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Qua si commenta e solo l'opinione serve a tutti. Lo sfogatoio altrove.

 Qua si commenta e solo l'opinione serve a tutti. Lo sfogatoio altrove.

L'Editoriale di Luigi Palamara


Qua non siamo all’oratorio del pomeriggio, né al confessionale della domenica. Qui si sta se si serve a qualcosa, altrimenti si esce. Punto. Lo sfogatoio lasciatelo agli psicologi da talk show, ai baristi del dopocena, ai social gonfi di chiacchiere sterili.
Non è complicato: in un spazio social come il mio, in una redazione, in un luogo dove le idee devono circolare come sangue nelle vene, non c’è posto per chi cerca soltanto il proprio specchio. Si può discutere, si può dissentire, si può anche litigare con ferocia. Ma dev’essere utile. Dev’essere fecondo. Se invece si riduce a un lamento privato, a un singhiozzo travestito da pensiero, allora diventa solo rumore di fondo. E il rumore, lo sappiamo, è la morte della parola.
C’è chi lo chiama censura, questo mettere alla porta chi non porta nulla. Ma censura è altra cosa: è l’imposizione dall’alto del silenzio. Qui, invece, è selezione naturale. O si ha una voce, o si tace. O si contribuisce, o si va altrove. Chiamatela come volete. Io la chiamo responsabilità.
Al primo errore si viene bannati insindacabilmente.
Luigi Palamara
Tutti i diritti riservati
Reggio Calabria 10 settembre 2025

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