganda spacciata per notizia. Finché non si sostituisce la cronaca con la fantasia. Perché una cosa è avere idee forti. Un’altra è spacciare un falso sapendo che quel falso pesa sulla reputazione di una città già martoriata da pregiudizi e superficialità. Un candidato sindaco – o uno che mira ad esserlo – avrebbe dovuto chiedere scusa ai cittadini, prima. All’amministrazione, dopo. E invece niente. Nisba. La classica amnesia selettiva che colpisce chi predica il rigore purché sia sempre quello degli altri. Qualcuno pensa che parlarne sia “personale”. Come se ricordare i fatti fosse un capriccio e non un dovere civile. Ma la domanda vera è un’altra: perché tutti hanno taciuto? Chi ha deciso che questa fake non meritasse attenzione? Chi ha stabilito che Reggio può sopportare tutto, anche che le si addossi un’ombra così pesante, senza neppure il beneficio della verità? E oggi, mentre in Piazza Duomo si accende l’albero di Natale e la città si raduna per illuminare il cuore delle nostre feste, io scelgo di accendere qualcos’altro: la memoria. Perché per un giorno di luci, ce ne sono cento di buio. E le città non cadono solo per gli errori dei loro nemici, ma per le rimozioni dei loro cittadini. Questo editoriale è il mio modo di impedire che ciò che è accaduto venga dimenticato. Perché le bugie, soprattutto quelle istituzionali, non vanno archiviate, ma riconosciute. Ricordate. E messe agli atti della coscienza collettiva. Oggi si illumina l’albero. Io illumino i fatti. Io no. Io non taccio. E vi racconterò ancora di Eduardo Lamberti Castronuovo. Di come interpreta la libertà di opinione – non la sua, che difende con zelo, ma quella degli altri. Con carte. Con documenti. Con atti. Perché la verità, quando fa male, va detta due volte. E quando viene sepolta, va riesumata. Sempre. Luigi Palamara Tutti i diritti riservati Reggio Calabria, 5 dicembre 2025 P.S. : la fake news è stata data durante il Tg di RTV del 17 giugno 2024 #reggiocalabria #fakenews #eduarfolamberticastronuovo #politica #luigipalamara ♬ suono originale - Luigi Palamara

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