Quando il circo si spaccia per democrazia e i pagliacci fanno i seri.
La satira di CartaStraccia.News
Hanno rimesso piede in città Stanlio e Ollio. Non quelli del vecchio cinema in bianco e nero, purtroppo. No: una coppia assortita solo nell’imbarazzo che riesce a suscitare. Due comici che si ostinano a recitare come se fossero protagonisti di una tragedia greca, ma senza la grandezza del coro, senza neppure la dignità di un palcoscenico consumato.
Provano a far ridere, o forse a far piangere: non si è ancora capito. Quel che è certo è che non riescono in nessuno dei due intenti. Riescono solo a far pena. Una pena amara, di quelle che non indignano nemmeno più: semplicemente stancano.
Perché se denigrare a destra e a manca fosse un’arte, questi signori sarebbero Picasso. Invece non sono che i soliti qualunquisti da quattro soldi, convinti che basti alzare la voce per sostituire le idee. E il coro di megafoni che li accompagna non è da meno: se vale qualcosa, vale meno ancora di chi amplifica.
Poi c’è lui, il clown senza arte né parte, che si agita al centro del palco come se il fragore della scena potesse nascondere il vuoto. Un uomo che sembra avere a cuore soltanto ciò che tintinna nel suo portafogli.
E così scivoliamo, giorno dopo giorno, verso una caduta di livello che non avevamo ancora sperimentato. Una deriva grottesca che pretende di chiamarsi “democrazia”, mentre assomiglia sempre più allo show degli orrori.
Ma, si sa, anche il circo ha le sue regole. E quando i pagliacci smettono di far ridere, resta solo il rumore del nulla.
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